Aodi: «Il DL carceri deve essere solo la punta dell’iceberg di un progetto, ci auguriamo, più ampio, per combattere l’immigrazione irregolare e promuovere l’immigrazione qualificata, con l’inclusione, l’integrazione e con il rispetto reciproco a 360 gradi».
Decreto Carceri, Aodi (Amsi): «Passi in avanti del Governo con la creazione di strumenti per umanizzare maggiormente la vita dei detenuti»
ROMA 4 LUG 2024 – «Non possiamo che rivolgere un plauso al Governo e al Ministro della Giustizia Nordio, per la recente approvazione del Decreto Carceri, con al primo posto il principio e il percorso della maggiore umanizzazione nella gestione del detenuto, che è tra quelli indicati da tempo da noi di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, Umem, Unione Medica Euromediterranea e Movimento Internazionale Uniti e per Unire.
Non possiamo dimenticare, infatti, come da nostre indagini, che il tasso di avvenuti suicidi in carcere è drammaticamente pari a 8,7 ogni 10.000 persone detenute. Dopo il 2022, l’anno da record con 85 suicidi accertati, il 2023 e il 2024 continuano a registrare numeri impressionanti. Nel 2023 sono state almeno 701 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un Istituto di pena.
I soggetti con problemi di tossicodipendenza nelle carceri, nel 2023, hanno sfiorato il 30%.
I detenuti con problemi psichici che hanno tentato il suicidio sono sempre più in aumento. Il suicidio è la prima causa di decesso nelle nostre carceri.
Costruire, quindi, percorsi di detenzione dove l’aspetto umano è al primo posto, mettendo in atto strumenti idonei a verificare costantemente i percorsi di cura di chi vive dietro le sbarre, rappresenta certamente un passo in avanti fondamentale, che rispecchia a pieno le battaglie che noi portiamo avanti da tempo.
Noi di Amsi chiediamo al Governo, nelle nostre carceri italiane, una maggiore presenza di agenti di polizia per garantire in modo più efficace l’ordine, nonché occorre aumentare, secondo noi, la presenza sia dei professionisti sanitari, al fine di prendersi maggiormente cura, ad esempio, dei soggetti con dipendenze da droghe o problemi psichici, nonché occorre implementare la presenza di figure specializzate, come psicologi, psichiatri, educatori-mediatori culturali, medici di origine straniera per abbattere la barriere linguistiche, ginecologi nel caso delle carceri femminili, per offrire percorsi che possano contribuire a sostenere il detenuto non solo nel fisico, ma anche nella mente, tenendosi costantemente aggiornati sul suo stato di salute psichico, proprio per arginare sul nascere i suicidi, e favorendo anche, con percorsi di educazione e prevenzione, il reinserimento sociale di chi sconta una pena.
Non dimentichiamo, infatti, che il 31,3% di detenuti, nel nostro Paese, è di origine straniera e che in alcuni casi, alla base del delinquere, ci sono le storie di soggetti che, arrivati qui con il sogno di un futuro migliore, dopo settimane di viaggio su una barca fatiscente, non trovano le condizioni ideali di integrazione.
Tutto questo non rappresenta una giustificazione all’atto criminale che condanniamo come abbiamo sempre fatto, dal momento che Amsi, Umem e Uniti per Unire mettono ai primi posti la legalità, ma non possiamo non spronare, ancora una volta, a interventi mirati e risolutivi, sia il Governo che l’Europa, dove il 15% della popolazione carceraria è rappresentata da immigrati.
Non smetteremo mai di sottolineare e soprattutto di combattere per una netta distinzione tra buona immigrazione e lotta all’immigrazione irregolare. Da una parte evidenziamo, da tempo, la necessità della politica di aprire le porte ai giovani stranieri con un buon titolo di studio e con la possibilità di rappresentare una risorsa per il nostro mondo del lavoro, dall’altra parte combattere l’immigrazione irregolare vuol dire, da parte dell’Italia e dell’Europa, fermare lo sfruttamento degli esseri umani e una volta per sempre bloccare gli sbarchi dei migranti irregolari, e arginare così gli esodi incontrollati, risolvendo tutte le cause all’origine del fenomeno, fortificando le cooperazioni internazionali per far crescere l’economia, l’istruzione, la sanità dei Paesi più deboli, e creare quindi le condizioni “per aiutarli a casa loro ma sul serio ed in modo concreto”, come noi di Amsi invochiamo da tempo».
Così il Prof. Foad Aodi, Esperto in Salute Globale, Presidente di Amsi, Co-Mai e del Movimento Uniti per Unire, nonché Docente di Tor Vergata, membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma, nonché Direttore Sanitario del Centro Medico Iris Italia e Membro del Comitato Direttivo AISI.