Il carcere cagliaritano di Uta è nel caos: lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria a seguito delle folli intemperanze di un detenuto che si è reso protagonista di gravi eventi critici. Ma i problemi non riguardano solamente la gestione dei detenuti, come riferisce Luca Fais, segretario per la Sardegna del SAPPE: “Il carcere di Cagliari sta diventando il contenitore di detenuti facinorosi provenienti dal resto della Penisola. Stiamo chiedendo con forza che i soggetti ingestibili, che da diverso tempo creano disordini e minano la l’ordine e la sicurezza, vengano trasferiti, perché oramai non possono più essere ristretti nell’istituto”, spiega, e cita gli ultimi episodi che hanno visto per protagonista un cittadino rumeno di 25 anni, ergastolano, proveniente da meno di due mesi dalla Sicilia e trasferito a Uta sempre per episodi di gravi violenze.
Cagliari, carcere di Uta nel caos: detenuto aggredisce poliziotti e minaccia operatori sanitari
“Il SAPPE è profondamente preoccupato per la sicurezza e il benessere sia del personale di Polizia penitenziaria che per quello sanitario e del comparto ministeriale proprio a causa del comportamento sempre più violento di questo soggetto che, lunedì, ha causato un tumulto nella sezione utilizzando una gamba di un tavolo come arma, per contenere il quale si è reso necessario l’intervento di più Agenti di polizia per disarmarlo ed accompagnarlo nella sua cella, dove anche un sottufficiale ha dovuto richiedere le cure perché colpito al fianco“, racconta il sindacalista.
“Il giorno dopo, poi, durante un incontro con il capo dell’area trattamentale, un educatore e un mediatore culturale, ha inizialmente espresso il desiderio di comportarsi in modo adeguato e ha formulato specifiche richieste per un impiego stabile e una cella singola. Tuttavia, quando è stato confrontato con le clausole comportamentali riguardanti la convivenza con gli altri detenuti, è diventato violento e ha insultato l’operatore penitenziario. Ha rovesciato un tavolo sulla responsabile dell’area, ha rivolto insulti e minacce omofobi verso l’operatore penitenziario. Inoltre, ha distrutto un monitor del computer.
Al suo ritorno nella sezione, ha cercato di utilizzare di nuovo un manico di scopa come arma contro gli agenti di polizia, ma grazie all’intervento tempestivo del personale, non è riuscito a fare del male e veniva riaccompagnato nella propria. Successivamente, quando lo psicologo, lo psichiatra e il medico di sezione sono passati davanti alla sua cella, ha insultato il personale medico e ha cercato di lanciare una padella d’acqua contro il medico di sezione, bagnando anche il personale di polizia presente”. “Lavorare così è impossibile”, denuncia Fais, il quale evidenzia che agli Agenti di Uta Inoltre “non vengono pagate le competenze per i servizi di missione da più di un anno e mezzo, per non parlare degli straordinari, che vengono retribuite in minima parte rispetto all’effettiva consistenza”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, torna a denunciare che “la situazione nel carcere di Uta e nelle altre carceri sarde è allarmante. Il personale è sempre meno, anche a seguito di questi eventi ormai all’ordine del giorno. Stiamo vivendo un’estate di fuoco e, se non si prenderanno immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi, sarà sempre peggio.
Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?”. “Non è più rinviabile”, conclude il leader del SAPPE, che per questo si appella alle Autorità istituzionali e politiche, “dotare al più presto anche la Polizia Penitenziaria del taser e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.
Roma, 17 luglio 2024