Cagliari, poliziotto ferito da detenuto in carcere a Uta. Sappe: “la misura è colma, riforme subito o implode il sistema!”
Nuovo bollettino di guerra dalle carceri della Sardegna.
“Ancora tensione, ancora violenza, ancora aggressioni, ancora follia che supera i limiti della civiltà… Continuano le violenze contro i rappresentanti delle istituzioni che si adoperano per il rispetto dei dettati normativi da parte di soggetti che disconoscono il ruolo della polizia penitenziaria all’interno del carcere“. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario regionale Luca Fais, che ricostruisce le ultime ore di follia vissute nella struttura di Uta a Cagliari. “Un detenuto di origine nigeriana approfittava della propria stazza fisica per creare disordine nella Sezione assegnata e, nel momento in cui veniva spostato ad altro reparto a seguito del suo comportamento, si scagliava fisicamente verso i poliziotti che invece cercavano di mediare con lui per farlo entrare nella cella. Nell’azione di contenimento dell’aggressore un poliziotto veniva morso ad una mano mentre l’altro ad un fianco, fino a quando gli operatori riuscivano a farlo entrare in cella e riportare l’ordine all’interno del Reparto”. Momenti ad alta tensione, denuncia il sindacalista: “Queste situazioni in cui lavorano i poliziotti della Casa circondariale di Cagliari-UTA sono sempre più frequenti e bisogna cercare di trovare un rimedio perché la Polizia Penitenziaria ha diritto di lavorare con maggiore serenità e la dovuta tutela. Da tempo, il Sappe sta evidenziando le problematiche che affliggono i poliziotti all’interno dei penitenziari ma i risultati tardano ad arrivare e nel frattempo il carcere di Cagliari detiene la più alta percentuale di detenuti problematici dell’isola che si sono resi protagonisti di aggressioni, spaccio di sostanze stupefacenti e possesso di telefoni cellulari ma nonostante tutto continuano a permanere nell’istituto a creare disordini nelle sezioni, mettendo a repentaglio l’incolumità del personale operante“.
Netta la denuncia del SAPPE: “La gestione di certi detenuti è sicuramente complicata ed il personale di Polizia Penitenziaria, unitamente agli altri operatori, fanno di tutto per supportare i detenuti durante lo stato di detenzione ma quando tali soggetti dimostrano di non essere più idonei a permanere in certi istituti devono essere trasferiti. Attendiamo gli attesi e sperati provvedimenti di allontamento richiesti più volte ai compenti uffici ministeriali al fine di assicurare almeno brevi periodi di serenità agli operatori“.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale – dovrebbe andare nel carcere di Uta, a Cagliari, a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione”. “E’ sotto gli occhi di tutti che la situazione penitenziaria è sempre più critica” – conclude Capece, che ribadisce: “Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”.
“Basta! Siamo noi a non poterne più da questa situazione di diffusa illegalità: siamo a noi a doverci chiedere dove è lo Stato!”, conclude il leader del SAPPE.