Viaggio nella Storia con “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza”
Viaggio nella Storia con “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza”. La pièce racconta l’impegno di storici dell’arte e curatori di gallerie e musei, tra cui spiccano i nomi di Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens e Emilio Lavagnino, per mettere al riparo da bombardamenti e saccheggi le opere di maestri come Michelangelo e Caravaggio, Botticelli e Leonardo, Rembrandt, Raffaello, Tiepolo, Parmigianino, Donatello, Rubens, Velasquez, Dürer, Lippi, Pollaiolo e altri ancora, talvolta a rischio della propia incolumità se non della vita.
Viaggio nella Storia con “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza”, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Cinzia Spanò, una delle attrici di punta della scena italiana contemporanea, ispirato alla figura della storica direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma che riuscì a porre in salvo dipinti e sculture di grandi maestri durante la seconda guerra mondiale, in cartellone giovedì 21 marzo alle 21 al Teatro Civico “Gavì Ballero” di Alghero, venerdì 22 marzo alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia e infine sabato 23 febbraio alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri sotto le insegne della Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni, con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e dei Comuni aderenti al Circuito e con il contributo della Fondazione di Sardegna.Una pièce avvincente per riscoprire una pagina interessante ma poco conosciuta del Novecento, ovvero il tentativo di difendere il patrimonio artistico dalla distruzione e dal saccheggio da parte dei gerarchi nazi-fascisti, nei terribili anni del conflitto e durante l’occupazione tedesca, in seguito all’armistizio dell’8 settembre: nel fatidico giorno dell’invasione della Polonia da parte delle armate di Adolf Hitler, il ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai chiese una ricognizione per valutare le condizioni di sicurezza di musei e gallerie sul territorio italiano. Fin da subito appare evidente che gli edifici in cui sono custoditi i capolavori non offrivano una protezione adeguata a fronte di possibili bombardamenti e la necessità di mettere al riparo opere di valore inestimabile, sottraendole agli effetti degli eventi bellici ma anche all’avidità di funzionari e rappresentanti del potere, e più tardi dalle spoliazioni degli antichi alleati divenuti invasori e nemici, per arricchire l collezioni del Führer.
“Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” – con allestimento tecnico di Giuliano Almerighi, video a cura di Francesco Frongia, sound design di Alessandro Levrero e scene e costumi di Saverio Assumma De Vita (aiuto regista Valeria Perdonò), una produzione del Teatro dell’Elfo – rappresenta un omaggio alle donne e agli uomini che misero a repentaglio la propria incolumità e a volte la propria stessa vita per portare a termine un’ardua missione in tempo di guerra: storici e critici d’arte, direttori di musei e gallerie, esperti e studiosi tra cui spiccano i nomi di Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens e Emilio Lavagnino, si impegnarono personalmente per tutelare le opere dei «maggiori artisti di ogni epoca, da Botticelli a Michelangelo, da Leonardo a Caravaggio, e poi ancora Rembrandt, Raffaello, Tiepolo, Parmigianino, Donatello, Rubens, Velasquez, Dürer, Lippi, Pollaiolo… e tanti altri». Un’impresa di ampie proporzioni, data l’importanza e la vastità del patrimonio sparso tra le varie sedi museali e espositive e la necessità non solo di trasferirlo e nasconderlo ma di garantire condizioni ideali per il trasporto e la conservazione dei capolavori realizzati nell’arco dei secoli. Focus in particolare su Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, «donna libera e volitiva», dotata di grande carisma, raffinata studiosa e profonda conoscitrice delle opere dei maestri e grande sostenitrice dell’arte contemporanea, che nascoste dipinti e sculture a Castel Sant’Angelo e nei sotterranei di Palazzo Farnese a Caprarola.
Sotto i riflettori Cinzia Spanò, apprezzata interprete teatrale, diplomata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, diretta da registi come Antonio Latella, Massimo Castri, Damiano Michieletto, Francesco Frongia, Ferdinando Bruni, Jacopo Gassmann, Carmelo Rifici, Massimo Navone, Beppe Navello, Silvie Busnuel, Beppe Rosso e Lorenzo Loris, già vincitrice del Premio Imola, del Premio Hystrio e del premio Anteprima e più volte finalista ai Premi Ubu, ma anche conduttrice di trasmissioni televisive e radiofoniche. L’attrice, autrice e attivista, cofondatrice e presidente dell’associazione Amleta (Premio Amnesty International Arte e diritti umani 2021) presta volto e voce alla protagonista, restituendo un vivido ritratto di Palma Bucarelli, influente critica d’arte e personalità di primo piano della cultura italiana a partire dagli Anni Quaranta. Nei suoi diari, pubblicati con il titolo “1944 – Cronaca di sei mesi”, la soprintendente alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, «sullo sfondo di una Roma oscurata e bombardata, stravolta e oppressa dagli avvenimenti bellici e dell’occupazione tedesca, alterna alla confessione delle sue più intime emozioni, pagine di forte tensione etico-civile», accanto alla descrizione della vita quotidiana di artisti e scrittori tra gallerie, salotto e concerti. Nello spettacolo, Cinzia Spanò intreccia documenti e testimonianze ai ricordi della protagonista in una narrazione appassionata e coinvolgente, in cui nella capitale, divenuta “città aperta” sotto il controllo delle armate tedesche, si susseguono giorni drammatici in attesa della fine del conflitto, e le parole di Palma Bucarelli rappresentano una importante testimonianza «sull’occupazione di Roma, le persecuzioni ebraiche e l’eccidio delle Fosse Ardeatine».
“Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” – come “Monuments Men”, il fortunato film di George Clooney – mette l’accento sull’importanza dell’arte e della cultura, oltre che sulla crudeltà e sugli orrori della guerra, e sulla necessità di preservare i capolavori che rappresentano il patrimonio dell’umanità e, di fronte alla barbarie e all’odio, restano il simbolo più alto della civiltà.