Altro che autonomia differenziata, permessi di ricerca e autorizzazioni all’estrazione tutte centralizzate al ministero, senza controlli ambientali e senza la tutela dei beni culturali e archeologici
“Il decreto legge sulle materie prime critiche approvato dalla Camera dei Deputati in prima lettura è un pasticcio politico e costituzionale.” È molto duro il giudizio del deputato dem della commissione bilancio Silvio Lai sul decreto legge che raccoglie il regolamento europeo sulle materie prime critiche e strategiche. “Lo scopo del regolamento europeo di cui questo decreto dovrebbe applicare le norme e i principi è quello di ridurre la dipendenza dell’Europa per l’approvvigionamento di materie prime necessarie per la transizione ecologica e digitale, ma come al solito il nostro Paese si distingue per fare male e copiare peggio.”
Lai (PD) – Materie prime critiche, incostituzionale sottrarre competenze alle regioni
“Il regolamento europeo da grande priorità all’economia circolare, al riciclo di materiali provenienti da scarti minerari o tecnologici mentre nel testo italiano prevale la libertà di scempio del territorio, sottraendo competenze e funzioni a province, in campo ambientale, e alle regioni per le responsabilità minerarie di ricerca ed estrazione” prosegue Lai, “con questo decreto si istituisce un PUC, un punto unico di contatto, (neologismo del quale avremmo fatto a meno, perchè genera confusione, presso un ministero, attraverso il quale si potranno chiedere permessi e titoli abilitativi di estrazione mineraria o di riciclo di materiali, informando non le Regioni o le province, ma solo un comitato nel quale ci sarà un solo rappresentante di tutte le Regioni italiane. Le Regioni saranno successivamente sentite nel corso della procedura che durerà al massimo 10 mesi ma non avranno alcun ruolo nè sarà richiesto loro alcun parere formale.”
“Sarà persino possibile comunicare al PUC del Ministero dell’avvio di attività di ricerca (analisi dei terreni, ispezioni, recupero di materiali, scavi) che potranno essere avviate a partire dal 30 giorno successivo alla comunicazione senza informare le Regioni e senza che queste possano opporsi, non considerando che si tratta spesso di territori ampi decine di ettari. Mi chiedo cosa potrà mai sapere uno sportello in capo al ministero di un territorio remoto delle nostre regioni, dei confini da dare ai permessi rispetto ai territori richiesti, alla presenza di beni culturali e archeologici, o alla tutela ambientale, che spariscono per il mancato coinvolgimento delle strutture competenti. Persino il piano nazionale delle estrazioni, della durata di 5 anni non sarà sottoposto alla valutazione vincolante delle Regioni, un vero abuso istituzionale.”
Continua il deputato Dem
“Il solito Governo Meloni che da mano libera senza controlli allo sfruttamento del territorio e dell’ambiente e che mostra due facce, quella che approva l’autonomia differenziata con 23 materie statali, compresa la produzione e il trasporto di energia, e dall’altra sottrae funzioni di governo del territorio già in capo alle Regioni. Questa è una norma che va oltre gli indirizzi europeo le cui norme sfidano la costituzionalità, e per le quali le Regioni non potranno che appellarsi alla suprema corte: sarebbe stato sufficiente come, abbiamo provato a fare con i nostri emendamenti, garantire le funzioni regionali attraverso l’espressione formale di pareri vincolanti, la partecipazione ai piani di programmazione delle stesse e vincolare le regioni a tempi certi e omogenei nella risposta senza accentrare l’ennesima attività locale.”