di Umberto Zedda
Palestina e Ucraina, due facce della stessa medaglia… bucata
L’altra mattina sul blog Sardegna e Libertà, è stato pubblicato un articolo che non lascia tanto spazio all’interpretazione. Si discute dei bambini rapiti e dei soldati ucraini morti in guerra per mano della Russia e di come questo argomento non smuova gli animi, non crei lo stesso impeto che la questione palestinese provoca nella società. All’indomani della decisione del Parlamento americano di sanzionare l’ICC per il mandato di arresto nei confronti di alcuni membri del governo israeliano l’articolo punta il dito affermando che il sentimento antiamericano, citato nel suddetto, rappresenti l’unico motore che sveglia le masse da una ressa interminabile e non un vero e proprio impegno per i diritti umani.In verità appare chiaro che non si tratta di una sorta di “ribellione” verso il sistema ma di come la parabola del buon samaritano muti a seconda dei bisogni dei “buoni”.
La tragica situazione di guerra che si vive in Ucraina di giorno in giorno non sfugge all’attento osservatore che si chiede come ancora possa andare avanti e al contempo per quale assurdo destino i paesi europei abbiano tirato fuori un atteggiamento bellicistico che non si vedeva da quasi un secolo. Eppure i leader concentrano ogni loro discorso su come peggiorare la situazione e innalzare l’escalation ad un libello globale. Come fare? Magari concedendo armi a lunga gittata o addirittura inviando truppe europee per invadere il territorio russo. Ecco a voi, il piatto è servito.
Ma forse è troppo cotto
Occupare le università in nome di soldati che combattono con stemmi nazisti va contro tutti quei principi con cui siamo stati educati. Interrompere un comizio per concedere solidarietà ad un popolo che ogni giorno ottiene fiori di cannone a corta gittata e marce anticarro in nostro nome non rispecchia esattamente l’idea di pace che chi partecipa alle manifestazioni vuole raggiungere.
Non si organizzano comizi per concedere elicotteri Apache al popolo palestinese bensì per chiedere un cessate il fuoco e per porre un freno al genocidio che si sta perpetrando. E si, genocidio è la parola giusta. Quando si mette in moto un meccanismo di eliminazione e obliviazione di un popolo di quello si tratta ed è ciò che si compie a Gaza in questo momento con l’attuazione di un cambiamento geofisico del territorio, una volta in mano ai palestinesi, con l’affamare milioni di persone accusate di essere tutte affiliate ai terroristi.
La guerra è giusta
Ciò che si fa non solo in Italia in questo momento non è affermare il dogmatismo di cui parla l’autore dell’articolo, bensì di andargli contro: mentre in Parlamento si decidono norme fuori controllo il popolo si scaglia contro queste ingiustizie a rischio della sua stessa pelle. Se più del 50% della popolazione ritiene la concessione di armi all’Ucraina un affare controproducente non significa che non si provi solidarietà nei confronti di un popolo vittima di atrocità ma che risulta ormai chiaro che questa situazione è quantomeno conveniente al nostro paese, dimentico dei diritti umani.
E verrebbe spontaneo chiedersi come ci si senta ad elargire consigli senza considerare la situazione sociale attuale. Le fantomatiche libertà che impregnavano l’Europa tutta sono scadute, la verità è alla portata di tutti ma qualcuno ancora fatica ad afferrarla. La storia, se un giorno ce ne sarà una, ci dirà se la ragione ha prevalso.
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