Prysmian Fos Battipaglia: UGL Chimici
“Chiediamo a Prysmian di temporeggiare in merito alla decisione di chiudere lo stabilimento Fos di Battipaglia, verificare se ci siano possibilità per produzioni ad costo inferiore, con investimenti agevolati attraverso risorse pubbliche e magari affrontare un percorso di diversificazione per creare le capacità di ulteriori produzioni, diverse dalla fibra, affinché ci sia una continuità produttiva”.Questa la richiesta avanzata dal Segretario Nazionale UGL Chimici Eliso Fiorin, nel corso del tavolo di crisi con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, i sindacati e la Regione Campania.
Nell’ultimo, incontro quello del novembre 2023, ci eravamo lasciati con ottimismo, trasmesso anche ai lavoratori. in vista dei tavoli tecnici dell’AGCom che non sono stati però risolutivi: “Nel 2017 – ricorda Fiorin – ci fu la disponibilità da parte delle organizzazioni sindacali, di agevolare un investimento importante, intorno ai 60 milioni di euro, che avrebbe favorito la produzione della fibra italiana per contrastare quella cinese che stava per invadere mercato europeo. Con il sacrificio da parte dei lavoratori, si cercò di garantire una continuità industriale produttiva, ma l’investimento non è stato realizzato fino in fondo, si è fermato a 30 milioni di euro e oggi abbiamo impianti fermi. Dunque c’è una responsabilità da parte di Prysmian, il cui disinvestimento non è di questi giorni ma arriva da lontano”.
L’UGL Chimici valuta positivamente l’interessamento di tre gruppi industriali, due stranieri e uno italiano, già impegnati nella produzione della fibra, che potrebbero rilevare l’attività industriale dando continuità.
Resta l’aspetto legato agli alti costi di produzione: “Al tavolo la Ugl Chimici – ha spiegato il Segretario Fiorin – ha fatto presente che il ripristino dell’impianto di trigenerazione attraverso l’installazione dei due nuovi motori e il completamento degli investimenti bloccati nel 2019 potrebbero ulteriormente aiutare una produzione più sostenibile. Secondo Open Fiber, che ha presentato un dossier presso il Dipartimento di Trasformazione Digitale, non riuscirà a rispettare la dead line del 2026 perché nel progetto di aree grigie, mancherebbero dal bando 20 mila chilometri di fibra, questo significa che se l’Italia non rispetta il 2026, non avrà gli 1,8 miliari di euro dal PNRR. Dunque occorre fare presto a rimodulare il bando o avviarne uno nuovo. Per i nuovi bandi si prevede occorre fibra con specifiche coerenti con quelli che produce Fos, stabilimento che potrebbe tornare a marciare, con produzioni di qualità a costi inferiori”.
Fiorin annuncia anche l’inizio di una battaglia con i lavoratori: “Attiveremo delle forme di protesta con i dipendenti, sconfortati da questa decisione, un presidio permanente davanti il sito di Battipaglia dove gli impianti rimarranno accesi per favorire chi vorrà rilevare l’attività”.
Per altre notizie clicca qui