Medio Oriente. Co-mai, UMEM: Aumento del 75% delle malattie infettive e patologie dermatologiche, dentali, gastrointestinali, respiratorie ed epatiti alimentari tra gli sfollati palestinesi
Amsi e UMEM. Urgono aiuti sanitari ed ospedali mobili e delegazioni di medici specialisti ed infermieri. Si contano più di 120 mila tra morti, feriti e dispersi in Palestina: il 75% sono solo bambini e donneAumento del 75% delle malattie infettive e patologie
ROMA 29 APR 2024 – Non può esistere la pace e il dialogo senza due stati con due differenti identità, ma soprattutto in particolare il popolo palestinese merita una nazione, un territorio che, oltre a portare il proprio nome, che racconti la propria storia, rappresenti il luogo dove finalmente le nuove generazioni possono crescere serene, lontano dal sangue dei conflitti, lontano dalle diatribe politiche, e dove soprattutto donne e bambini, anziani, su tutti, possano avere un futuro degno di tal nome.
Ecco l’ennesimo appello della Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, e Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, e l’UMEM, Unione Medica Euromediterranea ed il Movimento Uniti per Unire, presenti con i suoi rappresentanti in 120 paesi, compresa la terra santa e la Palestina, al cessate il fuoco per sostenere la pace, a favorire i corridoi umanitari e gli aiuti sanitari come ci chiedono i nostri medici e professionisti della sanità palestinesi. I nostri ci raccontano di ospedali paralizzati, dove solo in parte funzionano 6 ospedali, 3 al nord e 3 al sud.
I numeri in Palestina sono a dir poco allarmanti, sentiamo di doverli riproporre con forza
120 mila vittime, feriti e scomparsi, di cui il 75% sono bambini e donne, e poi ancora 17mila orfani di uno o entrambi i genitori e oltre 55mila donne incinte che rischiano un parto prematuro e una gestazione con esiti infausti. Al giorno ci sono circa 180 parti con la maggioranza a rischio per mancanza di medici e terapie intensive, visto che ci sono numerosi pparti prematuri per lo stress, fatica, fame e la sete.
«Continuano le nostre indagini a livello internazionale grazie alla nostra comunicazione radicata in oltre 120 paesi del mondo. Tutto questo ci permette di avere numeri sempre aggiornati su quanto sta accadendo in Palestina dove le vittime non sono solo certo legate alle armi da fuoco o alle bombe.
Ci riferiamo alle malattie subdole e terribili che gli Stati più potenti hanno il dovere di debellare, causate da scarsità di cibo, poca igiene, acqua non potabile.
In aumento del 75% ci sono le malattie infettive e le patologie dermatologiche, quelle gastrointestinali, dentali, le epatiti alimentari e le patologie respiratorie sotto le tende tra i dispersi. Siamo di fronte alla vera Pandemia più grave e pericolosa nel mondo. Dove sta l’Oms adesso?
Anche perché ci sono numerosi cadaveri sotto le macerie tra donne e bambini ed anziani senza poterli spostare per mancanza di strumenti adeguati.
In più tutti i pazienti malati cronici non hanno i farmaci adeguati anche per la dialisi (più di 2000 pazienti) o come accade per i pazienti oncologici (più di 2000 pazienti all’anno).Per questo chiediamo urgentemente corridoi sanitari con farmaci, sangue e medici specialisti (anestesisti, ortopedici, radiologi, nefrologi ginecologi, chirurghi pediatri, chirurgia plastica, chirurgia generale, oltre ad ospedali mobili e tutto il materiale che serve per interventi urgenti.
Chiediamo all’Italia e all’Europa di aprire di più i loro ospedali per curare i feriti gravi in età pediatrica e geriatrica. Ci sono più di 11 mila feriti che hanno bisogno di cure urgenti.
Il vero dramma, molto grave, non smetteremo mai di dirlo, è quello che la politica non fa abbastanza per fermare tutto questo. Ci può e ci deve essere un maggiore impegno da parte di tutti per garantire la pace e il dialogo, per permettere a israeliani e palestinesi di vivere finalmente in serenità.
Nel contempo, come Co-mai, sentiamo di dover e voler lanciare l’appello al mondo politico di ascoltare le proteste che in ogni dove, in particolare nelle università (15 università negli Stati Uniti, in Europa, Sud America, Inghilterra, Canada, chiedono il cessate il fuoco, aiuti sanitari e uno Stato per la Palestina).
Non possiamo che essere d’accordo.
Co-mai nasce come associazione apolitica, che non raggruppa solo esponenti del mondo arabo. Professiamo il dialogo interreligioso, professiamo attraverso strumenti come la Scuola Unione per l’Italia la diffusione della cultura come strumento di crescita globale, professiamo da anni il dialogo interculturale e interreligioso ed il rispetto reciproco, la buona sanità e la difesa dei diritti delle donne ed i diritti umani.
Nello stesso tempo non possiamo nascondere che per raggiungere la pace la martoriata popolazione palestinese merita di vivere in un proprio territorio, al sicuro.
La “soluzione imprescindibile” è la costituzione di uno Stato di Palestina, a fianco dello Stato d’Israele. Imprescindibile non perché risponde ad un astratto ideale di giustizia, e neanche perché è un passaggio ineludibile per dare stabilità a un Medio Oriente in fiamme.
Ma non possiamo non esprimere condanna di ogni tipo di violenza o antisemitismo e islamofobia nelle proteste in generale ed in particolare per il Medio Oriente .
Così il Prof. Aodi Esperto in Salute Globale, Presidente di Co-mai, UMEM e del Movimento Uniti per Unire, nonché membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma che è presente tutti i giorni su tv e radio satellitari per parlare di Immigrazione, Salute Globale, eguaglianza, diritti umani e università.