Il Florio non è mai stato “solo” un bar ed è un aspetto che ci teniamo a rivendicare: in dieci anni abbiamo sviluppato numerose iniziative in ambito culturale, insieme ad associazioni, operatori e amici, spaziando dall’editoria alla letteratura fino a fotografia, arte, illustrazione, grafica, dando accoglienza a tante e tanti, rivitalizzando uno spazio pubblico che è cresciuto insieme a noi.
Arrivati al decimo anno ci troviamo dunque totalmente impossibilitati a programmare qualsiasi attività, soprattutto le iniziative a carattere culturale, sullo stile che ci ha sempre contraddistinto. Infatti, in tempi brevissimi, potrebbe accadere che, dopo aver provveduto all’adempimento dell’ordinanza comunale relativa alla sospensione dei servizi all’aperto per 30 giorni, si attiverebbe una ulteriore sanzione di altri 30 giorni con decadenza della concessione.
Oltre al danno economico, dunque, siamo totalmente impossibilitati a garantire il lavoro alle e ai nostri dipendenti, con i quali da oltre un mese ci arrabattiamo per far sì che tutti, anche se con orari ridotti, possano lavorare. Ricostruiamo gli eventi: il 5 maggio del 2023 ci viene contestato da agenti della Polizia municipale che la musica, percependosi oltre le mura dell’attività, contravviene al regolamento cittadino relativo alla concessione del suolo pubblico per l’esercizio dell’attività di ristoro all’aperto in materia di inquinamento acustico.
Va altresì sottolineato che la suddetta visita della Polizia municipale è avvenuta fra le 20 e le 22, mentre era in corso una iniziativa a carattere editoriale. Il 18 dello stesso mese, sempre intorno alle 20, riceviamo una nuova visita con identica contestazione: in questo caso, era in corso l’inaugurazione dell’esposizione delle opere di un illustratore. Vorremmo richiamare l’attenzione sul fatto che le violazioni sono state rilevate in un orario in cui è praticamente impossibile arrecare disturbo ai residenti e alle altre attività commerciali della piazza. Luogo, va detto, che è stato riqualificato anche grazie alle nostre iniziative culturali.
Da quel momento in poi la nostra PEC si è riempita di comunicazioni amministrative, culminate con una revoca della concessione del suolo pubblico per ben 18 mesi: un anno e sei mesi senza i tavolini all’aperto che, per noi, sono la fonte primaria di introito e dunque di sopravvivenza. Ci teniamo a sottolineare che veniamo sanzionati sul fatto presunto che la musica, dall’interno del locale, sia fuoriuscita nello spazio della concessione pubblica in un orario in cui la piazza è particolarmente frequentata. In particolare, la piazza era gremita di persone, bambini vocianti compresi, accompagnati dalla musica di ragazzi che sostavano sulle panchine, ai quali, nonostante non siano clienti, garantiamo i servizi, come l’uso dei bagni.
È stata per noi logica conseguenza pensare che, a un così eclatante eccesso di zelo, dovessimo rispondere con un ricorso. Ricorso che, nel nostro caso, è arrivato fino al Consiglio di Stato: purtroppo quest’ultimo ha confermato quanto sancito precedentemente dal TAR, proiettandoci in una situazione che potrebbe portarci alla chiusura definitiva. Arrivati a questo punto, che sfiora evidentemente il parossismo, ci preme invitare l’Amministrazione a riflettere seriamente sulla questione, e di svolgere quella funzione di mediazione e di dialogo fra le esigenze delle varie anime della città: aspetto questo che dovrebbe essere alla base di una buona amministrazione e di una virtuosa convivenza tra cittadini, attività e istituzioni. Fondamentalmente crediamo che le attività come la nostra svolgano una funzione non solo commerciale ma anche sociale e che il nostro lavoro, come quello di tanti altri colleghi, dia un effettivo apporto al miglioramento della vivibilità della città e dei suoi spazi pubblici: è per questo che le nostre istanze dovrebbero essere ascoltate e valutate in base al bene collettivo, senza sottostare ai diktat di chi vede nello spazio pubblico un prolungamento della propria abitazione, sui quali vorrebbe esercitare pieno diritto.
Avremmo voluto raccontarvi punto per punto l’odissea che abbiamo vissuto nell’ultimo anno, tra sospensioni della concessione e consulti legali, ottimismo e panico, che ci hanno accompagnato ogni giorno da quel 5 maggio in poi (Napoleone docet…). A questo punto, crediamo che sia sufficiente avervi dato un’idea chiara dell’incubo che abbiamo vissuto e della pena spropositata che, di fatto, ci è stata comminata. Tutto questo per aver fatto uscire la musica, seppur a bassi volumi, dalle mura del locale, fino a raggiungere la strada: e questo avveniva tra le ore 20 e le 22. Riteniamo che, qualsiasi sia la maniera in cui andrà avanti e si definirà la vicenda, questo sia un affaire che non riguarda solo noi e gli amministratori ma anche coloro che, a partire dagli abitanti del quartiere, hanno frequentato attivamente le nostre iniziative. E chiunque abbia nel cuore la nostra città.