Medioriente. Foad Aodi (UMEM): «Il 95% della popolazione di Gaza vive la condizione di sfollati. 500 famiglie sono state ufficialmente cancellate dall’anagrafe, 38mila sono i morti, 88mila i feriti di cui 10mila hanno bisogno di cure all’estero»
La storia e le immagini del Dott. Khamis Elessi.
Medico palestinese, membro dell’Ufficio di Presidenza dell’Umem, professionista sanitario coraggioso, che vive la drammatica realtà degli sfollati, costretto a cambiare per ben 13 volte dimora negli ultimi mesi con la sua famiglia. La storia del Dott. Elessi e di numerosi colleghi, e dei bambini e le donne che vivono l’orrore della guerra, ci spinge a rivolgere l’ennesimo appello al “cessate il fuoco”, rivolto alle politiche mondiali, per conflitti come quello in Palestina dove chiediamo finalmente la soluzione diplomatica di “Due Stati per Due Popoli”.
ROMA 15 LUG 2024 – Ennesimo appello internazionale da parte di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera, Umem, Unione Medica Euromediterranea, Co-mai Comunità del Mondo Arabo in Italia, e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, a tutte le diplomazie internazionali, per “il cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza, ma anche per tutti gli altri luoghi del mondo dove la democrazia può ancora trionfare, esercitando il proprio “potere positivo” per “abbassare la temperatura politica”, per azzerare il clima di veleni e per evitare che le armi e il sangue possano continuare a infangare la vita quotidiana della collettività.
La pace deve trionfare, le bombe e i fucili devono lasciare il posto al dialogo e alla tolleranza. Le Grandi Potenze e i loro leader hanno il dovere, e possiedono la forza e gli strumenti, se vogliono, per fermare l’orrore delle guerre. E’ qui che i Paesi economicamente più forti possono esercitare il “reale valore dei loro incarichi”, la parte buona della politica che ancora esiste come strumento per il bene della collettività, con le cooperazioni internazionali, con la possibilità di permettere alle nazioni in via di sviluppo di crescere in settori come economia, sanità, istruzione, lavoro, e soprattutto di dire una volta per tutte basta alle guerre.
L’appello di Amsi, Umem, Co-mai e Uniti per Unire, attraverso i propri corrispondenti e inviati in oltre 120 paesi nel mondo, è prima di tutto riferito ai conflitti più noti, dove, attraverso la voce del Prof. Foad Aodi viene chiesta, da tempo, per la Palestina, la possibilità di vivere in pace, in una terra che porti finalmente il proprio nome, con l’appello a “due Stati due Popoli”, che più che mai in questo momento storico deve risuonare forte e deve arrivare nelle “stanze del potere”, concretizzando e solidificando quei corridoi umanitari che finora, secondo il Prof. Aodi, non hanno certo funzionato a dovere.
Ed eccole allora le puntuali indagini del Movimento Uniti per Unire e di Umem e di Radio Co-mai internazionale, che ci raccontano il dramma che da anni si vive in Palestina, senza dimenticare quei conflitti dimenticati di cui non si parla mai, come Yemen, Sudan ,Somalia ,Iraq ed in Africa ,terre dove la parola pace non esiste.
Il 95% della popolazione di Gaza vive la condizione di sfollati, e allora l’UMEM ci propone il drammatico racconto dell’inviato dell’Umem, il Dott. Khamis Elessi, impegnato nel descrivere al mondo l’orrore della popolazione palestinese, avendo vissuto e vivendo egli stesso oggi, sulla propria pelle, il destino di perseguitato.
Khamis racconta così, con parole che lasciano il segno e colpiscono al cuore tutti noi, quanto accade da tempo a Gaza.
«Non sono le mie sofferenze e l’orrore personale e della mia famiglia di cui vi voglio parlare, ma la situazione quotidiana di 2,4 milioni di palestinesi nella striscia di Gaza assediata, e soprattutto nella polverizzata Enclave della città di Gaza».
Siamo di fronte alla storia quotidiana di centinaia di migliaia di persone innocenti a Gaza ed in numerose città della Palestina, costrette a spostarsi da un posto all’altro, che non hanno più una casa, che soffrono la fame e la sete, e che, se non vivono la propria quotidianità da feriti in un letto di ospedale, fuggono dall’altra parte ovunque per sfuggire alle bombe e ai fucili.
Il dott. Khamis Elessi qualche anno fa, incredibilmente, ha preso la decisione di ritornare a casa nel momento più difficile, ha rinunciato a incarichi prestigiosi all’estero per raccontare il dramma del suo popolo, nonostante una brillante carriera avviata da tempo come consulente di neuro riabilitazione e medicina del dolore, come professore associato collaborando con prestigiose realtà accademiche quali l’Università , a Gaza City, Palestina, essendo anche membro del CEBM presso l’Università di Oxford, Regno Unito.
Poteva il Dott. Elessi decidere di vivere in pianta stabile all’estero, con la propria famiglia, invece di rimettere piede a Gaza e svolgere quindi, oltre a quello di professionista sanitario, l’incarico di giornalista-inviato di guerra? Invece è così, ed il web è pieno zeppo dei suoi racconti, in inglese e in arabo, ripresi da tutte le agenzie stampa arabe dopo il Comunicato stampa UMEM su Twitter.
Il Prof. Foad Aodi, con l’Umem, è in contatto con lui da tempo, e lo ha fatto diventare uno dei corrispondenti dell’Unione Medica Euromediterranea, dove oltre a collaborare con Aodi dal punto di vista professionale, ci offre testimonianze dirette di quanto accade a Gaza, dal punto di vista medico ,sanitario e umanitario .
