Tragedia nel carcere di Bancali, a Sassari. Un detenuto di circa 45 anni, si è tolto la vita in una cella del penitenziario.“Un detenuto ricoverato presso il SAI – Servizio di assistenza intensificato che assicura assistenza sanitaria a detenuti – si è impiccato. Il tutto è successo alle ore 15. 30, l’uomo aveva 45 anni ed era italiano. L’Agente sul piano pare si dovesse occupare della sorveglianza della II Sezione, III Sezione, Box e della sorveglianza del SAI. Al momento non abbiamo altre notizie”. Il sindacalista evidenzia che “episodi simili, in un certo modo, portano con sé il fallimento del sistema penitenziario, talvolta incapace di intercettare il disagio dei più fragili che vedono nell’estremo gesto l’unica via d’uscita. Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”.
Il Segretario Generale SAPPE Donato Capece richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che ha sottolineato come “il suicidio di un detenuto costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Ma per qualcuno è stato evidentemente più facile fare eleggere al Parlamento europeo solamente una delle migliaia di persone italiane detenute all’esterno, non si sa bene scelto in base a quali meriti, ed avere così l’alibi di poter dire di occuparsi dei problemi del carcere…”. Il leader nazionale del SAPPE è lapidario nella denuncia: “Due detenuti che si tolgono la vita in carcere in un giorno, a Torino ed a Sassari, più di quaranta dall’inizio dell’anno, devono fare seriamente riflettere. Sono vittime innocenti di un disagio individuale a cui non si riesce a fare fronte nonostante gli sforzi e l’impegno degli operatori, in primis le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che il carcere lo vivono nelle sezioni detentive“.