Napoli – quegli eccessi di libertinaggio
Un fenomeno, quello della prostituzione, che aveva costretto già reCarlo di Borbone, nel 1737, ad intervenire drasticamente per frenare
gli «eccessi di libertinaggio a cui son gionte le meretrici di questa
Fedelissima Metropoli». Lo farà cercando di relegare i traffici
sessuali in alcune zone circoscritte: a Porta Medina, all’Olivella
(dietro Montesanto), a Porta Nolana, alle Fontanelle (nella zona di
Santa Maria della Vita) e soprattutto al Borgo Sant’Antonio Abate. Si
faceva divieto, poi, di frequentare le zone di Chiaia (piuttosto
affollata di lucciole e clienti) e di Capodimonte (dove c’era l’altra
Reggia). L’editto diffidava i proprietari di case di affittare o
semplicemente rinnovare la locazione a meretrici e protettori.
Dure le sanzioni: perdita dei canoni non corrisposti, confisca dell’abitazione
e addirittura il carcere. Ma il fenomeno era talmente esteso e
incontrollabile che il sovrano fu costretto ad emanare nuove, rigide
disposizioni negli anni seguenti, in particolare per combattere il
moltiplicarsi di particolari «osterie» (dette «Casini«) che favorivano
gli incontri e per evitare che dai Quartieri Spagnoli (un postribolo
già dal Cinquecento) continuassero a riversarsi decine e decine di
fanciulle sulla nobile strada di Toledo. Tutto inutile!
Banda emanata pro ex-estrabatione meretricium edita anno 1737.1738