Il gas naturale ha recuperato competitività sui derivati petroliferi, ma i contesti geopolitici, la crisi climatica e le ondate di calore che stanno investendo varie parti dell’Europa comportano ampi margini di incertezza, cui si aggiungono in Europa i costi delle compensazioni ambientali.
Aumenta il numero dei nuovi impianti di produzione in costruzione e annunciati, ma cresce anche la domanda asiatica trascinata dalla Cina, mentre aumentano i fuori servizio di impianti importanti.
L’annunciata revisione del Green Deal europeo potrebbe ridurre le incertezze sulle prospettive di consumo del gas, così come la possibile ripresa di produzione industriale potrebbe far crescere più del previsto la domanda europea.
L’inasprirsi della crisi ucraina potrebbe portare la fine delle forniture russe all’Europa nel prossimo inverno. Il cambiamento climatico in atto rischia di tradursi in inverni più freddi, anche se gli stoccaggi dovrebbero garantire margini di sicurezza.
La Germania ha avviato la sostituzione degli impianti galleggianti di rigassificazione con quelli a terra e sembra prepararsi a rifornire anche i Paesi dell’Europa centro orientale che ancora dipendono dal gas russo.
L’Italia ha sostituito la sua dipendenza dalla Russia con quella dall’Algeria mantenendo un alto rischio geopolitico. Non si parla più dell’hub per l’esportazione di gas da sud verso l’Europa in concorrenza con la Germania.
In questo contesto il nostro Paese, a due anni e mezzo dall’invasione dell’Ucraina, potrebbe non essere pronto a fronteggiare nuove possibili crisi geopolitiche e di mercato, né a sfruttare appieno le previste riduzioni di prezzo del gas nei prossimi anni.
Infine, CHE RICADUTE SUL MERCATO SMALL SCALE?