“Le cicogne di Chernobyl”: presentazione del documentario di Karim Galici
Presentato questa mattina a Cagliari presso la sala conferenze della Fondazione di Sardegna il nuovo lavoro del regista Karim Galici, “Le cicogne di Chernobyl”. Presenti alla conferenza stampa di presentazione, oltre al regista, la giornalista Rai Flavia Corda, la direttrice di sede Rai Sardegna Carmen Botti, il presidente dell’Associazione Cittadini del Mondo Giuseppe Carboni e l’artista Medùlla. Presenti, inoltre, due classi dell’Istituto Alberti e alcuni protagonisti delle storie narrate.
“Le cicogne di Chernobyl”Anteprima nazionale: 15 marzo ore 16.00 Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese.
Debutto in Sardegna: 19 marzo ore 20.00 Cinema Greenwich d’Essai di Cagliari.
“Le cicogne di Chernobyl”
Il ricordo di quel 26 aprile del 1986 rivive drammaticamente nel documentario del regista Karim Galici.
Un racconto che ripercorre le vicende legate al disastro nucleare di Chernobyl attraverso le storie dei bambini che hanno subìto quella catastrofe ma che hanno, poi, trovato un modo per rinascere. Un incidente che, ancora oggi, fa riflettere profondamente sul mondo che ci circonda.
In particolare la Sardegna è stata protagonista di una vera e propria catena di solidarietà unica: l’Associazione Cittadini del Mondo, presieduta da Giuseppe Carboni, si era subito offerta di collaborare attraverso la richiesta ai cittadini, che avessero disponibilità, di accogliere nelle proprie case un bambino di Chernobyl. La Sardegna ha dimostrato una calorosa e affettuosa accoglienza.
Tanti sono stati i bambini adottati, ormai italiani, che sono cresciuti e ancora vivono, studiano e lavorano in Sardegna. Nel documentario “Le cicogne di Chernobyl” sono raccolte molte di queste storie e alcuni protagonisti, presenti alla conferenza di presentazione, non hanno nascosto la loro emozione nel ripercorrere quei drammatici momenti. Hanno trovato la forza di rinascere anche grazie ed attraverso l’amore e l’affetto costante delle famiglie che li hanno calorosamente accolti.
Il lavoro del regista Karim Galici
Il lavoro del regista è anche un lavoro sul campo: si è recato, non senza difficoltà, in Bielorussia, al confine con l’Ucraina, a 30 km in linea d’aria dalla centrale di Chernobyl. Un viaggio al quale Karim Galici tiene particolarmente perché è da lì che tutto ha inizio.
“Il lavoro è partito prima di tutto da una scelta editoriale nel trovare i protagonisti di queste storie perché essendo un documentario che racconta le esperienze di quelli che comunemente vengono chiamati i bambini di Chernobyl non c’era una sceneggiatura precostituita ma c’era la volontà di ascoltare prima le loro storie e poi capire i loro ricordi e quindi la direzione da prendere.
Devo dire che sapevo che sarebbero state storie emozionanti ma non così tanto come ciò che mi hanno raccontato: sono andati veramente oltre l’immaginabile. Sono ragazzi che hanno vissuto un’infanzia molto difficile fatta spesso di povertà e di orfanotrofi, fatta di distanze e di malattie ed è stato straordinario capire come abbiano trovato un modo di rinascere completamente.
Sono nati in Bielorussia e sono rinati in Sardegna, in Italia, con delle vite completamente nuove. Nel documentario potremmo vedere chi si laurea chi ha un lavoro stabile e in generale chi finalmente ha una famiglia.”
La collaborazione con Rai Sardegna
La giornalista Rai Flavia Corda, presente alla conferenza stampa di questa mattina, ha sottolineato l’importanza di questa collaborazione in un’ottica soprattutto di vicinanza alla comunità attraverso il profondo valore storico dei materiali custoditi dalla Rai.
“La Rai collabora alla realizzazione di questo film con il materiale prezioso che è custodito nelle sue teche: le teche Rai sono ormai a disposizione, come è giusto che sia, di tutti i cittadini.
