É una delle denunce lanciate da Coldiretti in occasione della mobilitazione che ha portato diecimila agricoltori in due giorni al Brennero per chiedere più trasparenza e lo stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard garantendo il principio di reciprocità delle regole. Una manifestazione che ha visto la partecipazione in forze anche di Coldiretti Sardegna con centinaia di agricoltori che hanno alzato la voce per difendere i prodotti sardi e italiani dall’attacco delle importazioni non trasparenti.
Coldiretti Sardegna
“Eravamo al Brennero per difendere il nostro lavoro – dice dal palco il presidente Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu – possiamo fare il lavoro migliore del mondo sulla genetica come allevatori e sulle produzioni agricole ma se poi arrivano i prodotti dall’estero in concorrenza sleale e senza le corrette indicazioni in etichetta si vanificano tutti i nostri sforzi e si mette a repentaglio la vita stessa delle aziende – conclude – l’esperienza virtuosa sull’agnello Igp conferma che intensificando i controlli si possono smascherare le situazioni di illegalità e proteggere meglio i nostri produttori”.
Per il direttore Coldiretti Sardegna, Luca Saba, inoltre “non è più possibile attendere oltre, dobbiamo far valere in Europa il principio di reciprocità. Ne va del lavoro e dell’economia delle nostre imprese – puntualizza – alle nostre aziende viene chiesto di produrre cibo seguendo regole a difesa dell’ambiente mentre monti prodotti che entrano in Italia e in Sardegna da tutto il mondo non rispettano quelle stesse condizioni generando una concorrenza sleale che mette in crisi i nostri agricoltori”.
Numeri
Una situazione di difficoltà del comparto italiano dettata anche dai numeri che parlano di un deficit alimentare del Paese che è arrivato a produrre appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento (rilevazione Coldiretti su dati Istat).L’invasione non ha risparmiato alcun settore.
Nel 2023 hanno attraversato le frontiere oltre 5 miliardi di chili di prodotti ortofrutticoli con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Uno dei prodotti simbolo dell’invasione sono le patate, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Escludendo quella per la semina, ne sono arrivati 797 milioni di chili, in crescita del 39% rispetto a dodici mesi prima. A questi ne vanno aggiunti altri 288 milioni di chili congelate e 74 milioni di chili cotte e congelate, oltre a 10 milioni di chili di patatine già pronte tipo quelle fritte dei sacchetti.
Ammontano poi a 251 milioni di chili – prosegue Coldiretti – le importazioni di piselli tra freschi e secchi (+20%), mentre quelle di fagioli sono pari a 176 milioni di chili (+9%), e di lattuga ne sono arrivati 126 milioni di chili (+5%)
Di pere ne sono arrivati 127 milioni di chili (+15%) ma è boom soprattutto per gli arrivi di pesche e nettarine balzate a 108 milioni di chili (+74%). Crescono a doppia cifra – rileva Coldiretti – anche le importazioni di kiwi (+23%) pari a 80 milioni di chili. A questi vanno aggiunti i prodotti trasformati, come ad esempio i succhi di frutta. Nel 2023 ne abbiamo importati 202 milioni di chili, il 25% in più rispetto al 2022.Invasione anche di cereali.
Nel 2023 abbiamo importato 3,06 miliardi di chili di grano duro per la pasta – denuncia Coldiretti – in crescita del 66% rispetto all’anno precedente, mentre gli arrivi di grano tenero con cui fare pane e biscotti sono stati di 4,88 miliardi di chili, l’8% in più rispetto a dodici mesi prima.
Le importazioni di latte sfuso sono state pari a 884 milioni di kg, in aumento del 47% rispetto al 2022, ai quali vanno aggiunti altri 302 milioni di kg di confezionato. Ma ci sono anche 593 milioni di chili di formaggi e latticini arrivati nel 2023 (+11%).
Tra le carni, le importazioni maggiori hanno riguardato quelle di maiale, pari a 992 milioni di chili (+4%), davanti alle bovine con 375 milioni di chili (+5%) mentre quelle di pecora ammontano a 29 milioni di chili (+14%). Per il pesce, ne abbiamo importato 793 milioni di chili, sostanzialmente sui livelli del 2022.