A trentasette anni dall’omicidio del giovane carabiniere Antonio Civinini, una studentessa calabrese lo ha ricordato
A trentasette anni dall’omicidio del giovane carabiniere Antonio Civinini, una studentessa calabrese lo ha ricordato, Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani oggi commemora l’omicidio del giovane carabiniere Antonino Civinini, avvenuto nella piazza di Vibo Valentia il 15 giugno 1987, attraverso la ricostruzione storica fatta dalla studentessa Benedetta Frau della classe I sez. D del Liceo scientifico Filolao di Crotone.
“Antonio Civinini era un carabiniere di 28 anni originario di Palermo che lavorava nella Compagnia speciale dell’aeroporto di Vibo Valentia Nella piacevole sera del Lunedì 15 giugno in piazza del Municipio si discuteva delle votazioni appena effettuate in Italia; nella stessa piazza vi erano due carabinieri fuori servizio, Antonio Civinini e Vincenzo Cataldo. Questi fra la gente videro un uomo con una pistola in bella vista alla cintola e, cercando di evitare agitazione tra la folla, si avvicinarono in maniera tranquilla all’uomo chiedendo di mostrare loro i documenti. L’uomo era un killer non affatto lucido che perse la calma e, spingendo Civinini a terra, scaricò quasi tutti i colpi in canna su quest’ultimo; Cataldo, nell’atto di difendersi, venne colpito con l’ultimo colpo in canna all’inguine e ne rimase gravemente ferito. Il killer riuscì a scappare, ma venne identificato e, dopo 8 giorni di fuga, i genitori dichiararono ai carabinieri che il figlio si sarebbe consegnato solo in presenza di un magistrato e rivelarono loro la sua posizione e dove si trovasse. I carabinieri si recarono, sul posto, insieme al magistrato Elio Costa, in un casolare abbandonato diventato il covo del killer spacciatore, che si consegnò senza opporre resistenza. Durante la sentenza venne confessato l’omicidio e l’uomo dispiaciuto si scusò, ma questo non cambiò la condanna a 24 anni e il carcere. Mentre Cataldo riuscì a sopravvivere all’attacco, per Antonio Civinini non fu alcuna possibilità e morì il 16 giugno 1987. Ancora un’altra volta la mafia ha strappato la vita a una persona innocente senza pensarci due volte. Noi studenti spesso non percepiamo quanto sia difficile svolgere una determinata professione. Attraverso tale storia ho capito l’importanza e la necessità che qualcuno svolga per la tutela della collettività questo mestiere, alcune volte non sempre compreso.”.
Consideriamo lodevole che gli studenti continuino a interessarsi alle vicende di coloro che hanno perso la vita per affermare valori etici di spessore. I giovani che si dedicano con dedizione in tali percorsi didattici sicuramente meriterebbero maggiore attenzione.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU