Luzza sottolinea che, “Quando la poesia nasce dall’essenziale calore dell’anima, dalle forti emozioni, dal turbinio interiore delle inquietudini e dal dolore autentico, e sa coinvolgere il lettore, lo rende complice e attento.
La Campanelli, nel suo libro descrive il demone della solitudine, la paura dell’abbandono, il
sacrificio, la propria libertà, mostra le mani che sanguinano per tutti i tentativi
inutilmente generati per trattenere qualcuno.
Ogni poesie canta le traversie umane con una misurata semplicità che stupisce.
Giuliana Campanelli, sembra quasi proteggere i suoi personaggi, e li trascina ai giorni nostri.
In Femminas, vengono descritti fedelmente i volti di ognuno, ogni gesto, ogni sguardo, sublima la
donna densa nei tratti. La poesia della Campanelli
svela un lungo viaggio, i cui versi prendono vita, attraversano ogni cammino
stilato in ogni forma per inebriare, ricordare, rimpiangere e mettere a nudo ogni lato oscuro delle persone.
Ogni poesia, descrive la passione nella forma più elevata, tra tormento e fragilità, in una mistica contemplazione la cui intensità celebra il lato più umano delle persone.
Giuliana Campanelli non è nuova ad interessare la critica, perchè le sue poesie sono quasi uno spaccato di tutto quello che riguarda una persona.
Ecco quello che ha scritto il critico Franco Luzza su Giuliana Campanelli e sulle sue doti di poetessa: “Quando la poesia nasce dall’essenziale calore dell’anima, dalle forti emozioni, dal turbinio interiore delle inquietudini e dal dolore autentico, e sa coinvolgere il lettore, lo rende complice e attento protagonista in ogni visione scenica, vuol dire che il sentimento poetico
penetra la pelle e incanta l’animo delle coscienze.
Sublimi sentimenti che l’autrice sarda Maria Giuliana Campanelli, nata ad
Oristano in Sardegna, terra di grandi poetesse quali, Grazia Deledda,
Marianna Bussalai, Maria Chessa Lai, mantiene con profonda esperienziale
coscienza la tradizione poetica.
Nel libro dal titolo Feminas, saggiamente versatile, assimilato alle vicende
umane, include un distillato universale de la femme vivante.
Un profondo stato d’animo che sgorga dal desiderio intimo del suo gentil core,
ove traspone l’ode del dolce stil novo in una tavolozza elegiaca adorna di vite
svelate da una suadente femminilità. Dicotomie profetiche tra Amore e Eros,
euritmie di note musicali che germogliano e amplificano, con audace emotività,
ogni lemma filtrata dal dolore. Un autentico spazio tempo che muove il senso
profondo dell’essere donna in una miracolosa adesione che afferra
pienamente i fermenti dell’amore in tutte le sue forme.
La Campanelli esalta la grande forza e la misera debolezza di ogni figura
femminile, descrive il demone della solitudine, la paura dell’abbandono, il
sacrificio, la propria libertà, mostra le mani che sanguinano per tutti i tentativi
inutilmente generati per trattenere qualcuno. Traspone abilmente sui volti tanta
umanità, baluardo di quelle fragilità che celebrano il culto delle donne a volte
dimenticate a volte sconfitte e bruciate nel rogo delle angosce, sacrificate
come atti votivi.
Ogni poesie canta la straordinarietà dell’universo vissuto dell’altrui fragilità con
una misurata semplicità che commuove ogni lettore. Delinea la giovinezza
rapita della dea dispensatrice di promesse fugaci, come desideri che rivelano
l’anima divoratrice di emozioni intinte di esperienze sconosciute. Versi che
svelano al lettore la tenerezza e le emozioni reali che imprigionano, attraggono
e definiscono con simultaneità l’umanità costruita attorno ad ogni limite, con un
potere purificante assoluto, appaganti e desiderosi fino a lambire l’immagine
sacra della pietas.
La poetessa coglie e protegge i suoi personaggi, li trasla nel loro tempo in
comunione con questo tempo, con la stessa fonte di pensiero che ha dato i
natali alla sua esperienza, concatenandoli al mistero della vita e al tempo
eterno che trascorre costellato dall’amore svelato.
L’evolversi di ogni prosa in Feminas ci fa comprendere la significazione dei
lemmi, la supplichevole e tenera autenticità della preghiera di fronte a chi si
specchia dinnanzi alla magnificenza del creato, l’esperienza del naufrago che
vede la terra e che riconosce in lontananza il porto sicuro nell’alma di queste
donne.
Sottilissimi fili delicati, posti in evidenza che mantengono le immagini legate
dinnanzi al nostro sguardo, che a volte s’incupisce, a volte splende e trema di
fronte al valore di ogni gesto spontaneo.
Descrive fedelmente i volti di ognuno, ogni gesto, ogni sguardo, sublima la
donna densa nei tratti a qualche volta avida nei sorrisi. Mostra la quotidianità
avvilente e le consegna al racconto iconico della vita mai privo di dignità.
In questa narrazione di dotte commistioni elegiache la poesia della Campanelli
svela un lungo viaggio, i cui versi prendono vita, attraversano ogni cammino
stilato in ogni forma per inebriare, ricordare, rimpiangere e mettere a nudo ogni
antefatta riservatezza.
Versi che esaltano l’io più nascosto nel celestiale spazio dei versi che
transitano e non soffocano l’afflato poetico, non deludono la versatilità
contenutistica, non ammassano i loro corpi denudati, ma con portentoso
prodigio affermano il significato morale e intellettuale della genesi emotiva di
ogni creatura.
Ogni lirica tratteggia l’infinito desiderio della passione nella forma più elevata,
tra tormento e fragilità, in una mistica contemplazione la cui intensità celebra il
fermento aulico dalle perfette virtù di ogni figura narrata.
Versi silenti che abitano zelanti il valore poetico in tutte le dimensioni
omogenee alla poesia, che non hanno paura di consacrare l’amore e il
sentimento eterno, liriche nobili con le quali, la poetessa Maria Giuliana
Campanelli entra con merito, nella letteratura contemporanea insieme alle altre
grandi della sua terra”.