20 Aprile 1996, Alessandria della Rocca (AG). Giovanni Carbone, muratore di 28 anni, ucciso perché testimone di un omicidio
20 Aprile 1996, Alessandria della Rocca (AG). Giovanni Carbone, muratore di 28 anni, ucciso perché testimone di un omicidio, Il 20 aprile 1995, Giovanni Carbone viene freddato da alcuni killer della mafia in quanto testimone oculare dell’uccisione di Emanuele Sedita avvenuto a pochi metri dall’abitazione dei suoi genitori in contrada Cabibbi. Giovanni aveva appena 28 anni; era emigrato in Emilia Romagna per motivi di lavoro: qui faceva il muratore. Tra mille sacrifici era ritornato per le vacanze di Pasqua dalla sua famiglia di origine ad Alessandria della Rocca in provincia di Agrigento. Dalle indagini effettuate non si scopri granché sui nomi degli assassini. La sua vicenda non deve cadere ne dimenticatoio perché costituisce l’emblema di tutte le morti ingiuste e inflitte a persone totalmente estranee al mondo dell’illegalità però determinate dalla violenza del crimine organizzato
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la memoria di Giovanni Carbone attraverso l’elaborato della studentessa Ienopoli Beatrice della classe III sez. G del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.
“Giovanni Carbone aveva 28 anni il 20 aprile del 1995, quando è stato ucciso ad Alessandria della Rocca per aver assistito a qualcosa che non avrebbe dovuto vedere: l’omicidio di Emanuele Sadita.
Giovanni Carbone aveva lavorato nel settore dell’agricoltura ad Alessandria della Rocca, ma si era successivamente trasferito a Parma in cerca di un lavoro migliore. Giovanni aveva una buona reputazione ed era stimato da molti. Era tornato al suo comune di origine per passare alcuni giorni con i genitori, poi sarebbe dovuto tornare a Parma, dove aveva trovato lavoro nel settore edile. Abitava nella stessa contrada della famiglia dei Sedita, e per puro caso si trovò ad assistere al delitto. Quando gli assassini si accorsero della presenza di Giovanni, non esitarono a uccidere il giovane muratore, in modo da non avere alcun testimone. Il fatto che l’omicidio di quest’ultimo sia avvenuto perché aveva visto troppo, lo testimonia il quadro della sua macchina ancora acceso al momento del ritrovamento, a differenza della macchina di Emanuele che fu trovata spenta e ben parcheggiata in un angolino della contrada.”
Il ricordo di Giovanni diventi momento di riflessione per i nostri giovani che possano accostarsi con maggiore consapevolezza ai valori della cittadinanza responsabile.
Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: [email protected])
Prof. Romano Pesavento