IED Cagliari presenta “MEND IN IED”, una giornata di pubblico rammendo per una moda sostenibile
IED Cagliari apre le porte di Villa Satta per Mend in IED, una mattinata di sensibilizzazione all’impatto della moda sul pianeta e di promozione della moda responsabile come risposta, come buona pratica legata al riuso. In programma un workshop aperto a tutte e tutti, in cui docenti e studenti della sede IED insegneranno a riparare o modificare un proprio capo d’abbigliamento, con il supporto creativo e tecnico degli studenti più esperti coordinati dalla docente di Fashion design Cristiana Arangino.
Una mattinata di pubblico rammendo, quella di sabato 20 aprile a partire dalle 9,30 nella sede IED di viale Trento, che si inserisce in un percorso di apertura di Villa Satta alla città. Costruzione in stile liberty di inizio ‘900, la villa – così come il suo stupendo giardino botanico, è integralmente vincolata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Parzialmente conservata nelle sue linee architettoniche originali, è oggi luogo di creatività, studio e formazione dei giovani talenti.
L’iniziativa, sposata dalla docente di Fashion design Cristiana Arangino, si inserisce nella settimana della FASHION REVOLUTION, il più grande movimento globale di moda sostenibile che coinvolge più di 100 paesi al mondo. E la giornata di sabato rappresenta l’adesione di IED Cagliari al MENDING IN PUBLIC DAY, una pratica virtuosa rivolta a tutta la comunità, una forma di protesta creativa e costruttiva contro il cosiddetto fast fashion, la moda usa e getta. Mend in IED vuole essere un messaggio per passare dalla parola al fatto concreto, per unire le forze e la creatività verso il comune obiettivo di una moda giusta.
«Nel momento storico che stiamo vivendo – spiega Cristiana Arangino – dove il modello di consumo “usa e getta” ha raggiunto proporzioni mastodontiche e la legislazione tarda a dare risposte concrete, la moda ha sicuramente un ruolo di primo piano. Perché la moda inquina. Un capo di abbigliamento ha un grandissimo impatto sull’ambiente, “dalla culla alla tomba”. Tutti ormai abbiamo visto le immagini di discariche grandi come città, montagne di vestiti che contaminano terra, aria, acqua. I nostri armadi scoppiano, pieni zeppi di capi ormai inutilizzati perché grandi, piccoli, rovinati o fuori moda. È tutto troppo veloce. Ed è per questo che iniziative responsabili possono modificare sensibilmente lo scenario. Ad oggi l’onere della riduzione dei danni causati dalla fast fashion si è spostata sulla collettività, che è sempre più informata e responsabile. Comprare meno, comprare meglio. Riparare, upcyclare, ripensare i propri capi e riutilizzarli il più possibile. Questo è quanto possiamo fare per dare il nostro prezioso contributo come designer ma anche come semplici persone che desiderano un pianeta sano e ospitale. La moda deve ritornare ad essere di qualità e a connettere le persone. Un mezzo espressivo portatore di messaggi forti e rivoluzionari».