Guerre e conflitti: come affrontarli nella scuola italiana
di Monica Constantin, giornalista e Fulvio Oscar Benussi, giornalista esocio Fondazione AIDR
Cosa ne pensa del conflitto tra Israele e Palestinesi? Ma quando finirà
la guerra in Ucraina? Pensa che ci sarà la terza guerra mondiale?
Sono queste le domande inquietanti che interrogano i ragazzi e i
bambini che frequentano le nostre scuole.
La domanda da porsi è:
come devono comportarsi gli insegnanti in classe quando queste domande
gli vengono proposte?
Le domande vanno eluse: “siamo già indietro con il programma e non
possiamo soffermarci su queste domande…”
oppure, sono domande fondamentali ed emotivamente coinvolgenti per i ragazzi e
bambini ed è quindi necessario farsene carico
Pensiamo che sia preciso dovere degli insegnanti accompagnare i propri
studenti o alunni nella riflessione sulle implicazioni e sui diversi
punti di vista possibili sulle questioni solevate. Se evitiamo di
parlarne a scuola rischiamo che i ragazzi vadano online dove non c’è
alcun controllo su ciò che vedono e leggono…
Inoltre le scuole sono il posto migliore in cui i giovani possono
parlare di argomenti difficili.
La domanda diventa perciò: che attività e metodologie utilizzare per
farlo?
Innanzitutto: come deve gestire l’insegnante la propria posizione
individuale sul tema? Sarebbe gravissimo se l’insegnante cogliesse
l’occasione per enunciare, promuovendola la propria personale
interpretazione dei fatti.
L’articolo 33 della Costituzione afferma che: _L’arte e la scienza sono
libere e libero ne è l’insegnamento_. Riteniamo che questo articolo
affermi la necessità della “libertà di insegnamento” a tutela della
“libertà di apprendimento”. Cioè la libertà di insegnamento va
interpretata a tutela dei “cittadini piccoli” che sono gli studenti e
gli alunni delle nostre scuole. In tale senso pensiamo che la libertà
indicata all’art. 33 della Costituzione vada collegata al dovere di
permettere agli educandi di esprimere con libertà le proprie opinioni
senza possibili conseguenze sul loro rendimento scolastico. É vitale
insegnare a studenti e alunni che esistono più punti di vista, con
pieno diritto di essere espressi. Ciò deve essere fatto da insegnanti
capaci di essere guide imparziali.
Metodologicamente i dibattiti che si andassero a svolgere a scuola sui
temi di attualità sopra indicati andranno proposti riportando dati
storici e informazioni provenienti da fonti autorevoli.
Per evitare i rischi cui prima accennavamo che “i ragazzi vadano online
dove non c’è alcun controllo su ciò che vedono e leggono…”, e per
favorire una riflessione fondata su dati provenienti da fonti
autorevoli, può essere utile seguire la strategia del WebQuest. Il
WebQuest è una strategia didattica che consente agli studenti di
ricavare informazioni da internet tramite un processo guidato dal
docente. É un metodo di apprendimento orientato alla ricerca e
all’indagine, che favorisce lo sviluppo del pensiero critico. Il
WebQuest è uno strumento preziosissimo perché è il docente che
seleziona i materiali da utilizzare e ciò consente di far lavorare gli
studenti in modo critico evitando le fake, le false news e le teorie
cospirative presenti in Rete.
Nelle scuole superiori negare il dibattito sarebbe particolarmente
negativo perché rischierebbe di “alimentare rabbia, odio e
polarizzazione”. I dibattiti dovrebbero aiutare gli studenti a
sviluppare il proprio pensiero critico e ad apprendere l’importanza
della gentilezza e del rispetto nelle discussioni su questioni
controverse. L’aula è il posto migliore per fare apprendere questo
modo di comportarsi.
Probabilmente molti insegnanti si sentono impreparati a parlare dei
conflitti e sanno che, se lo fanno, ci si aspetta da loro che rimangano
imparziali. Tale imparzialità va intesa come dovere deontologico
intrinseco della professione docente.
Su temi controversi in Inghilterra l’urgenza di favorire la riflessione
nelle scuole è molto sentita. Per questo il Governo ha predisposto un
sito per accompagnare i genitori, gli insegnanti e i dirigenti scolatici
in questo complesso compito: https://www.educateagainsthate.com/ [2].
Suggeriamo che anche in Italia venga reso disponibile un analogo
servizio informativo, di erogazione formativa e di supporto alle scuole.
Le argomentazioni trattate nell’articolo ci portano a proporre un’ultima
riflessione.
L’art. 42 del _Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del personale
del comparto Istruzione e ricerca Periodo 2019-2021_ specifica:
Il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze
disciplinari, informatiche, linguistiche, psicopedagogiche,
metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali, di orientamento e di
ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate ed interagenti,
che si sviluppano col maturare dell’esperienza didattica,
l’attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica.
[…]
Per quanto sopra detto riteniamo che tra le competenze per favorire il
“libero apprendimento” vadano considerate: la capacità di gestire i
conflitti e promuovere dibattiti utilizzando anche le risorse digitali
presenti in Rete, oltre allo sviluppo della capacità degli studenti di
gestire modalità di mediazione intersoggettiva. Queste pratiche
faciliterebbero inoltre lo sviluppo di competenze relative alle soft
skill.