(Adnkronos) –
Rafael Kauders, riservista di 39 anni, è il primo cittadino italo-israeliano nelle Forze di difesa israeliane (Idf) a essere stato ucciso sul campo di battaglia, e in particolare a seguito di un attacco di Hezbollah nel Nord di Israele. Ma Kauders non è l'unico italo-israeliano ad aver perso la vita dopo l'attacco di Hamas a Israele, bensì il quarto. Dopo l'attacco del 7 ottobre scorso tre cittadini con doppio passaporto che erano stati dati per dispersi sono stati successivamente confermati deceduti. Il primo del quale si è avuta certezza della morte è stato Evitar Kipnis, il cui corpo è stato trovato insieme a quello di altri 107 cadaveri giorni dopo l'assalto sferrato da parte di Hamas al kibbutz di Be'eri. Kipnis è stato identificato grazie all'esame del Dna il 17 ottobre e così è stato anche per la moglie, l'italo-israeliana Liliach Lea Havron, il cui corpo è stato trovato il 23 ottobre.
Lilach Lea Havron era nata nel kibbutz di Be'eri, a pochi chilometri dal confine con la Striscia di Gaza, e lì lavorava come assistente sociale mentre il marito, un artista, lottava da anni contro una malattia autoimmune. La madre di Eviatar Kipnis era nata in Italia, a Livorno, si era poi trasferita in Tunisia e da lì in Israele. La terza vittima è Nir Forti. Ventinove anni, nonna triestina e nonno milanese, Forti si trovava al rave party 'Supernova' a Re'im nel deserto del Negev, uno dei primi ad essere attaccato da Hamas. Insieme a lui è stata uccisa anche la fidanzata Shai Regev, con la quale era andato a convivere da pochi giorni. Forti era originario di Omer, 10 chilometri a est di Beer Sheva nel sud di Israele, e viveva da anni a Tel Aviv, dove lavorava come responsabile vendite presso la TytoCare, una startup di tecnologia medica. E' stato sepolto il 25 ottobre, pochi giorni prima del suo 30esimo compleanno, il primo novembre. Nir aveva prestato servizio nazionale per un anno in un kibbutz nell'Arava prima di arruolarsi nelle Forze di difesa israeliana (Idf) e prestare servizio nella Brigata Nahal. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Rafael Kauders, riservista di 39 anni, è il primo cittadino italo-israeliano nelle Forze di difesa israeliane (Idf) a essere stato ucciso sul campo di battaglia, e in particolare a seguito di un attacco di Hezbollah nel Nord di Israele. Ma Kauders non è l'unico italo-israeliano ad aver perso la vita dopo l'attacco di Hamas a Israele, bensì il quarto. Dopo l'attacco del 7 ottobre scorso tre cittadini con doppio passaporto che erano stati dati per dispersi sono stati successivamente confermati deceduti. Il primo del quale si è avuta certezza della morte è stato Evitar Kipnis, il cui corpo è stato trovato insieme a quello di altri 107 cadaveri giorni dopo l'assalto sferrato da parte di Hamas al kibbutz di Be'eri. Kipnis è stato identificato grazie all'esame del Dna il 17 ottobre e così è stato anche per la moglie, l'italo-israeliana Liliach Lea Havron, il cui corpo è stato trovato il 23 ottobre.
Lilach Lea Havron era nata nel kibbutz di Be'eri, a pochi chilometri dal confine con la Striscia di Gaza, e lì lavorava come assistente sociale mentre il marito, un artista, lottava da anni contro una malattia autoimmune. La madre di Eviatar Kipnis era nata in Italia, a Livorno, si era poi trasferita in Tunisia e da lì in Israele. La terza vittima è Nir Forti. Ventinove anni, nonna triestina e nonno milanese, Forti si trovava al rave party 'Supernova' a Re'im nel deserto del Negev, uno dei primi ad essere attaccato da Hamas. Insieme a lui è stata uccisa anche la fidanzata Shai Regev, con la quale era andato a convivere da pochi giorni. Forti era originario di Omer, 10 chilometri a est di Beer Sheva nel sud di Israele, e viveva da anni a Tel Aviv, dove lavorava come responsabile vendite presso la TytoCare, una startup di tecnologia medica. E' stato sepolto il 25 ottobre, pochi giorni prima del suo 30esimo compleanno, il primo novembre. Nir aveva prestato servizio nazionale per un anno in un kibbutz nell'Arava prima di arruolarsi nelle Forze di difesa israeliana (Idf) e prestare servizio nella Brigata Nahal. —internazionale/[email protected] (Web Info)