(Adnkronos) – "I dati del nostro studio sull'andamento delle polmoniti in Italia, pubblicato nel 2023", indicano che nel decennio 2010-2019 "si sono verificati circa 2,5 milioni di polmoniti ospedalizzate. Ogni anno si registrano in Italia circa 250mila polmoniti che richiedono l'ospedalizzazione e pertanto vanno considerate di grado severo. Circa il 70% riguarda soggetti al di sopra dei 65 anni di età e affetti da malattie croniche". L'età si conferma quindi "il fattore che espone al maggior rischio di contrarre la malattia e alla maggiore severità di malattia pneumococcica, ma queste patologie si possono prevenire con la vaccinazione. L'innovazione tecnologica a livello vaccinale aiuterà ad avere prodotti sempre più performanti. Il vaccino 21-valente è una rivoluzione perché" si basa su dati epidemiologici, "interessando i sierotipi più coinvolti nella patologia invasiva". Così Francesco Vitale, professore ordinario di Igiene, università degli Studi di Palermo, direttore dipartimento Oncologia e Sanità pubblica, Aou Policlinico Palermo, nel corso di un media tutorial organizzato da Msd, questa mattina a Roma, per presentare i dati di numerosi studi di fase 3 che hanno valutato V116, il primo vaccino pneumococcico coniugato 21-valente disegnato in modo specifico per proteggere gli adulti. "Le polmoniti da pneumococco, chiamato anche Streptococcus pneumoniae – continua Vitale – sono le forme più frequenti tra le polmoniti di cui conosciamo l'agente patogeno". Lo studio evidenzia inoltre che "solo" per "il 10% delle polmoniti" ospedalizzate è noto "il patogeno che le ha provocate", ma "lo pneumococco è il microrganismo più frequentemente implicato nella genesi delle polmoniti più gravi", pari a "oltre il 20% del totale". Un altro dato interessante emerso dal lavoro palermitano riguarda il tasso di ricovero per polmonite, che aumenta "di anno in anno dall'età di 45-50 anni. Ad esempio, negli over 45 è aumentato nel corso del decennio del 3,4%, negli over 65 del 3,5%, negli over 70 del 4,3%, negli over 80 del 7% circa, mentre nei soggetti di età inferiore ai 18 anni è diminuito di oltre il 4% per anno. Un fenomeno, questo – chiarisce il professore – molto importante, che sta ad indicare che il vaccino" somministrato nell'infanzia "ha preservato questi soggetti dall'avere una malattia polmonitica severa che poteva portarli al ricovero. Negli anziani, dove le coperture sono molto basse, la polmonite è aumentata negli anni insieme alla gravità e ai ricoveri". Lo pneumococco "è un microrganismo che si avvale della minore capacità della risposta immunitaria nei suoi confronti – rimarca Vitale – Questo accade a causa dell'età avanzata oppure per la presenza di alcune malattie intercorrenti croniche più comuni nelle persone anziane: diabete, malattie cardiologiche, malattie polmonari (come asma o Bpco), ma anche malattie ematologiche e del fegato. In soggetti con malattie croniche abbiamo tassi di ospedalizzazione 10-15 volte maggiori rispetto a soggetti della stessa età senza queste patologie. Una volta avvenuto il contagio, il batterio si riproduce e può invadere un organo o entrare nel circolo sanguigno. Certamente, tra i tanti patogeni – conclude – lo pneumococco è quello che determina le polmoniti più gravi". —[email protected] (Web Info)
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