Presentato questa mattina in anteprima al Notorious Cinema di Cagliari il nuovo documentario del regista Peter Marcias. “Uomini in marcia” fa luce sul mondo del lavoro e sulle condizioni di vita dei lavoratori in Italia attraverso un viaggio lungo cento anni. Una raccolta di testimonianze preziose sul quale riflettere soprattutto oggi.
Il documentario è prodotto da Agnese Ricchi e Mario Mazzarotto per Ganesh produzioni in collaborazione con Rai Cinema ed è distribuito dalla Notorious Pictures.
“Uomini in marcia”
La storia parte dalla Sardegna attraverso il racconto della marcia per lo sviluppo, una protesta di massa che aveva coinvolto, nei primi anni Novanta, 27 comuni del Sulcis Iglesiente ed era arrivata fino a Roma. Una grande occasione di mobilitazione generale in piena coscienza e consapevolezza, una mobilitazione culturale che ha comportato notevoli sacrifici per i lavoratori.
“Uomini in marcia” parte dalla marcia dello sviluppo del ‘92-‘93, una marcia che ci fu nel Sulcis iglesiente che poi arrivò a Cagliari e poi a Roma. Sono partito da questo episodio di lotta per poi raccontare 120 anni di storia del lavoro: 120 anni di lotte degli operai, dei sindacati, degli studenti” dichiara il regista.
Numerose le toccanti dichiarazioni raccolte, dei lavoratori e dei partecipanti al movimento, come quella, ad esempio, di un’anziana signora che, durante una manifestazione, esprimeva il suo pieno sostegno al movimento e, mentre esortava i partecipanti a non mollare, raccontava la storia di suo nonno, minatore morto durante gli scontri con i Carabinieri a Nebida nel 1920.
“Questo è un film che può sembrare, forse, per pochi ma io spero e credo che sia per i giovani: ripercorre la storia d’Italia ed è importante per loro per affrontare il futuro.
Mi è rimasto dentro un grande senso di bellezza nel vedere tutta quella gente che manifestava; sarebbe bello ritornare a quelle grandi manifestazioni popolari, però i giovani vedo che si impegnano” afferma Peter Marcias.
L’importanza del lavoro per la società
Il lavoro diventa un ricatto e gli effetti dannosi di questo meccanismo ricadono tutti sui lavoratori, danni non solo fisici ma anche psicologici. Persone che sentivano di non poter partecipare da protagoniste della società e che, per questo motivo, avevano deciso di organizzarsi in massa per far sentire forte la loro voce.
“Bisogna sempre vigilare sulla democrazia sui diritti perché non dobbiamo dare nulla per scontato. Quelle lotte sono state molto importanti però poi ciclicamente dobbiamo fare attenzione, dobbiamo vigilare su questo perché il mondo del lavoro cambia, le leggi cambiano e credo che sia molto importante che i giovani stiano attenti al loro futuro” dichiara Peter Marcias.
Un racconto a più voci, non solo quelle dei lavoratori ma anche quelle di sindacalisti, giuristi, politici e ambientalisti.
La voce narrante è quella di Gianni Loy, professore di diritto del lavoro all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014, che offre allo spettatore una visione attenta di quei fatti dal punto di vista giuridico partendo sempre da un punto fermo: la Costituzione italiana. E ci ricorda, soprattutto, come il lavoro sia di tutti, nessuno escluso. Cosa ci dice oggi questo documentario, in un mondo del lavoro completamente disgregato?
“Il documentario ci dice due cose: prima di tutto l’importanza del lavoro per la società e per le persone come elemento di sopravvivenza e di vita dignitosa. Il secondo messaggio può essere quello che non possiamo dimenticare la storia del lavoro: sono cambiate tante cose e noi oggi riviviamo alcune situazioni che credevamo passate per sempre ma abbiamo, ad esempi, il precariato dei rider e di tanti altri lavori.
Questo non è altro che una riproposizione in termini diversi dei vecchi lavoratori sfruttati. È molto importante capire queste sofferenze e questa storia, ricordare che sono i nostri genitori che spesso non ci raccontavano queste storie per vergogna però la loro sofferenza ricade poi su di noi” dichiara Gianni Loy.
Il prezioso contributo dei due registi internazionali: Ken Loach e Laurent Cantet
Ma i danni sono, purtroppo, anche ambientali: interessanti a questo proposito le dichiarazioni finali del famoso regista inglese Ken Loach che afferma come, per cercare di trovare una soluzione al problema,“i sindacati di tutti i paesi devono unirsi”, soprattutto quelli europei.
Ho finito il film con l’intervista a Ken Loach perché ho iniziato con la visione di tantissimi materiali di repertorio, alcuni sono partiti dalla Società Umanitaria, Cineteca Sarda, Fabbrica del cinema: la marcia dello sviluppo era concentrata lì però poi ho allargato lo sguardo e ho visto tantissimi materiali tra cui quelli dell’archivio del movimento operaio, della Rai, Videolina, archivi privati, archivi internazionali” afferma il regista.
Il regista francese Laurent Cantet ha posto invece attenzione ai luoghi di questi racconti e di come questi, spesso abbandonati, andrebbero invece vissuti e ricordati.
Dice Marcias: “Voglio dedicare il film a Laurent Cantet, recentemente scomparso, un regista che ha raccontato benissimo il mondo del lavoro in Francia tanti anni fa ma nel mio film ci dice quanto sono importanti i luoghi dove ci sono state le lotte per il lavoro”.
“Uomini in marcia”: denuncia, analisi e riflessione su una problematica attuale
“Partendo da una situazione locale quale è stata la marcia per il lavoro del ‘92-‘93 in realtà il documentario ha un respiro più ampio ed internazionale, vuoi perché affronta il tema del lavoro attraverso varie declinazioni ma anche per la partecipazione di due registi straordinari che sottolineano due aspetti importanti: la parte negativa legata al super liberismo che ha comportato uno scadimento della qualità del lavoro ma anche delle condizioni di vita di coloro che operano nei diversi settori produttivi; dall’altra l’inevitabile impatto che certi tipi di lavoro hanno sull’ambiente.
Il film vuole essere – dichiara Paolo Serra della Società Umanitaria – un momento di denuncia, analisi e riflessione su una problematica attuale ed estremamente importante”.
Elena Elisa Campanella
QUI il servizio VIDEO con interviste al regista Peter Marcias, al professor Gianni Loy e a Paolo Serra della Società Umanitaria:
https://www.instagram.com/reel/C7mQQf_NRJW/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==
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