11 giugno 1990, Partanna. Per non dimenticare la storia di Rosario Sciacca, ucciso dalla mafia, la studentessa calabrese Arianna Balotta ne ricorda la tragica vicenda
Per non dimenticare i volti e i nomi che nel corso degli anni sono rimaste vittime dell’atrocità delle organizzazioni malavitose, oggi ricordiamo attraverso le parole della studentessa Arianna Balotta, classe III sez. C del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone, la storia di Rosario Sciacca, ucciso casualmente a Partanna l’11 giugno 1990.Come risultò dalle indagini, l’obiettivo era Giuseppe Piazza, un camionista con numerosi precedenti penali, che in quel momento era insieme a lui. La sua storia rimase per molti anni dimenticata, malgrado gli enormi sforzi della moglie Giovanna Ragolia e della figlia Rosa per onorare la memoria del loro caro congiunto, per poi riaffiorare durante l’arresto del boss Messina Denaro. Infatti, proprio allora i familiari di Rosario ringraziarono pubblicamente le forze dell’ordine per aver consegnato alla giustizia un boss così importante.
Oggi è importante che una studentessa ricordi la sua storia e possa trasmettere ai propri compagni una vicenda che merita attenzione e rispetto.
“Partanna è una cittadina della Sicilia Occidentale, che, tra gli anni ‘80 e ’90, è stata, più volte, sulle pagine della cronaca nera dei giornali per guerre di mafia e traffici di droga, che si svolgevano sotto gli occhi degli abitanti. Un attentato particolarmente grave si è verificato l’11 Giugno del 1990 a danno di Giuseppe Piazza, un camionista implicato in traffici criminali. Purtroppo nell’attentato ci ha rimesso la vita un innocente, Rosario Sciacca, operaio di 38 anni che mai avrebbe immaginato di morire in quel modo essendo estraneo al mondo malavitoso. Quel tragico giorno due sicari, armi alla mano, si sono diretti nella Valle di Belice dove si trovava Giuseppe Piazza. L’uomo è stato trovato e ucciso a colpi di fucile, ma accanto a lui c’era anche Rosario, che morì sul colpo.
I due assassini sono stati rintracciati grazie alle auto con cui erano fuggiti, confessando dopo agli inquirenti di essere stati incaricati dal boss Matteo Messina Denaro, il più temuto e pericoloso mafioso italiano, conosciuto per il suo modo “silenzioso” di portare a termine le proprie vendette. La notizia della tragica morte, arrivata alla moglie e alla figlia che lo attendevano a casa, ha lasciato tutti senza parole. Le due donne hanno atteso a lungo che fosse fatta giustizia e sicuramente l’arresto dei responsabili è stato per loro un segnale positivo della capacità dello Stato di rendere giustizia ad un innocente. Ciò non toglie che le due donne siano rimaste senza un premuroso marito e un affettuoso padre.
La notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro probabilmente ha dato fiducia e speranza all’intero territorio italiano perché un pericoloso latitante era stato consegnato alle forze dell’ordine. Il caso di Rosario Sciacca, purtroppo, non è un caso isolato perché tante vittime di mafia innocenti sono morte e molte di esse attendono, ancora oggi, che giustizia sia fatta.”
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU