UMEM e AMSI presentano la terza edizione del Congresso Internazionale in Egitto sulla Salute in Africa
60mila visitatori, 1500 relatori e 500 aziende per discutere della sanità africana ed intensificare la cooperazione internazionale nella sanità.
Aodi: «Le parole d’ordine sono senza dubbio formazione, ricerca, avanguardia, prevenzione, per vincere le sfide che attanagliano l’Africa da sempre. Indispensabile rafforzare la cooperazione internazionale da parte dei Paesi più forti verso quelli più deboli e combattere la fuga all’estero dei professionisti della sanità africani».
UMEM e AMSI presentano la terza edizione del Congresso Internazionale in Egitto sulla Salute in Africa
ROMA 3 GIU 2024 – Con l’inizio tanto atteso, nella giornata di domani e fino al 6 giugno, della Terza Edizione del Congresso Internazionale sulla Salute Africano che si tiene in Egitto, il Prof. Foadi Aodi, in veste di Presidente di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, nonché come Presidente di Umem Unione Medici Euromediterranea (presente in 120 paesi) e di Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, sotto l’egida del Movimento Internazionale Uniti per Unire, e prima di tutto anche in qualità di esperto ultra ventennale di problematiche di salute globale e con l’esperienza acquisita con il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Roma e con la collaborazione della Fnomceo dal 2002, è in queste ore impegnato in interviste con numerosi media africani e nei paesi arabi.
Aodi intende esprimere il suo punto di vista su quanto sta accadendo nel continente e lavora alacremente per aggiornare i media sulle recenti indagini che fanno capo alle sue associazioni.
Ricordiamo che, nei fatti, il Ministero della Salute e della Popolazione egiziano ha dichiarato, in una nota, che nel 2023 sono stati costruiti e sviluppati 30 ospedali e che l’obiettivo per il 2024 è aggiungerne altri 20 sparsi in undici governatorati.
Il budget stanziato è di 10,9 miliardi di sterline (oltre 220 milioni di dollari) grazie ai quali verranno creati 2.747 posti letto, di cui 459 in unità di terapia intensiva e alle strutture saranno forniti 527 dispositivi per dialisi, 441 incubatrici e 96 sale operatorie.
«Siamo di fronte ad una occasione importantissima per il presente e il futuro della sanità egiziana e di tutto il continente africano. All’evento parteciperanno più di 500 aziende sanitarie, mediche, scientifiche e farmaceutiche. Ci si attende la presenza di 60mila visitatori da oltre 100 paesi nel mondo, con l’organizzazione di oltre 350 convegni, con 1200 relatori egiziani e 150 stranieri. Ci saranno oltre 300 stand espositivi di divulgazione scientifica. Lo scopo di fondo è intensificare la conoscenza, in Africa, sulle recenti evoluzioni del mondo sanitario, aprendo la strada anche in Africa alla tecnologia e al digitale, allo scopo di affrontare nel migliore dei modi le nuove sfide che attendono il continente.
L’obiettivo comune è sicuramente quello di combattere le patologie più gravi e contribuire ad abbassare il prezzo dei farmaci, una piaga che di certo attanaglia la debole sanità dei paesi africani, che non può prescindere dal sostegno e dall’aiuto dell’Europa, attraverso mirati progetti di cooperazione internazionale.
Siamo di fronte, senza dubbio alcuno, all’evento sanitario annuale più importante del mondo africano, allo scopo come detto di intensificare le relazioni internazionali per sostenere i paesi bisognosi.
Dall’inizio del Covid, come Amsi e Umem, ci siamo costantemente impegnati, per combattere le pandemie, a promuovere una buona cooperazione sanitaria globale che possa ridurre nettamente le distanze tra l’Europa, gli Stati Uniti e i paesi anglofoni da una parte, e continenti come Africa, Asia e America Latina.
Le emergenze sanitarie nelle nazioni meno sviluppate sono ignorate e sottovalutate e questo non possiamo certo permettercelo.
Da qui ai prossimi 15 anni, l’Unione Africana si pone l’obiettivo di modernizzare l’industria farmaceutica, quella ospedaliera e di rendere maggiormente efficienti i sistemi sanitari dei paesi che ne fanno parte, migliorando le strutture e formando professionisti sempre più efficienti, combattendo i pericolosi esodi sanitari.
Nel corso degli anni, più forti diventeranno le organizzazioni sanitarie e maggiore sarà la competenza dei professionisti africani, minore sarà il gap con i paesi europei e con gli Stati Uniti che hanno il dovere di non lasciare sola l’Africa.
Le parole d’ordine sono senza dubbio formazione, ricerca, avanguardia, prevenzione, per vincere le sfide che attanagliano l’Africa da sempre, come le morti premature per fame e povertà e mancanza di igiene, le malattie sessualmente trasmissibili, le malattie infettive che diventano nemici agguerriti per mancanza dei vaccini e dei farmaci, i decessi dei bambini che sono all’ordine del giorno.
Non c’è altra strada, se non quella come indicato da tempo da noi di Amsi, Umem e Uniti per Unire, di aumentare il sostegno da parte dei paesi ricchi verso i paesi più deboli. La politica internazionale può e deve fare di più. Così come non possiamo evitare di ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a rimandare gli impegni importanti e ha perso di recente una nuova occasione per dare una svolta alla sanità mondiale, combattendo in primis le diseguaglianze e le pandemie, così come la distanza tra paesi poveri e paesi ricchi».
Il Prof. Aodi continua a lanciare il suo appello per arginare i deserti sanitari e bloccare la fuga di professionisti sanitari dai paesi più deboli verso l’Europa.
Per arrivare a questo occorre creare le condizioni affinché medici e infermieri africani e non solo rimangano a lavorare nelle proprie nazioni, a partire da salari decisamente più dignitosi.
Così il Prof. Foad Aodi, Esperto in Salute Globale, Presidente di Amsi, Co-Mai e del Movimento Uniti per Unire, nonché Docente di Tor Vergata, membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma, nonché Direttore Sanitario del Centro Medico Iris Italia e Membro del Comitato Direttivo AISI.