Nel documentario realizzato da Karim Galici sono contenute proprio le immagini reali dei giorni in cui questi bambini sono arrivati in Sardegna e hanno incontrato i loro genitori sardi, genitori che poi magari in alcuni casi sono diventati davvero genitori adottivi o con i quali hanno trascorso anche più di 10 anni in Sardegna nei periodi in cui venivano qui per guarire dagli effetti delle radiazioni di Chernobyl.
Questo materiale racconta in realtà quello che proprio qui in Sardegna è accaduto in quegli anni, perciò è importante sapere che la Rai ha dato il suo contributo fornendo questi documenti.
È un segnale di partecipazione della Rai alla vita della nostra comunità come è naturale che sia e anche per non dimenticare quello che può essere stato in un periodo importante e delicato come questo in cui ci sono dei conflitti ci sono delle tensioni e nelle quali i bambini spesso vengono trascurati e sono le prime vittime di quello che combinano gli adulti.
Invece questo documentario dimostra come molto spesso proprio la generosità delle persone normali può superare quello che i paesi le istituzioni e le diplomazie spesso non riescono a fare nell’interesse dei bambini. Ecco perché con molto piacere ho accettato di essere la madrina di questo documentario bellissimo che mi auguro possa essere visto il più possibile e fare il giro del mondo.”
La scelta musicale…
Alla conferenza stampa di questa mattina era presente anche l’artista musicale Medùlla. Il suo brano “Vectorial Inclination” è presente nel documentario e la scelta musicale, seppur casuale, si lega perfettamente al senso profondo della narrazione.
“Mi ha contattato Karim più o meno a gennaio chiedendomi se fosse possibile inserire un mio brano all’interno del documentario. Ovviamente conosco Karim da tanti anni, lo stimo tanto e ho accettato subito. Gli ho detto fai tu, conosci tu il tuo lavoro, tu sei stato lì sei tu che hai provato quell’emozione sei stato in quei luoghi, quindi sei tu che devi scegliere fra i miei brani quale secondo te meglio riesce ad esprimere il tipo di atmosfera il tipo di storia che vuoi raccontare.
Lui ha ascoltato i miei brani e alla fine ha scelto! In tutto il documentario sentirete un mio brano che si intitola “Vectorial Inclination”, è un brano del mio Ep del 2021 ed è in realtà molto interessante la scelta perché il brano ovviamente nasce da un immaginario completamente diverso, perché è stato fatto tre anni fa.
…e il concetto di identità
Mi occupo di comparazione fra filosofia occidentale e orientale e il brano ha come concept proprio il dao cinese, quindi c’è proprio questa quest’idea del seguire la propria natura in maniera spontanea quindi anche il corso degli eventi in questo senso. Questo ci porta a un ragionamento sull’identità che in realtà è qualcosa di estremamente fluido, qualcosa di mutevole che non è fisso quindi non può essere legato a un territorio a una cultura o ad altro.
È stata una coincidenza pazzesca perché Karim ha scelto senza conoscere l’entroterra di questo brano che in realtà è perfetto perché loro sono bielorussi e sardi senza che questo crei nessuna contraddizione: è possibile che le due cose convivano e coesistano. Loro hanno dovuto seguire il corso degli eventi perché purtroppo non c’è stato controllo da parte loro su quello che è successo, quindi loro hanno seguito gli eventi e la loro identità si è evoluta si è ampliata è mutata sono diventati bielorussi sardi ma anche sardi bielorussi.
Questo ragionamento di identità non fissa è qualcosa che costantemente mutevole e che è ricco di contraddizioni di opposti ma senza che ci sia nessuna contraddizione logica in realtà tutto coesiste in una sfera perfetta, proprio come il dao cinese.”
Qui il link con le interviste al regista Karim Galici, alla giornalista Rai Flavia Corda e all’artista Medùlla:
https://www.instagram.com/reel/C4a9iKhNccq/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==
“Le cicogne di Chernobyl”
Anteprima nazionale: 15 marzo ore 16.00 Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese.
Debutto in Sardegna: 19 marzo ore 20.00 Cinema Greenwich d’Essai di Cagliari.
Elena Elisa Campanella