Di Giacomo (S.PP.) – Il “decreto Nordio” con 5 milioni è solo una goccia nel deserto, servono interventi strutturali, ossia l’assunzione a tempo indeterminato di psicologi, psichiatri e mediatori culturali. Proseguo tour e sciopero della fame
“Non sarà certo il decreto del Ministro Nordio che prevede 5 milioni di euro per il potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti penitenziari a farmi desistere dal tour attraverso le carceri e dallo sciopero della fame”: così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, a Milano per la quarta tappa del tour (dopo Napoli, Bologna e Padova) e al quarto giorno di sciopero della fame. “I soldi stanziati saranno sufficienti al massimo in media per 4 ore (per essere chiari i soldi stanziati servono per aggiungere un’ora a settimana per 4 settimane, ecco perché è una goccia nel deserto) di assistenza a detenuto con problemi psichici che secondo indagini di associazioni di psichiatri oggi sono oltre il 13% della popolazione carceraria complessiva. Attualmente – aggiunge – non si va in media a più di un’ora a settimana e non in tutti gli istituti mentre le mancate diagnosi e la necessità di equipe di psicologi e psichiatri in ogni carcere sono appena sfiorate dal provvedimento del Ministro che continua ad ignorare la realtà: le carceri sono diventate i nuovi manicomi. Meglio sarebbe stato l’assunzione a tempo indeterminato di 100 unità tra psicologi, psichiatri e mediatori culturali. Il problema, del resto, non è nuovo, e le Rems – strutture in cui vengono portati gli autori di reato a cui viene riconosciuta l’infermità di mente – non hanno risolto nulla. Almeno 500 detenuti sono in lista di attesa per entrare in una Rems con tempi di attesa sino a 350 giorni. La percentuale più alta dei detenuti con disturbi psichiatrici soffre di nevrosi; il 30% di malattie psichiatriche collegate all’abuso di droghe e di alcool; il 15% di psicosi. Di fronte a questi dati – continua il segretario Spp – è del tutto evidente la “pezza” del Ministro che dopo 29 suicidi dall’inizio dell’anno (1 ogni 3 giorni) pare almeno che abbia rivisto la sua originale posizione di “problema irrisolvibile”.
Di Giacomo aggiunge: “dall’imminente visita in Italia del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene e trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa, da noi sollecitato, che insieme al sovraffollamento delle nostre carceri, si occupi del sottodimensionamento degli organici e delle condizioni di lavoro del personale sempre più difficili specie per le aggressioni agli agenti (1.800 circa nel 2023, circa 40 a settimana in questi primi tre mesi del 2024).
La mobilitazione prosegue per tutelare i servitori dello Stato abbandonati a sé stessi che rischiano ogni giorno l’incolumità fisica e di essere oggetto di indagini perché le continue promesse di rivedere il reato di tortura restano tali. Obiettivo centrale della mobilitazione – afferma Di Giacomo – è ridare dignità al Corpo e alle condizioni di detenzione. È da troppo tempo che chiediamo all’Amministrazione Penitenziaria, al Ministero, al Parlamento di intervenire, senza darci ascolto. Proprio come è rimasto inascoltato l’allarme lanciato dalPresidente della Repubblica Sergio Mattarella sull’esigenza di assistenza sanitaria dentro agli istituti penitenziari e che è rimasto l’unico rappresentante istituzionale a richiamare il compito delle istituzioni perché si occupino prioritariamente di sovraffollamento carcerario e di carenze di organico e al quale ci rivolgiamo per un nuovo intervento”.