Carlo Spinelli (IdD), una vera e propria filiera dello sfruttamento dietro la morte del bracciante agricolo a Latina
” Una filiera dello sfruttamento che parte dai paesi stranieri più poveri e si conclude spesso negli obitori delle città italiane”. E’ la dura denuncia del responsabile nazionale per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti che punta il dito sulle istituzioni che chiudono gli occhi di fronte allo sfruttamento dei lavoratori agricoli in gran parte stranieri per poi intervenire promettendo nuove regole e sanzioni per chi non rispetta i diritti dei lavoratori e non garantisce la sicurezza sul posto di lavoro
Roma 22 giugno 2024: “Lo sfruttamento dei lavoratori agricoli, soprattutto quelli stranieri, è un fatto risaputo da tutti, il fenomeno del caporalato è molto diffuso e spesso c’è chi chiude gli occhi di fronte a situazioni che travalicano i confini della legalità, con diritti violati dei lavoratori e dispositivi di sicurezza praticamente assenti”. Sono le parole di Carlo Spinelli responsabile nazionale per la Politica Interna del movimento Italia dei Diritti che in una nota dice la sua in merito al grave episodio che ha visto la morte di un bracciante agricolo indiano in un campo nella provincia di Latina. ” Pagati al massimo 4 euro l’ora con un orario lavorativo che varia tra le 11 e le 16 ore al giorno – prosegue Spinelli – questi poveri cristi sono costretti a lavorare infrangendo le più elementari norme di sicurezza, a volte senza poter disporre neanche di un bagno dove poter adempiere alle proprie esigenze fisiologiche. Queste situazioni non sono certo sconosciute ma i datori di lavoro spesso la fanno franca forse perché protetti dal solito sistema italico delle mazzette elargite a chi ha il compito di controllare la situazione lavorativa nei campi agricoli. Poi quando succede la tragedia, tutti cadono dalle nuvole facendo finta di non sapere, promettendo nuove regole, controlli più accurati e sanzioni più severe. Purtroppo nel nostro Paese non è una novità chiudere le stalle quando ormai i buoi sono scappati, e questo è successo per l’ennesima volta e c’è voluta la morte di un trentunenne indiano per poter riaccendere i riflettori troppo spesso spenti, su un problema che si protrae ormai da anni. Il comportamento poi del datore di lavoro del povero indiano morto – va avanti ancora Spinelli – ci fa capire come questi sfruttatori considerino la vita umana, praticamente nulla; non si fanno scrupoli nel lasciar morire una persona, figuriamoci se hanno la coscienza di riconoscere la dignità di chi lavora nei loro campi per due soldi. Dietro a tutto questo comunque c’è un discorso più complesso secondo me, a iniziare dall’immigrazione clandestina che serve a fornire manodopera da sfruttare in nero con la promessa che un giorno saranno messi in regola per consentire loro di ottenere un permesso di soggiorno regolare nel nostro Paese come nel caso del lavoratore indiano deceduto a Latina. C’è poi la criminalità organizzata – continua ancora l’esponente IdD – che soprattutto nel sud e centro-sud sta dietro il caporalato che fornisce i lavoratori agricoli e c’è poi chi affitta le case che a volte sono locali fatiscenti, a gruppi di disgraziati incassando varie migliaia di euro. Si crea quindi una vera e propria filiera dello sfruttamento che parte dai paesi stranieri più poveri per concludersi, sempre più spesso, negli obitori delle città italiane e che a molti non conviene portare alla luce; e lo Stato nicchia. Adesso intervengono un po tutti sull’onda di questa disgrazia ma il timore è che, appena questa storia scivolerà nel dimenticatoio, le luci su questo problema si spegneranno nuovamente per poi riaccendersi – conclude Spinelli – alla prossima tragedia e anche in quell’occasione, tutti trasecoleranno come se tutto questo non fosse mai successo”.