Il ricorso alle cure psichiatriche non si differenzia da quello di qualunque altra branca specialistica della medicina, non può e non deve dunque essere motivo di vergogna e/o di stigma. Ancora oggi, nonostante siano stati fatti molti passi avanti, accettare questa patologia segna la persona e chi le sta vicino. La malattia, insomma, non si identifica con chi ne è affetto ecco perché è importante conoscere le cause del disturbo psichiatrico, in tutte le sue sfaccettature, accettare le cure, anche farmacologiche, senza diventarne dipendenti e liberarsi dal pregiudizio.
Dipartimento salute mentale e dipendenze: no a pregiudizi e stigma su malattia sistema nervoso centrale
Se n’è parlato nell’ultimo incontro con gli studenti delle classi quinte del Liceo Scientifico Statale Antonio Pacinotti di Cagliari nell’ambito del progetto “Riflettere Rieducare Reinserire per una Giustizia Riparativa”, curato dalle prof.sse Claudia Vacca e Orietta Sanna. Ad illustrare le diverse problematiche connesse ai disturbi mentali, anche con specifico riferimento al percorso dei pazienti autori di reato, sono state Graziella Boi, Direttrice del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’ASL di Cagliari, Grazia Pani, psicologa e psicoterapeuta e Sara Piras, psichiatra del Servizio di Riabilitazione del Dipartimento.
“Il lavoro della/o psichiatra – ha spiegato Graziella Boi – ha un notevole impatto anche nella determinazione della pena detentiva. Non a caso si è chiamati dai Magistrati per fare valutazioni sulla consapevolezza degli atti soprattutto quando si tratta di crimini efferati, ma anche quando il disturbo del sistema nervoso centrale subentra durante la carcerazione o quando si tratta di stabilire la pericolosità sociale di una persona.
Esiste una psichiatria forense che ha sviluppato una serie di esperienze di grande rilievo sociale e culturale. Più in generale dobbiamo parlare della “illibertà”, per usare un termine coniato da Nereide Rudas, derivante dall’uso di sostanze psicotrope, tra le quali, ricordiamo, ricade l’abuso di alcol. L’assenza della libertà quindi non è solo quella di vivere in un carcere ma anche quella che deriva da comportamenti devianti. La cura della persona è il principio ispiratore fondamentale del nostro operato”.
“Le esperienze che dal 2014 abbiamo vissuto con i gruppi psico-educazionali in carcere – ha sottolineato Grazia Pani – ci hanno fornito esempi concreti dell’importanza di affinare le abilità individuali e di metterle in relazione per uno scambio di esperienze. Sono emersi i desideri e le criticità riuscendo a far emergere e trovare in se stessi e con gli altri momenti di autentica condivisione fino a togliersi la maschera, tutti insieme. Non è un percorso facile ma una modalità alternativa di vivere l’esperienza detentiva e recuperare la propria più profonda identità”.
Nel corso dell’incontro, a cui ha partecipato con spunti di riflessione Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV”, si è parlato del passaggio dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari alle Residenze per le Misure di Sicurezza. “Un passaggio molto importante e significativo – ha sottolineato la dott.ssa Boi – ma che ha bisogno di ulteriori adeguamenti per renderlo pienamente operativo”.
L’appuntamento ha chiuso il ciclo di incontri tra gli esperti e le classi del Liceo che completeranno il percorso, oltre che con le ulteriori visite nell’Istituto Minorile, con la realizzazione di un video.
Cagliari, 11 marzo 2024