Carceri: grave episodio omofobo contro operatori penitenziari a Cagliari-Uta
“Un giovane straniero, T.P., 25 anni, ergastolano, detenuto nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta, si è reso responsabile di un grave atto di omofobia nei riguardi di un operatore penitenziario. L’episodio, con espressioni dispregiative, epiteti volgari e minacce, si è verificato durante un incontro volto a determinare le opportunità offerte dall’Istituto per favorire una sua più proficua detenzione”. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” facendo notare che “il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, nonostante il carcere cagliaritano abbia superato il limite regolamentare (119%), continua a inviare detenuti, in particolar modo quelli che manifestano segnali di instabilità emotiva”.
“T.P. – osserva Caligaris – arrivato dalla Sicilia, dove peraltro aveva già manifestato atteggiamenti aggressivi in diverse strutture detentive, è giunto a Cagliari-Uta a metà maggio. Il comportamento del giovane è apparso da subito poco incline al contenimento delle emozioni. In più occasioni ha infatti assunto maniere irriverenti nei confronti dei Sanitari e del Personale della Polizia Penitenziaria. Ha tuttavia insistito per poter avere un colloquio con la responsabile dell’Area Trattamentale, il Mediatore culturale e l’Educatrice di riferimento”.
“Nella prima parte dell’incontro, dopo aver dichiarato la sua intenzione di comportarsi adeguatamente, T.P. – ricorda l’esponente di SDR ODV – ha espresso le sue richieste specificando la sua necessità, in quanto condannato all’ergastolo, di poter avere un lavoro stabile e una cella singola. Sembrava che il colloquio potesse evolvere positivamente finché non gli si sono frapposte delle clausole comportamentali di convivenza con altri detenuti. Incapace di reggere il confronto, il giovane ha rovesciato il tavolo sulla Responsabile dell’Area Educativa e ha inveito contro tutti gli operatori esprimendo pesanti apprezzamenti omofobi. E’ riuscito a distruggere un monitor e si è impossessato di un bastone. L’uomo poi è stato bloccato dagli Agenti e accompagnato in cella di isolamento”.
“La situazione è stata contenuta e ricomposta ma l’episodio non può lasciare indifferenti. Intanto non è chiaro il perché del trasferimento in Sardegna di una persona che aveva già manifestato profondo disagio nella permanenza in carcere. Non è difficile immaginare che i continui trasferimenti da un Istituto a un altro lo abbiano esasperato accentuandone l’irascibilità del carattere. Il grave episodio omofobo ha inoltre evidenziato il gap culturale che permane soprattutto nei circuiti detentivi quando mancano interventi riabilitativi fondati sul rispetto della persona.
E’ evidente che le continue aggressioni nei confronti degli operatori non possono essere risolte moltiplicando i trasferimenti ma appare singolare – conclude Caligaris – che le persone detenute con gravi disagi relazionali vengano spedite in Sardegna come pacchi postali. Il DAP non può continuare a usare gli Istituti Penitenziari isolani come spazi per liberarsi di persone scomode senza sentirsi in dovere di garantire il personale adeguato. Il caldo di questi giorni, con celle colme di uomini e donne e la riduzione delle iniziative trattamentali dovute alle ferie non aiutano a vivere la detenzione ai reclusi e condizionano negativamente il lavoro degli operatori”.
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