(Adnkronos) – Vincenzo De Luca che in privato dà della "str..nza" a Giorgia Meloni, e Giorgia Meloni che nel contesto più pubblico, che ci sia, glielo ripresenta come una peperonata si ripresenta il giorno dopo. Il turpiloquio in politica esiste da sempre, esistono vari libri che mettono in fila gli insulti dei grandi della Storia, da san Francesco a Trotskij, passando per Churchill e D'Annunzio, Totò contro Oscar Luigi Scalfaro. È ormai un meme, usato in qualunque contesto, quell'"avete la faccia come il c..o" di Roberto Giachetti, rivolto a Roberto Speranza durante una infuocata assemblea del Pd nel 2016, davanti a tutti i vertici del partito. C'è poi l'onorevole Massimo Corsaro che per spiegare il senso di una battuta percepita come antisemita contro Emanuele Fiano, dice "ma io volevo solo dirgli che è una testa di c..o". Francesco Barbato, deputato capellone dell'Italia dei Valori che nel 2012 a Montecitorio, con Gianfranco Fini che presiede la seduta, urla: "A questa maggioranza dico da parte di tutti i giovani che avete rotto i cogli..ni!". La maggioranza era quella che sosteneva il governo Monti, ma l'effetto-Loden stava già svanendo. Prima di arrivare alle sfuriate di Bandecchi, sindaco di Terni con l’insulto facile, si trovano i “Vaffa” su cui Beppe Grillo costruì il suo Movimento, arrivato al 33% dei consensi (dunque non pare che l’elettorato si scandalizzi troppo delle parolacce in politica), i “cogli*ni” che votano a sinistra secondo Silvio Berlusconi, il dito medio di Umberto Bossi e di Daniela Santanchè, le parolacce di Alessandro Di Battista durante la sua (unica legislatura), l’eterno Sgarbi che da 40 anni costringe i “bippatori” della tv a un lavoro estenuante.
Meloni e De Luca, Cruciani: "Premier in campagna elettorale dà meglio di sé"
Durante la Prima Repubblica, l’insulto c’era, ma o era confinato nei Palazzi, senza smartphone pronti a registrare, o era servito con un certo stile. Quando a Craxi chiesero se i socialisti avessero voluto “autoaffondare il governo”, nel 1986, il leader socialista rispose “Chi lo dice è un cogli*ne”. “Ma lo dice Altissimo”. “Allora è un Altissimo cogli*ne”, riferendosi al capo del Partito Liberale. Il missino Giorgio Almirante, al repubblicano Oronzo Reale dopo una lunga invettiva antifascista, rispose: “Oronzo quanto sei (pausa) strano”. Rino Formica che chiamò “comare” il collega di governo Beniamino Andreatta, che lo aveva definito “un commercialista di Bari esperto di fallimenti e bancarotte”. Andando agli albori della Repubblica, Palmiro Togliatti in un comizio a piazza San Giovanni nel 1948 promise un “calcio nel sedere” a De Gasperi. E poi Francesco Cossiga, parlando dei parlamentari italiani, citava Churchill: “Quando gli dissero che c'erano dei cretini in Parlamento, lui rispose meno male, è la prova che siamo una democrazia rappresentativa”. —[email protected] (Web Info)
Meloni e De Luca, Cruciani: "Premier in campagna elettorale dà meglio di sé"
Durante la Prima Repubblica, l’insulto c’era, ma o era confinato nei Palazzi, senza smartphone pronti a registrare, o era servito con un certo stile. Quando a Craxi chiesero se i socialisti avessero voluto “autoaffondare il governo”, nel 1986, il leader socialista rispose “Chi lo dice è un cogli*ne”. “Ma lo dice Altissimo”. “Allora è un Altissimo cogli*ne”, riferendosi al capo del Partito Liberale. Il missino Giorgio Almirante, al repubblicano Oronzo Reale dopo una lunga invettiva antifascista, rispose: “Oronzo quanto sei (pausa) strano”. Rino Formica che chiamò “comare” il collega di governo Beniamino Andreatta, che lo aveva definito “un commercialista di Bari esperto di fallimenti e bancarotte”. Andando agli albori della Repubblica, Palmiro Togliatti in un comizio a piazza San Giovanni nel 1948 promise un “calcio nel sedere” a De Gasperi. E poi Francesco Cossiga, parlando dei parlamentari italiani, citava Churchill: “Quando gli dissero che c'erano dei cretini in Parlamento, lui rispose meno male, è la prova che siamo una democrazia rappresentativa”. —[email protected] (Web Info)