Intervista ad Angela Quaquero, candidata sarda del Partito Democratico al Parlamento Europeo per il collegio delle Isole. Assessora alle Politiche Sociali, Famiglia e Immigrazione della Giunta della Provincia di Cagliari nel 2005, Presidente della stessa dal 2011 al 2013, componente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, per la seconda volta eletta Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Sardegna, ha posto particolare attenzione al tema dei diritti e al tema dell’insularità.
I temi centrali: diritti ed insularità
“I punti centrali si possono riassumere in due parole: una definisce i contenuti e l’altra definisce il metodo. Quella che definisce i contenuti sono i diritti, quella che definisce il metodo è l’insularità. Per la Sardegna gli obiettivi da raggiungere sono i diritti, individuali e collettivi, quindi lavoro, dignità professionale, possibilità di istruzione, continuità territoriale; con particolare attenzione, inoltre, al diritto al lavoro per le donne e al diritto ad essere rappresentati in Europa.”
Il tema dell’insularità
“È necessario prendere atto del fatto che vivere su un’isola comporta particolarità e benefici che devono essere tenuti in considerazione ma anche delle forti disparità che si traducono nell’impossibilità di scelta.
Esempi pratici sono l’impossibilità di esportare prodotti freschi, di prendere il treno per spostarsi e, quindi, anche l’impossibilità di conoscere le altre regioni e, infine, non si può andare in Europa come tutti gli altri. Noi non siamo come tutti gli altri.
Utilizzare il concetto di insularità per tradurre i diritti nella vita quotidiana vuol dire continuità territoriale, che a sua volta vuol dire possibilità di spostamento con facilità, non solo per i turisti ma soprattutto per chi ci abita.
Per il lavoro significa poter esportare velocemente quello che produce la Sardegna. Non è un caso che la nostra isola, a differenza della Sicilia, non possa esportare prodotti freschi. Noi esportiamo solo la prima trasformazione quindi i formaggi, le conserve ecc. Questo ci porta a considerare la specificità del tessuto della nostra piccola e media impresa. Affinché questa specificità possa diventare economia sostenibile dobbiamo avere la possibilità di avere un mercato che non sia limitato dai costi dell’energia e del trasporto.”
Come declinare il concetto di sostenibilità senza gravare sulla pelle dei cittadini?
“Per quanto riguarda la sostenibilità il nostro obiettivo è quello di chiedere all’Europa di declinare la sostenibilità in tutte le sue forme, quindi ambientale, sociale ed economica. L’Europa ha bisogno degli agricoltori, non tanto il contrario, perché i nostri prodotti agricoli costituiscono alimenti di qualità. Quindi i lavoratori vanno sostenuti: va sostenuto il reddito e devono essere, inoltre, incrementate le politiche per un miglioramento tecnologico.
Anche per quel che riguarda il Green Deal dobbiamo ovviamente produrre energia pulita ma questo non deve gravare sulla pelle dei cittadini e non bisogna farlo passando attraverso le grandi imprese private: è necessario utilizzare la comunità come elemento di azione portante per decidere la sorte del territorio.
Nel triangolo Europa – Stato – Regione il lato Europa – Regione deve essere rinforzato perché da un dialogo diretto possono nascere meccanismi che consentono di incidere meglio sulle decisioni nazionali.”
Diritti: lavoro, giovani e donne
“È necessario aumentare le possibilità per i giovani di restare in Sardegna e sfruttare le loro competenze, spesso ma non sempre acquisite fuori dall’isola. Sono fermamente convinta del fatto che i giovani sardi hanno le possibilità di coniugare strettamente tradizione e innovazione. I nostri giovani studiano nelle migliori università e godono di ottima preparazione: il problema è farli tornare in Sardegna e, quindi, creare le condizioni affinchè questo sia possibile.
Il ritorno deve essere supportato, facilitato e incoraggiato. I giovani che si sono formati fuori e che hanno riportato poi in Sardegna le loro competenze hanno dimostrato sempre ottimi risultati.”