Eccoli i numeri allarmanti della guerra forniti dal Dott. Elessi, che diventano quindi la base della nuova indagine aggiornata di Uniti per Unire.
500 famiglie sono state ufficialmente cancellate dall’anagrafe, 38mila sono i morti, 88mila i feriti gravi in patria che rischiano di non avere in futuro, 10mila sono coloro, in particolare donne e bambini, che hanno bisogno di essere condotti all’estero per avere una speranza di guarigione, in un territorio dove il lavoro quotidiano di tutti i professionisti sanitari è ostacolato da un conflitto che non ha risparmiato gli attacchi, in questi anni, agli ospedali e ai luoghi di cura.
Questi stessi dati sono stati anche confermati ufficialmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, a conferma del brillante e rischioso lavoro dei corrispondenti mondiali di Umem, tra cui il Dott. Khamis Elessi.
Elessi e Aodi in questi anni non hanno mai smesso di lottare, continuando a lanciare l’allarme relativo a tutto ciò che di terribile emerge ogni giorno come conseguenza da questa guerra atroce, come le pandemie, le malattie infettive e tutto quello che è legato ai conflitti in corso, sia a Gaza, sia in Ucraina, sia in tutte le altre nazioni sopra citate dove si continua a combattere senza esclusione di colpi.
«Occorre una volta per tutte deporre le armi, dice il Prof. Aodi, queste guerre non possono e non devono continuare all’infinito, sterminando prima di tutto le fasce di popolazioni più deboli coinvolte, visto che ogni giorno a rimetterci la vita sono i soggetti più fragili, come donne e bambini».
Le indagini aggiornate continuano: il 70% dei morti e dei feriti a Gaza sono bambini, così come i numeri ci dicono che occorre sostenere e non ostacolare il delicato lavoro quotidiano dei professionisti sanitari impegnati nei luoghi di guerra per la cura dei feriti e delle malattie, così come Aodi ha lanciato di recente il suo Manifesto-Appello di 45 punti “Uniti per i Medici”.
Il Presidente di Amsi e Uniti per Unire, tra i tanti, temi, sostiene la cooperazione internazionale in favore dei medici e degli infermieri nel mondo, la solidarietà, la formazione, l’aggiornamento scientifico costante, la prevenzione e la telemedicina.
«Ogni giorno il nostro appello alla pace, all’evoluzione sanitaria e al sostegno dei professionisti sanitari che esercitano nei Paesi più deboli risuona forte sui giornali di tutto il mondo, sia italiani, sia europei, sia arabi, continua Aodi, con 25 tra interviste e citazioni al giorno, e in particolare non smettiamo di essere in contatto ed offrire il nostro sostegno a colleghi come il Dott. Khamis Elessi, oggi membro dell’Ufficio di Presidenza dell’Umem, che è lì, nel cuore del conflitto, a raccontarci quasi ogni giorno quello che accade come corrispondente e a non smettere di svolgere il suo ruolo di medico».
Elessi è diventato, come tanti palestinesi, un vero e proprio perseguitato: nelle ultime settimane è stato costretto a spostarsi per ben 13 volte, e anche lui, quindi, è in fuga. Nonostante ciò, non smette di informare, non smette di curare , non smette di continuare a tenere corsi e lezioni, quando può, con i suoi allievi universitari.
Con lui c’è la sua famiglia, che non lo lascia mai solo in questo dramma.
Khamis Elessi è tra i primi medici palestinesi che ha ricevuto apprezzamenti e riconoscimenti dall’Università di Oxford, con cui ha collaborato e collabora tutt’ora seppur da lontano, perché Khamis ha voluto fare ritorno a casa per stare accanto alla sua famiglia e al suo popolo, ricoprendo oggi l’incarico di promotore della facoltà di Medicina a Gaza.
«Attraverso questo racconto abbiamo voluto raccontare di lui ai media italiani, dice il Prof. Aodi, gli siamo vicini, lo sosteniamo, siamo in contatto con lui, gli mostriamo la nostra solidarietà e la nostra vicinanza, mostriamo le sue foto al mondo.
Il Dott. Khamis Elessi è un medico, è prima di tutto un uomo, è una vittima degli orrori della guerra, è uno sfollato come tanti palestinesi. La sua storia può e deve fare il giro del mondo: le immagini che vi mostriamo ce lo fanno vedere, in una prima parte, nei momenti di serenità, durante i meritati riconoscimenti e durante la sua attività di medico per il mondo, quando tutto non era ancora iniziato. Ed eccole poi le foto emblematiche, dove, svestito del camice, oggi è costretto a fuggire da un luogo all’altro, ripetiamo obbligato a cambiare dimora, con la sua famiglia, per ben 13 volte.
La nostra comunicazione quotidiana con lui e con tutti i nostri colleghi rappresentanti dell’Umem nel mondo continua, non lo lasceremo mai solo, e con lui, e con tutti i nostri corrispondenti nel mondo, non smetteremo di promuovere la pace, per costruire generazioni che abbiano come esempio il rispetto reciproco.
E’ però come sempre tutto nelle mani della politica, dei leader mondiali, a loro rivolgiamo pertanto il nostro appello, a loro spetta il compito di fermare gli orrori delle guerre e porre le basi per creare un futuro degno di tal nome per quelli che saranno i nuovi cittadini del mondo, meritevoli di vivere in un Pianeta senza conflitti e dove a trionfare sono il dialogo internazionale e la democrazia».
Così il Prof. Foad Aodi. Presidente del Movimento Uniti per Unire ed Amsi (Associazione Medici di origine Straniera in Italia), nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo e direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia e Direttore scientifico di agenzie di stampa italiane e straniere, con l’impegno a favore di tutti senza distinzione.