(Adnkronos) – L’appello di Amnesty International Italia: "Il tuo 5×1000 a favore della libertà di stampa e di espressione. Una storia dal messico: la difficile battaglia di Alberto Amaro Jordán". Jordan è un giornalista di 35 anni proveniente da Atexcatzingo, nello stato di Tlaxcala, in Messico, noto per essere un importante snodo della criminalità. Nel 2018 ha fondato il sito web “La Prensa de Tlaxcala”, seguendo le orme del padre e del nonno, entrambi giornalisti. Nel giro di un anno ha iniziato a subire minacce, attacchi e tentativi di delegittimazione da parte di gruppi criminali e delle forze di polizia per le sue inchieste su politica, criminalità e corruzione. Si è rivolto allora al programma federale chiamato “Meccanismo per la protezione dei giornalisti” ma, nonostante le continue richieste di rafforzare le misure protettive, il rischio è che gli vengano tolte. Amaro Jordán, con la moglie e i loro due figli, è stato fotografato e preso di mira, il suo sito web è stato hackerato e la sua reputazione è stata diffamata attraverso alcuni post su Facebook, che lo accusavano di essere un criminale. I figli continuano ad avere incubi di notte che il padre sarà ucciso; hanno dovuto rinunciare agli allenamenti di calcio e alle lezioni di karate e frequentano la scuola solo nei giorni in cui Amaro può andare a prenderli con le sue guardie del corpo. “La storia di Alberto Amaro è un tragico esempio delle sfide alle quali vanno incontro i giornalisti in Messico e in tutto il mondo, dove la libertà di stampa è minacciata della censura politica e da interessi criminali – ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – Abbiamo lanciato un appello mondiale per chiedere al governo messicano di continuare a proteggere Alberto Amaro Jordán e la sua famiglia, perché non si può rischiare la vita solo per aver fatto il proprio lavoro. Con il 5×1000 puoi aiutare Amnesty International Italia a difendere lui e gli altri giornalisti in pericolo”. Il Messico è il primo paese al mondo per giornalisti scomparsi ed è fra i primi dieci per casi irrisolti di uccisioni di giornalisti. La storia di Alberto Amaro simboleggia la lotta per la libertà di stampa e le violazioni dei diritti umani che colpiscono sempre più spesso coloro che, nell’ambito della loro attività professionale, fanno cronaca, si occupano di diritti umani o esprimono opinioni sgradite ai governi. Per citare solo altri due casi, Maria Ponomarenko, giornalista russa, è stata arrestata nel 2022 e condannata a sei anni di reclusione e al divieto di esercitare la professione per cinque anni dopo la scarcerazione, per aver diffuso "informazioni consapevolmente false sulle forze armate russe"; Nidal al-Waheidi e Haitham Abdelwahed, due giornalisti palestinesi di 25 e 31 anni, sono scomparsi il 7 ottobre 2023 dopo che erano stati arrestati dalle autorità israeliane mentre stavano seguendo le fasi iniziali dell’attuale conflitto. Ecco perché Amnesty International Italia ritiene urgente e necessario fornire maggiore aiuto alle vittime di minacce e violenze legate alla difesa della libertà di espressione. “Quella di Alberto Amaro Jordán è una storia conosciuta ancora poco. Con questa campagna, vogliamo creare attorno a lui una scorta di solidarietà, perché lui e tante altre persone che svolgono con coraggio la professione giornalistica non si sentano soli”, ha aggiunto Noury. “La libertà di stampa è sotto attacco ovunque, anche in Italia, dove il controllo sui contenuti si fa sempre più soffocante”. Per difendere i diritti umani in tutto il mondo, dal 1961 Amnesty International dà voce a migliaia di persone che vedono minacciate o violate la propria dignità e libertà. Un impegno costante che ha consentito all’organizzazione, dalla sua nascita, di salvare oltre 50.000 persone. Con l’hashtag #Amnestyseitu, Amnesty International Italia chiede di sostenere il suo impegno quotidiano per porre fine alle violazioni dei diritti umani. Ognuno può fare la sua parte sostenendo la campagna 5×1000 di Amnesty International Italia attraverso un gesto semplice e gratuito, come apporre una firma sulla propria dichiarazione dei redditi, inserendo il codice fiscale 03 03 11 10 582. —internazionale/[email protected] (Web Info)
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