Ubu re e quel nemico da inventare che serve a conservare il potere dei più forti.
Al carcere di Uta, gli allievi attori detenuti in regime di Alta Sicurezza,
mettono in scena una tra le più classiche storie dell’arroganza di chi governa.
Venerdì 28 giugno, sotto la direzione del Cada Die Teatro,
un’importante tappa della VI edizione del progetto nazionale Per Aspera ad Astra
Venerdì, al carcere di Uta, vanno in scena gli allievi attori detenuti in regime di alta sicurezza diretti dal Cada Die Teatro per il progetto nazionale Per Aspera Ad Astra
Venerdì 28 giugno nella biblioteca della Casa circondariale “Ettore Scalas” di Uta si terrà un’importante tappa della VI edizione di Per Aspera Ad Astra. Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza, il progetto nato nel 2018 e in corso ancora oggi in 15 carceri italiane sotto la direzione di altrettante compagnie teatrali italiane. In Sardegna è coinvolto il Cada Die Teatro.
Con lo spettacolo Ubu re saliranno sul palco 8 allievi attori detenuti in regime di Alta Sicurezza, accompagnati da 3 allievi attori della Scuola di Arti Sceniche La Vetreria, diretti da Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu. Per ragioni di sicurezza sono ammessi ad assistere i compagni degli attori in scena, sempre della sezione AS, educatori e psicologi dell’istituto e professionisti che operano in ambito carcerario. «Con Alessandro Lay del Cada Die, abbiamo adattato e attualizzato il testo immortale di Alfred Jarry, che mette in ridicolo le nefandezze dei potenti. In momenti di crisi i governanti, per conservare il proprio status, sono costretti a inventarsi un nuovo nemico in modo da stringere il proprio popolo in una convinta azione di difesa di non si capisce bene cosa. È storia antica, ma oggi quanto mai attuale» racconta Piludu.
Il laboratorio teatrale
Padre Ubu è un sovrano prepotente, rozzo, vile, cinico, innamorato del potere, capace di tutto pur di non rinunciare alla corona strappata a re Venceslao. Quando il popolo si accorge di essere caduto tra le grinfie di un re ancora più infingardo del suo predecessore, mostra insofferenza e Ubu deve trovare il modo di tenerlo a bada. Su suggerimento della ancor più feroce moglie, convince i sudditi di una grave minaccia che incombe su di loro: un popolo straniero, acerrimo nemico, dal quale ci si deve difendere e salvare. L’epilogo è purtroppo scontato, il popolo andrà in guerra e sarà sconfitto, mentre i potenti, al riparo dal conflitto, fuggiranno con il tesoro dello Stato.
Il laboratorio teatrale, sostenuto da Fondazione di Sardegna, CPIA 1 Cagliari e Fondazione Malagutti, è parte fondante della VI edizione del progetto. «Abbiamo lavorato in carcere per circa 9 mesi, non senza difficoltà dovute di volta in volta a questioni contingenti – spiega Mascia -. Nonostante le tante complicazioni nel fare teatro in carcere, siamo soddisfatti dell’impegno di tutti e ringraziamo i vertici della struttura che ci accordano sempre molta fiducia permettendoci di continuare». Per Aspera ad Astra è un progetto promosso da Acri e sostenuto da 11 Fondazioni di origine bancaria, che ha coinvolto finora oltre 1.000 detenuti che partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci.
Le scene e i costumi sono di Alessandra Fadda, Mario Madeddu e Marilena Pittiu, il suono di Matteo Sanna, le luci di Emiliano Biffi, la direzione tecnica di Giovanni Schirru.