Il diritto alla salute e i pericoli dell’autonomia differenziata
“Uno dei diritti fondamentali è ovviamente quello alla salute. Noi in Sardegna facciamo i ‘viaggi della speranza’, siamo costretti, perché non abbiamo le risorse di servizi (non di competenze) che servono per curare i cittadini a tutti i livelli. Abbiamo un servizio sanitario nazionale estremamente depauperato che non garantisce questo diritto fondamentale. E anche la prevenzione ha subìto in questi anni un calo drammatico.
La Sardegna, come tante altre regioni in Italia, ha subìto dei tagli ai servizi sanitari pubblici e oggi la situazione sta davvero per diventare irreversibile. Rispetto anche ad altre regioni del sud abbiamo comunque in più il problema dovuto alle difficoltà di spostamento e ai tempi di spostamento.
Un problema che si estende anche alla Sicilia, seppur con diverse caratteristiche. È molto importante sottolineare come su questo tema, che l’Europa porta avanti dal 2016 e che è stato inserito in costituzione due anni fa, ci sia il serio rischio che venga poi completamente azzerato dal progetto di autonomia differenziata che alcune forze politiche del nostro paese stanno portando avanti. Il pericolo forte è che l’autonomia differenziata azzeri questo diritto.”
La salute dei lavoratori
“Le cronache degli ultimi giorni parlano chiaro: sono state fortemente ridotte le procedure di controllo sulla sicurezza. Le procedure di autocontrollo evidentemente non funzionano e bisogna rinforzarle: questo è un diritto alla salute particolarmente importante. Noi abbiamo a che fare con un ambiente che ci facilita e favorisce per quel che riguarda la salute in generale ma ci sono delle zone che sono state fortemente compromesse sulle quali dobbiamo stare molto attenti.
L’Europa, ad esempio, è intervenuta recentemente con una direttiva molto importante sull’amianto: occorre che il Governo fornisca le direttive applicative. Solo avendo piena conoscenza di questi meccanismi possiamo avere una forza maggiore sul governo nazionale.”
Come incentivare il lavoro delle donne?
“La donna sarda, per cultura e tradizione, ha la capacità di incidere sulla propria vita e su quella della famiglia in misura rilevante. Questo non vuol dire, però, che i diritti della donna siano rispettati; la donna riesce ad essere piccola imprenditrice e ad andare avanti, ma nel lavoro dipendente il livello è ancora molto basso. Pensiamo alle zone industrializzate o ex industrializzate che oggi sono fortemente in crisi quanta disoccupazione femminile hanno prodotto. Il lavoro femminile in queste zone è stato totalmente trascurato. Noi vediamo grande povertà e grandi difficoltà.
In Sardegna come in tutta Italia il lavoro delle donne non è supportato. C’è mancanza di servizi, di servizi di cura per persone di tutte le età, dai bambini piccoli ai disabili fino agli anziani. È sempre la donna che se ne prende cura, ed è sempre lavoro non retribuito che incide sui suoi diritti.”
Come si supera il problema del Gender Pay Gap?
“Si supera mettendo la donna in condizione di svolgere i suoi compiti, per esempio di maternità, quando lo desidera, senza che questo diventi un handicap nel progresso della sua carriera. Nel momento in cui la donna fa un figlio e prendersene cura diventa un handicap per il suo lavoro questo sicuramente non incoraggia la maternità. Se vogliamo incoraggiare la natalità il problema è fornire servizi adeguati a fare in modo che il lavoro di cura non sia un fattore frenante e penalizzante. La maggior parte del gender pay gap non dipende solo dalla nascita dei figli ma dipende anche dal generale servizio di cura che ricade interamente sulla donna: gli anziani, i malati cronici, le persone non autosufficienti sono tutti in carico alle donne.
Ci sono numerose ricerche che dimostrano come, ad esempio, la maggior parte delle donne che sceglie un lavoro part time alla fine lavora a tempo pieno e la metà del lavoro svolto non è retribuito.
Per quel che riguarda le donne e la salute è importante anche ricordare come sia fondamentale ripristinare il lavoro e l’attività dei consultori. Anche questo servizio è stato completamente depauperato e caricato di compiti che non sono di competenza degli stessi.”
Elena Elisa Campanella