Sanità, Piano Abbattimento Liste di Attesa
Sanità, Piano Abbattimento Liste di Attesa, Ceccarelli (Coina): «Prima Decreto, poi Disegno di Legge, adesso ci sono entrambi. Il Governo e il gioco delle tre carte non giovano al Sistema Salute. La montagna ha partorito l’ennesimo topolino».
ROMA 5 GIUGNO 2024 – «Rischia di trasformarsi in un vero e proprio bluff il tanto atteso piano di abbattimento delle liste di attesa, che doveva essere “il fiore all’occhiello” della strategia politica del Governo Meloni, inutile nascondersi, per guadagnare terreno in vista dell’imminente voto europeo.Nei giorni scorsi, come previsto da sindacati come il nostro, il Ministro della Salute Schillaci, che pure, bisogna ammetterlo, ci ha messo la faccia su questo progetto, è andato incontro a un brusco risveglio. Non vogliamo affatto crederci, non possiamo pensare che Schillaci non sapesse da tempo che ci sarebbe stato un ostacolo enorme da superare, ovvero quello delle coperture finanziarie.
I numeri non mentono. I fondi extra relativi al 25% in più del Fondo Sanitario Nazionale non possono piovere dal cielo. In cassa, il MEF, è stato chiaro, ci sono solo 300 milioni di euro da stanziare.
La sensazione, a conclusione dell’ultimo Consiglio dei Ministri, quasi totalmente incentrato sul delicato tema sanità, è che il Governo si sia letteralmente arrampicato sugli specchi, altrimenti, vista la situazione, non si sarebbe seguito questo iter, ovvero quello di presentare un Piano, per metà Decreto urgente, per metà Disegno di Legge, con il primo passaggio che contiene ben poche novità».
Così esordisce Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo.
«Da una parte un Decreto urgente, che a nostro avviso contiene ben pochi cambiamenti, vedi ad esempio, ripetiamo, le visite e gli esami nei fine settimana (molte Regioni già offrono questa possibilità il sabato e nei festivi), dall’altro c’è un Disegno di Legge dai tempi molto più lunghi, per il quale bisognerà di fatto trovare risorse aggiuntive che ad oggi non ci sono», continua Ceccarelli.
L’esecutivo ha provato in parole povere a giocarsi entrambe le carte, anche se è poco chiara e soprattutto appare inefficace la linea che si intende seguire.
La strategia del duo Schillaci-Gemmato. Per salvare il piano dell’abbattimento delle liste d’attesa, ieri in Consiglio dei ministri, sono stati presentati, dal titolare della Salute, Orazio Schillaci, sia un decreto legge con i provvedimenti più urgenti, sia un disegno di legge per misure più strutturali.
Le misure che il Governo ha deciso di mettere in campo per cercare di risolvere l’annoso problema sono oggetto di due distinti provvedimenti. La parte relativa all’urgenza riguarda come detto anche le visite nei fine settimana per alleggerire la pressione.
In parole povere il Governo ha scorporato in due parti il piano liste di attesa, allo scopo di avviarne in tempi brevi almeno una parte. Rimane sempre ovviamente apertissima la questione delle risorse, che di fatto non possono piovere dal cielo.
Intanto le Regioni insorgono e di certo sindacati come il nostro non staranno a guardare e non eviteranno di dire la loro con coraggio e coerenza. Dagli esponenti dei Governi Regionali arrivano parole di fuoco: “Ad oggi appare quanto mai inutile la decretazione di urgenza per misure che molti di noi già adottano, come gli esami nei fine settimana”.
«La montagna, in parole povere ha partorito ancora una volta un topolino, dice ancora Ceccarelli.
Il nostro timore ad oggi è più reale che mai: soprattutto è sostanziato oltre che dalla mancanza di fondi, dalla legittima sensazione che si sia voluto mettere in piedi in fretta e furia un Decreto “striminzito”, con poche novità sostanziali, e soprattutto con le esigue risorse a disposizione, in attesa che poi prenda piede il Disegno di Legge, per il quale i tempi, ripetiamo, sono molto più lunghi. Non vorremmo che a pochissimi giorni dal voto si agisca al solo scopo di poter dire “ecco a voi il piano abbattimento liste di attesa”.
Serve di certo ben altro per risanare la sanità italiana, occorre trovare ingenti risorse extra, occorrono investimenti massicci, mirati e urgenti allo scopo di alzare nettamente il livello della qualità delle prestazioni sanitarie e soprattutto serve avviare finalmente un percorso di valorizzazione economica e contrattuale, degno di tal nome, per i nostri professionisti sanitari», conclude Ceccarelli.