di Umberto Zedda
All eyes on Rafah, l’intelligenza artificiale diventa attivista mandando Meta in tilt
Sono già diversi giorni che sul web e sui social gira la ormai famosa foto, creata con l’intelligenza artificiale, All eyes on Rafah. L’abbiamo vista tutti sui social pubblicata da amici e conoscenti, fatta girare come un calice da cui tutti possono bere e così mostrare solidarietà verso un popolo che subisce gravi atrocità. Ma superate le trenta milioni di condivisioni ci sentiamo più vicini al popolo palestinese? La risposta a questa domanda è nei pensieri di tutti ma nessuno vuole ascoltarla. Ovviamente mostrare solidarietà verso una vittima che ogni giorno subisce angherie di ogni sorta si può ritenere eticamente corretto, ci si domanda se basti pigiare il tasto condividi per farlo. Andiamo per ordine, questo fenomeno non è una novità: si chiama clicktivism, insomma, letteralmente attivismo politico portato avanti con un click, sperare di migliorare qualcosa cliccando un bottone qua e la.I danni che un azione del genere può fare si nascondono bene ma esistono: firmare una petizione online o condividere un post può dare alle persone la sensazione di avere contribuito alla causa senza che però si sia fatto realmente qualcosa di concreto, inoltre questa azione offre una gratificazione istantanea dando l’impressione di far parte di qualcosa di più importante, una sorta di effetto placebo per la nostra coscienza.
L’immagine
L’immagine in questione è stata condivisa per la prima volta da un fotografo malese, shahv4012.(@chaa.my. ), dopo il raid sulla tendopoli di Rafah che ha ucciso 45 persone, di cui diverse donne e bambini. Da Dua Lipa, a Susan Sarandon per poi passare a Chiara Ferragni, molte celebrità hanno condiviso tramite i propri profili social l’immagine ormai simbolo dell’attivismo virtuale. La reazione a catena non si è fatta attendere e come già constatato il post (o la storia) è stato condiviso decine di milioni di volte. Non si è fatta attendere la risposta della controparte. Ideato da Benjamin Jamon, il secondo contenuto mostra un miliziano di Hamas in piedi armato che sovrasta un bambino con i capelli rossi. Lo slogan questa volta legge, “Where were your eyes on October 7?” (Dove erano i vostri occhi il 7 ottobre?). Il riferimento è al massacro compiuto da Hamas nei kibbutz proprio il 7 ottobre.
Un fenomeno già visto
Risulta essere una tematica molto attuale quella di voler far parte di qualcosa senza però sentirsi parte del problema. Ricorda ciò che è avvenuto qualche anno fa con il fenomeno del Black Lives Matter, quanti anche allora hanno sfruttato il clicktivism per fare attivismo spiccio? E quanti invece ai presidi e alle tante manifestazioni che attualmente si svolgono in tutto il mondo?
Il potere che i social network hanno sulla comunità è arrivato ad un livello tale che esprimere i propri sentimenti e le proprie idee in una piattaforma virtuale ha l’effetto di appagare l’animo umano. Attendiamo dunque che un click possa influenzare la politica globale e incrociamo le dita che ciò non porti a situazioni peggiori di quelle attuali.