(Adnkronos) – Se Jens Stoltenberg voleva accendere totalmente la discussione sul via libera all'Ucraina per l'uso delle armi occidentali contro la Russia, il segretario generale della Nato ha centrato l'obiettivo. Il tema è nell'agenda di tutti i partner di Kiev, anche se con posizioni e sfumature diverse. C'è chi dice sì senza esitazioni, chi opera distinguo e chi rimane ancorato ad un no. Il 'game changer', ovviamente, sarebbe il via libera degli Stati Uniti. Washington ha da poco varato un maxipacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari e a aprile ha inviato in Ucraina anche i missili Atacms che possono colpire obiettivi a 300 km di distanza. E' evidente che simili armi avrebbero un impatto notevole in questa fase della guerra, caratterizzata dai raid che la Russia compie sulla regione di Kharkiv, al confine tra i due paesi, sfruttando basi di lancio nel proprio territorio: in sostanza, Mosca colpisce da una 'safe zone' che gli ucraini non raggiungono. E, anche in caso di via libera Usa all'utilizzo di alcuni armi americane, non raggiungeranno comunque con gli Atacms.
Il presidente americano Joe Biden sta valutando la revoca delle limitazioni poste a Kiev per l'impiego di armi a breve raggio, come riferisce il Washington Post: non, quindi, i missili a lunga gittata. La posizione ufficiale, nonostante il pressing del segretario di Stato Antony Blinken, al momento viene ribadita da John Kirby, portavoce per il Consiglio nazionale di sicurezza della Casa Bianca: "Non incoraggiamo o agevoliamo attacchi sul territorio russo con armi americane".
Se Washington riflette senza (per ora) sbilanciarsi, il quadro è cambiato in altri paesi. In Europa, è arrivato il sì perentorio della Polonia, attraverso le parole del vice ministro della Difesa Cezary Tomczyk: "Non esistono restrizioni di questo tipo sulle armi polacche fornite all'Ucraina". Varsavia, nello schieramento guidato dal presidente francese Emmanuel Macron, si colloca quindi accanto a Gran Bretagna, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca e paesi baltici. In America, yes convinto del Canada: "Non abbiamo posto nessuna condizione sulle forniture", le parole della ministra degli Esteri Melanie Joly. Una casella a parte va riservata alla Germania. Berlino, come è noto, non ha mai accettato di inviare a Kiev e missili Taurus a lungo raggio. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, però, la posizione del cancelliere Olaf Scholz è meno lontana dalla linea-Macron di quanto si possa pensare: no ai Taurus, ma non ci sarebbe un divieto totale o granitico per le altre armi.
A 10 giorni dalle elezioni europee, il tema ovviamente è costantemente presente nel dibattito italiano. "Non dimentichiamo che oggi c'è una recrudescenza da parte della Russia nel colpire direttamente la popolazione civile. Il dibattito nasce dal fatto che ci si interroga se colpire zone" in Russia "da dove vengono quegli attacchi" all'Ucraina, dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Corriere.it. "Credo non sia necessario, è meglio rafforzare la capacità di dotare l'Ucraina di sistemi efficaci di difesa anti-area, un lavoro fatto anche dall'Italia con i Samp-T per esempio, senza rischiare un'escalation fuori controllo", aggiunge. "Ho visto le dichiarazioni di Macron e non dimentichiamo che aveva anche detto di inviare addirittura truppe europee. Noi non siamo d'accordo. Noi siamo per evitare un'escalation che porti all'ingresso diretto dell'Europa in guerra contro la Russia. Piuttosto il tema è come evitiamo l'escalation. Il Pd ha sempre sostenuto l'Ucraina ma insieme serve un ruolo politico e diplomatico dell'Europa", è il no articolato di Elly Schlein, segretaria del Pd, a Tagadà su La7. "L'Italia ripudia la guerra, questo dice la nostra Costituzione. Lo tengano ben presente Macron e Scholz, Francia e Germania, che anche in queste ore come troppo spesso accade pretendono di decidere a nome di tutti gli europei cosa fare e non fare, anche a proposito della guerra", dice il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini. Quando Macron e Scholz "dicono che le armi che abbiamo mandato all'Ucraina per difendersi possono essere usate per bombardare e uccidere in Russia, dicono qualcosa di folle e spalancano le porte alla tragedia di una guerra planetaria. La Lega e il governo italiano dicono no a qualsiasi ipotesi di guerra", prosegue. Fuori dal coro, unica voce, Carlo Calenda. "Sono favorevole all'uso delle armi occidentali contro la Russia a patto che si possano colpire le basi di provenienza degli attacchi sul territorio ucraino, con regole d'ingaggio che impediscano di colpire basi in prossimità tali da non escludere danni alla popolazione civile", dice il leader di Azione a Otto e Mezzo. "Stiamo aiutando gli ucraini per non avere un conflitto diretto, quindi anche mandare soldati sarebbe sbagliato. La postura giusta è quella di un contenimento della Russia come fu sull'Unione Sovietica". —internazionale/[email protected] (Web Info)
Il presidente americano Joe Biden sta valutando la revoca delle limitazioni poste a Kiev per l'impiego di armi a breve raggio, come riferisce il Washington Post: non, quindi, i missili a lunga gittata. La posizione ufficiale, nonostante il pressing del segretario di Stato Antony Blinken, al momento viene ribadita da John Kirby, portavoce per il Consiglio nazionale di sicurezza della Casa Bianca: "Non incoraggiamo o agevoliamo attacchi sul territorio russo con armi americane".
