Ascolto del battito e omissione di cure al Ss Trinita’ di Cagliari: vogliamo risposte!
Siamo Obiezione Respinta,un’associazione che si occupa da vari anni di mappare l’obiezione di coscienza in Italia ed aiutare le persone che ci contattano ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza e alla contraccezione di emergenza. Tra le numerose segnalazioni ricevute nell’ultimo periodo vi è una testimonianza arrivata dall’ospedale SS Trinità di Cagliari che riguarda un percorso di interruzione di gravidanza particolarmente difficile.Il livello di violenza medica agita sulla paziente parte dall’ascolto coercitivo del battito fetale fino ad arrivare alla totale noncuranza da parte dell’equipe ospedaliera durante il processo di ivg farmacologica. Tutta l’IVG è avvenuta in spazi maternità, causando enorme stress alla persona coinvolta.
La testimonianza è stata pubblicata sulle nostre pagine social e inoltre è stata inviata una richiesta di presa in carico alla Presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
Di seguito la testimonianza per intero, che vi chiediamo di diffondere. Ora più che mai è di vitale importanza che comportamenti scorretti, illegali e violenti nei confronti di chi vuole interrompere una gravidanza vengano riconosciuti e siano presi dei provvedimenti in merito.
“Carə tuttə, sono una donna di 33 anni, vivo a Cagliari e circa un mese fa ho praticato l’IVG all’ospedale SS Trinità di Cagliari.
Ho maturato la scelta di non portare avanti la gravidanza insieme al mio compagno, per varie ragioni, ma il mio stato emotivo era molto provato e vacillante.
Tutte le visite che ho fatto all’ospedale, si sono svolte nello stesso piano in cui erano presenti gravide e neonati con le loro famiglie, cosa che ho trovato parecchio indelicata per una persona nella mia condizione. Ero incinta di 5 settimane, perciò si è deciso per un’interruzione attraverso il farmaco. Il giorno in cui ho dovuto prendere la prima pillola, il medico che mi ha visitato, guardando l’ecografia, ha detto “c’è anche il battitino”; sul momento stavo per scappare.
Due giorni dopo, una domenica, mi sono ripresentata in ospedale con il mio compagno, per prendere il secondo farmaco e ho atteso di essere ricevuta, in una sala d’aspetto piena di neonati, nonni, fratellini maggiori e donne in gravidanza. Mi è stato dato il primo farmaco contemporaneamente all’antidolorifico e mi è stato detto di tornare in sala d’attesa. Dopo circa 20 minuti ho iniziato ad avere delle contrazioni fortissime, che mi hanno portato a vomitare nel bagno adiacente la sala. Quando l’ho fatto presente ai medici, son stata trattata con indifferenza e rimandata in sala d’attesa, sotto gli occhi delle famiglie di cui sopra, in condizioni pietose, riversa sul divanetto, sporca, che pregavo il mio compagno di trovare il modo di farmi svenire. Quando i dolori si sono alleviati (sembrava un’eternità, ma credo sia stata una mezz’ora al massimo), sono stata rimandata a casa con il compito di prendere la seconda pillola e una Tachipirina 1000.
Ci tengo a sottolineare che nessuno dei medici che mi ha visitato era dichiaratamente obiettore, alcuni di loro sono stati anche cortesi, ma la noncuranza con la quale sono stata trattata e la totale mancanza di tatto, mi hanno fatto vivere questo episodio come un trauma.
Testimonio questo episodio poiché spero che nessuna di noi si trovi ad affrontare una situazione simile e offro il mio supporto a chiunque ne abbia bisogno. Grazie a Obiezione Respinta che ci fa sentire ascoltate e utili nelle nostre cattive esperienze”.