Lettera studentesca – Nuovi percorsi di abilitazione all’insegnamento
Alla Vostra cortese attenzione,Siamo un gruppo di studentesse e studenti che vorrebbero insegnare.
Abbiamo iniziato il nostro percorso di studi con l’intenzione di intraprendere la carriera nel mondo dell’insegnamento.
Come ben saprete, la Sardegna è una delle regioni in Italia con maggiore tasso di abbandono scolastico: parliamo di un 21% di studenti che lasciano la scuola secondaria, contro una media statale che si aggira intorno il 14%.
Scriviamo questa lettera di comune accordo, dopo un confronto con più di duecento studenti e studentesse che si trovano nella nostra stessa situazione, per denunciare il grave attacco che sta subendo il mondo della formazione e il diritto allo studio.
Con la recente riforma dei percorsi di abilitazione all’insegnamento è stato introdotto ufficialmente l’accesso a numero programmato per l’esercizio della professione. Nel nostro Ateneo, i posti previsti dal bando sono solo 980. I costi per l’accesso ai percorsi sono molto elevati e difficilmente sostenibili da noi studenti, molti di noi hanno a loro carico ancora sia le tasse universitarie sia i costi della vita da fuorisede, in un mondo dove l’inflazione fa crescere il costo della vita sempre di più.
Non condividiamo in alcun modo il piano finanziario approvato dal consiglio di amministrazione che prevede l’impiego del massimale pieno previsto dal decreto senza alcuna calmierazione, non tenendo conto in alcun modo della mozione presentata a Marzo durante la seduta del Senato Accademico, né delle segnalazioni dei singoli studenti oppure, ancora più banalmente del buonsenso che potrebbe scaturire dal ricordo dei vostri anni da fuorisede. Troviamo inconcepibile che il nostro Ateneo abbia escluso a priori la possibilità di introdurre un criterio di proporzionalità dei costi sulla base dell’ISEE, come già avvenuto in altri atenei (Bologna) o anche solo delle riduzioni dei costi rispetto al massimale pieno previsto dal decreto.
Questo è un vero e proprio attacco alle pari opportunità per l’accesso all’insegnamento. Questa riforma crea delle barriere economiche e di reddito e non meritocratiche, accentuando la forbice di disuguaglianza economica e di divario sociale.
Pertanto chiediamo a tutti di ascoltare: vogliamo, visto che tra l’altro siamo tra le regioni con il reddito pro-capite più basso d’Italia, che il massimale venga abbassato a 1500 euro per tutti, che su questa cifra vengano fatta una calmierazione in base all’ISEE, che siano disponibili delle borse di studio per gli studenti più meritevoli e/o con redditi molto bassi, e che sia possibile una rateizzazione. Chiediamo inoltre che venga tolto l’accesso a numero programmato per l’esercizio della professione, in quanto l’accesso alla formazione deve essere un diritto di tutti, inoltre non ha alcuna utilità, in quanto sarà il concorso pubblico a decidere quali saranno gli insegnanti che passeranno di ruolo e chi no e non uno sbarramento a priori. Chiediamo inoltre che la tassa da pagare per accedere all’esame sia al massimo di 30 euro, come in quasi tutte le regioni d’Italia, è inconcepibile e inaccettabile che in una delle regioni con il reddito più basso d’Italia dobbiamo pagare più del triplo.
Per il futuro invece vogliamo che questi 60 crediti, inclusi di tirocinio, siano integrati nel percorso di studi, come ad esempio accade per scienze della formazione, magari inizialmente facendo una magistrale di 2 anni + 1, per tutti gli studenti e le studentesse che vorranno insegnare, e lentamente facendo in modo che questi stessi esami e il tirocinio vengano assorbiti all’interno dei 5 anni di studi.
Ascoltate il nostro appello: non possiamo lasciare che questa riforma dallo spiccato taglio classista passi inosservata.
Le studentesse e gli studenti dell’università di Cagliari.