Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, che da martedì 2 aprile insieme al tour tra le carceri ha iniziato lo sciopero della fame.
Di Giacomo (S.PP.) – Dal 2 aprile per il tour tra le carceri e lo sciopero della fame sono morti già due detenuti
“La commozione, l’indignazione al pari delle promesse di impegni più volte ripetute da Ministro ed Amministrazione Penitenziaria non hanno più alcun senso, anche se in verità in questi giorni si sono affievoliti persino i comunicati formali provenienti dal mondo della politica e come sindacato di polizia penitenziaria siamo rimasti gli unici, insieme ad associazioni dei diritti civili a protestare per riaccendere i riflettori sulla sempre più grave emergenza carcere che ha due facce della stessa medaglia: i suicidi dei detenuti (1 ogni 3 giorni) e le aggressioni agli agenti (1.800 circa nel 2023, circa 40 a settimana in questi primi tre mesi del 2024).
Inoltre, il solo sospetto di omicidio, purtroppo non un caso isolato (l’ultimo caso è avvenuto a gennaio scorso a Poggioreale) – evidenzia Di Giacomo – da solo dovrebbe provocare contestualmente ad indagini immediate misure di emergenza per prevenire liti, aggressioni e scontri che avvengono quasi quotidianamente tra la popolazione carceraria. Noi intendiamo inchiodare lo Stato alle sue responsabilità che riguardano l’incapacità di tutelare la vita delle persone che ha in custodia e quella dei suoi dipendenti.
È da troppo tempo che chiediamo all’Amministrazione Penitenziaria, al Ministero, al Parlamento di intervenire senza risposta. Proprio come è rimasto inascoltato l’allarme lanciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui ci rivolgeremo in occasione del nostro tour che ha l’obiettivo di alzare il tono della mobilitazione con lo sciopero della fame”.
Il Segretario Generale
Dott. Aldo Di Giacomo