Se Washington riflette senza (per ora) sbilanciarsi, il quadro è cambiato in altri paesi. In Europa, è arrivato il sì perentorio della Polonia, attraverso le parole del vice ministro della Difesa Cezary Tomczyk: "Non esistono restrizioni di questo tipo sulle armi polacche fornite all'Ucraina". Varsavia, nello schieramento guidato dal presidente francese Emmanuel Macron, si colloca quindi accanto a Gran Bretagna, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca e paesi baltici. In America, yes convinto del Canada: "Non abbiamo posto nessuna condizione sulle forniture", le parole della ministra degli Esteri Melanie Joly. Una casella a parte va riservata alla Germania. Berlino, come è noto, non ha mai accettato di inviare a Kiev e missili Taurus a lungo raggio. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, però, la posizione del cancelliere Olaf Scholz è meno lontana dalla linea-Macron di quanto si possa pensare: no ai Taurus, ma non ci sarebbe un divieto totale o granitico per le altre armi.
A 10 giorni dalle elezioni europee, il tema ovviamente è costantemente presente nel dibattito italiano. "Non dimentichiamo che oggi c'è una recrudescenza da parte della Russia nel colpire direttamente la popolazione civile. Il dibattito nasce dal fatto che ci si interroga se colpire zone" in Russia "da dove vengono quegli attacchi" all'Ucraina, dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Corriere.it. "Credo non sia necessario, è meglio rafforzare la capacità di dotare l'Ucraina di sistemi efficaci di difesa anti-area, un lavoro fatto anche dall'Italia con i Samp-T per esempio, senza rischiare un'escalation fuori controllo", aggiunge. "Ho visto le dichiarazioni di Macron e non dimentichiamo che aveva anche detto di inviare addirittura truppe europee. Noi non siamo d'accordo. Noi siamo per evitare un'escalation che porti all'ingresso diretto dell'Europa in guerra contro la Russia. Piuttosto il tema è come evitiamo l'escalation. Il Pd ha sempre sostenuto l'Ucraina ma insieme serve un ruolo politico e diplomatico dell'Europa", è il no articolato di Elly Schlein, segretaria del Pd, a Tagadà su La7. "L'Italia ripudia la guerra, questo dice la nostra Costituzione. Lo tengano ben presente Macron e Scholz, Francia e Germania, che anche in queste ore come troppo spesso accade pretendono di decidere a nome di tutti gli europei cosa fare e non fare, anche a proposito della guerra", dice il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini. Quando Macron e Scholz "dicono che le armi che abbiamo mandato all'Ucraina per difendersi possono essere usate per bombardare e uccidere in Russia, dicono qualcosa di folle e spalancano le porte alla tragedia di una guerra planetaria. La Lega e il governo italiano dicono no a qualsiasi ipotesi di guerra", prosegue. Fuori dal coro, unica voce, Carlo Calenda. "Sono favorevole all'uso delle armi occidentali contro la Russia a patto che si possano colpire le basi di provenienza degli attacchi sul territorio ucraino, con regole d'ingaggio che impediscano di colpire basi in prossimità tali da non escludere danni alla popolazione civile", dice il leader di Azione a Otto e Mezzo. "Stiamo aiutando gli ucraini per non avere un conflitto diretto, quindi anche mandare soldati sarebbe sbagliato. La postura giusta è quella di un contenimento della Russia come fu sull'Unione Sovietica". —internazionale/[email protected] (Web Info)