26 giugno 1995, Casapesenna in provincia di Caserta. Mario Diana ucciso dai Casalesi per essersi rifiutato di pagare il pizzo. Studente liceale calabrese ricorda la sua storia
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani propone la storia di un uomo determinato, scrupoloso e carismatico, tanto da guadagnarsi non solo l’antipatia dei suoi avversari, ma anche, paradossalmente, la stima: Mario Diana. Da agricoltore prima a piccolo imprenditore nel settore trasporti poi non venne mai meno ai suoi principi e venne eliminato da un comando di killer della camorra casalese composto da Antonio Iovine, Giuseppe Quadrano (il killer di Don Peppe Diana) e Dario De Simone, il 26 giugno 1985 nella piazza di Casapesenna, davanti all’ingresso del “Bar Oreste”. Oggi della sua personalità caparbiamente fiera e dignitosa rimane un’eco profonda nella rievocazione della sua vicenda elaborata dallo studente Stefano Raimondo della classe III sez. C del Liceo scientifico Filolao di Crotone“Mario Diana morì all’età di 49 anni. Mario ha iniziato la sua carriera come contadino, seguendo le tradizioni di famiglia. Ma ha deciso di passare all’industria, dimostrando rigore e onestà che gli hanno fatto guadagnare molta stima e fiducia.
Nonostante la minaccia della camorra nella sua terra natia, Mario ha sempre rifiutato ogni contatto con loro. Questa sua fermezza e integrità, però, alla fine gli sono costate la vita. I colpevoli hanno confessato che la camorra non poteva sopportare la sua indipendenza.
Dario De Simone, uno dei capi della camorra e autore del delitto, ha persino riconosciuto la nobiltà di Mario, chiamandolo “una persona perbene” durante la sua confessione e ha anche affermato che Mario è stato eliminato proprio perché la sua integrità rappresentava una minaccia per la camorra.
L’esempio di Mario Diana resterà impresso nei ricordi di tutti coloro che apprezzano l’onestà e il coraggio. La sua storia continuerà a ispirare chiunque lotti per una società più giusta e onesta, offrendo speranza e forza per affrontare le sfide del futuro.”
Sicuramente la limpidezza adamantina di una condotta integra, quella di Mario, scevra da qualsiasi compromesso o ambiguità non può che costituire un modello di riferimento per quanti aspirano a una società libera dall’ ingiustizia e dalla violenza e proiettata verso un futuro finalmente florido per tutti, in quanto la criminalità non solo arricchisce pochi collusi, ma, risvolto ancora più drammatico, prospera in tessuti socioeconomici fortemente in crisi. La consapevolezza dei propri diritti/doveri può diventare strumento di riscatto e rinascita per la collettività.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
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