Commemorazione del carabiniere Gioacchino Crisafulli
Gioacchino Crisafulli è stato ucciso dalla mafia a Palermo il 27 aprile 1983: una studentessa ricorda il suo alto valore civico
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la figura e la tragica vicenda del carabiniere in pensione Gioacchino Crisafulli, ucciso a Palermo il 27 aprile del 1983 dal malvivente Gioachino Cilari per volere dei “Capi mandamento di Cosa Nostra” Pippo Calò e Matteo Motisi, attraverso l’elaborato realizzato dallo studente Carlo Mancuso della classe I sez. D del Liceo Scientifico Filolao di Crotone che ne ricostruisce l’atroce storia.“Gioacchino Crisafulli nacque a marzo nel 1922 a Furnari, un paesino con poco più di trentamila abitanti vicino Messina. Fin da quando era piccolo suo padre, che faceva il carabiniere, fu per lui un’enorme fonte d’ispirazione e per questo il ragazzo, a malapena maggiorenne, il 25 gennaio 1942 si arruolò nell’esercito. Durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò a diverse operazioni e ottenne addirittura un encomio solenne. Inoltre, prese parte anche alla Guerra di Liberazione sotto il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Dopo la guerra si sposò, ebbe due figli e continuò ad inseguire mafiosi e criminali fino al 19 gennaio 1977, giorno in cui andò in pensione. Nonostante non lavorasse più, nell’aprile del 1983 Gioacchino vide un furgone passare vicino casa sua per diversi giorni. L’uomo era così sospettoso che un giorno fermò i due uomini alla guida del furgone per fargli un paio di domande. Lui non poteva saperlo, ma quelle due losche figure partecipavano ad un traffico di cocaina diretto in America e la curiosità di Gioacchino non fu vista di buon occhio. Il 27 aprile 1983, infatti, due uomini su una vespa gli spararono utilizzando una pistola con proiettili calibro 38, togliendogli la vita. I colpevoli furono scoperti solo molti anni, dopo grazie alle dichiarazioni di Salvatore Cancemi. Oggi è un esempio per noi giovani e l’averlo studiato ha arricchito il mio bagaglio culturale e civico.”
La sua vita fu caratterizzata da un alto senso civico e appartenenza all’arma dei Carabinieri. Basta leggere le motivazioni con cui gli sono stati conferiti l’Encomio e la medaglia d’oro al valor civile.
“Durante violento bombardamento aereo nemico, addetto ad un rifugio cittadino in parte colpito, si prodigava nelle cure dei feriti, rianimando con la propria serenità gli altri cittadini e dando prova encomiabile di calma e sprezzo del pericolo” (Motivazione per conferimento “Encomio Solenne”, Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, 6 luglio 1943)
“Insospettito dalla circostanza che un mezzo pesante scegliesse di percorrere strade secondarie per raggiungere il porto, nonostante fosse ormai in congedo, affrontava con autorevolezza gli individui al trasporto di quello che, solo nel corso delle indagini successive, si sarebbe accertato essere un trasporto di eroina destinata a un esponente statunitense della criminalità organizzata. La risolutezza dell’intervento posto in essere ostacolava la delicata operazione illecita, allarmando i locali vertici di “Cosa Nostra” i quali, nonostante il mezzo fosse comunque giunto a destinazione, decidevano la sua uccisione ad opera di due sicari che gli sparavano contro numerosi colpi di pistola. Mirabile esempio di straordinario senso di legalità e di altissime virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio” (Motivazione per il conferimento della Medaglia D’Oro al Merito Civile, Decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 5 giugno 2017)
Un uomo generoso, altruista e coraggioso, che ha rispettato i valori in cui credeva, dimostrando nei fatti che il rispetto per la legalità è fondamentale per costruire un mondo più giusto. L’educazione alla legalità diventi una cassa di risonanza per raccontare gli esempi positivi che non mancano nel nostro Paese.