Carceri: estate molto difficile in Sardegna. Impennata di presenze a Cagliari-Uta 119,6% – a Sassari-Bancali 110,5%. Stranieri 24,7% donne 2,3%. Non è un’isola felice
“Si annuncia un’altra estate difficile per le persone private della libertà in Sardegna e detenute nelle carceri. Oltre al caldo torrido, detenute e detenuti e personale dovranno fare i conti con il sovraffollamento e le sue conseguenze. Nelle due case circondariali più grandi dell’isola, infatti il numero dei ristretti ha superato abbondantemente quello regolamentare di presenze, rendendo quindi difficile il loro percorso trattamentale”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” con riferimento ai dati forniti dal Ministero della Giustizia che fotografano la realtà isolana al 30 giugno e secondo i quali in Sardegna ci sono 2.614 posti per 2.160 detenuti.
“I numeri non corrispondono alle condizioni di vivibilità. La realtà penitenziaria sarda è, come sempre, caratterizzata da una distribuzione dei detenuti concentrata negli Istituti “chiusi”, mentre le Case di Reclusione all’aperto sono quasi vuote. Il Ministero insiste nel sostenere che in Sardegna non c’è sovraffollamento ma in realtà i numeri assoluti appaiono ingannevoli perché non corrispondono a quelli riscontrabili all’esame degli Istituti. La situazione più difficile – osserva Caligaris – si registra infatti ancora una volta a Cagliari-Uta dove a fronte di 561 posti regolamentari ci sono 671 detenuti (29 donne) (119%), un vero e proprio record negativo di presenze. Gli fa eco la Casa Circondariale di Sassari-Bancali dove ci sono 502 detenuti (21 donne) a fronte di 454 posti.
Un aumento di detenuti anche stranieri. In Sardegna sono complessivamente 535 ma oltre 300 sono divisi tra gli Istituti di Cagliari e Sassari. La situazione è ancora più delicata e difficile se si considera che nessuna delle due carceri ha un Direttore stabile. A Cagliari copre la reggenza Marco Porcu, impegnato anche in qualità di Vice Provveditore, visto anche che Mario Antonio Galati in Sardegna ha solo un incarico “a scavalco” con il Piemonte dov’è nel frattempo diventato titolare. Quasi una beffa per l’isola che sperava di avere un Provveditore a tempo pieno.
A Sassari invece a reggere le sorti di Bancali c’è Francesco Cocco, che ricopre il ruolo di Direttore “a tempo” nel senso che è provvisorio, soltanto per qualche mese, giusto per permettere ai colleghi di poter fruire delle ferie. In sofferenza anche Tempio Pausania (169 detenuti per 170 posti. Insomma un disastro!”.
“Agli antipodi la situazione nelle tre Colonie Penali dove sono disponibili complessivamente 598 posti ma ci sono solo 293 persone (187 straniere – 64%). Sorprende che il Ministero e il Dipartimento non prendano in esame questa situazione paradossale. Un nodo irrisolto ormai da oltre un decennio, frutto anche del mancato investimento su spazi e luoghi che potrebbero davvero cambiare in meglio la vita di chi deve scontare una pena e perfino del personale. L’abbandono dei capannoni e le scarse produzioni stanno rendendo antieconomiche le Colonie, impedendo anche negli spazi destinati al lavoro una detenzione finalizzata al recupero sociale, secondo i dettami della Costituzione. Insomma oggi la Sardegna paga caro un controsenso fatto di ampi spazi abbandonati”.
“Certo è che si dovrebbe alzare una voce autorevole – conclude la presidente di SDR ODV – dal mondo politico isolano per far capire che la Sardegna non può continuare a essere considerata una Colonia Penitenziaria, senza voce in capitolo, dove ai doveri non corrispondono diritti. A nulla giova affermare che l’isola non registra sovraffollamento quando il personale è deficitario, il sistema è lasciato al senso di responsabilità dei singoli e non ci sono le condizioni per garantire i diritti di tutti”.
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