Salute, Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo. 1 maggio. Ceccarelli: «La politica metta finalmente al centro del suo progetto i professionisti sanitari con investimenti mirati»
1 maggio: le dichiarazioni del Coordinamento Infermieristico AutonomoROMA 1 MAGGIO 2024 – «Il 1 maggio come sempre è tempo di doverosi bilanci. La Festa dei Lavoratori, che non può essere solo all’insegna di mere celebrazioni e proclami che poi finiscono nel dimenticatoio o si rivelano fumo negli occhi da parte della politica, rappresenta l’occasione per capire fino a che punto tutti noi, ognuno con il suo ruolo, abbiamo contribuito e possiamo ancora contribuire a cambiare le cose.
Perché se è vero che il progresso, in termini di qualità del lavoro, è frutto di sinergia e di componenti che svolgono, ognuno in modo mirato, il proprio compito, dall’altra parte occorre fermarsi, analizzare i numeri, che il più delle volte, seppur freddi e all’apparenza asettici, nascondono la realtà dei fatti e non possono essere ignorati.
Questo 1 di maggio celebriamo il paradosso, con l’Italia tra i paesi d’Europa con i salari fra i più bassi, la precarietà lavorativa diffusa e la deficitaria sicurezza sul lavoro che produce ogni giorno tre morti e troppi infortuni e malattie. Per capirci. Il numero di lavoratori precari negli ultimi trent’anni circa (1998 – 2018) è aumentato.
1 maggio: le dichiarazioni del Coordinamento Infermieristico Autonomo
Si è passati dal 12,1 al 27,3%. Una crescita che rivela anche l’aumento del lavoro grigio, cioè quella ricompensata da un salario erogato “fuori busta”. Fenomeno molto pericoloso, oltre che illegale, funzionale alla mancanza di sicurezza sul lavoro, di sub-appalti selvaggi, di mancate coperture previdenziali ed assicurative di vario tipo.
È cresciuto poi il lavoro povero, quello con redditi al di sotto degli 11.500 euro annui, con un passaggio dal 26,7 al 31,1 %.
Nel periodo considerato poi la totalità di coloro che hanno preso un salario inferiore ai 9 euro l’ora (17.800 euro annui lordi) è passata dal 39,2 al 46,4%.
Si tratta di cifre allarmanti per tutto il mondo del lavoro e non solo per la sanità.
Se poi guardiamo nello specifico a ciò che accade nel nostro sistema sanitario, le fughe all’estero, le dimissioni volontarie, l’aumento spropositato delle aggressioni nelle corsie, ma anche nelle carceri e per gli operatori del 118, sono il sintomo di un malessere che si aggrava giorno dopo giorno e che la politica continua incredibilmente a ignorare.
Solo investimenti mirati sulle risorse umane a nostra disposizione, per ricostruire il meritato appeal delle professioni sanitarie, solo la formazione, con la strada delle specializzazioni, solo l’indispensabile ricambio generazionale, e naturalmente solo una reale valorizzazione economica e contrattuale dei professionisti, possono permettere di cambiare davvero le cose.
Possiamo e dobbiamo smettere di essere un capitale invisibile! Gli infermieri e gli altri professionisti sanitari esistono, sono gli uomini e le donne da cui ripartire per costruire una sanità che non può essere un castello di sabbia pronto a essere spazzato via dal primo soffio di vento!»
Così Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo.