Dall’imminente sciopero del Brotzu di Cagliari, allo stato di protesta dei professionisti dell’Asl Toscana Sud Est, passando attraverso le reiterate denunce degli infermieri del Veneto e alla “guerra” dei buoni pasti dell’ospedale di Cosenza.
ROMA 24 LUG 2024 – «Un buco nero, nel quale rischiano di piombare, precipitando letteralmente nel vuoto e senza il minimo paracadute, sia professionisti sanitari che cittadini.
La carenza degli organici, più che mai ridotti all’osso, per noi del Nursing Up non ha mai smesso di occupare il primo posto di una sempre più triste attualità, rispetto alla quale il nostro sindacato porta avanti, da tempo, fondate denunce, frutto di dettagliate indagini, accanto alle quali non mancano reiterati ed accorati appelli rivolti ad una politica fin troppo cieca e mediocre.
Fin qui appare chiaro che le istituzioni poco o nulla hanno saputo fare per arginare una voragine di professionisti che, non smetteremo mai ripeterlo, vede gli infermieri al primo posto assoluto, con i nostri dati frutto di dettagliati report che, in occasione dell’ultimo Congresso Nazionale Quadri Dirigenti dell’ottobre del 2023, abbiamo lanciato a livello nazionale, evidenziando che mancano in Italia ben 175-220mila professionisti dell’assistenza.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Sardegna, Toscana, Veneto, Calabria: quattro territori letteralmente in fibrillazione, non certo gli unici sia chiaro, dove il comune denominatore non è solo la mancanza di infermieri, acuita da quelle ferie estive che hanno costretto certe direzioni sanitarie a tagliare posti letto, ad accorpare reparti e a rimodulare le attività. E’ proprio qui che si concentra, in questi giorni, la veemente protesta dei nostri referenti locali.
Quattro regioni dove il Nursing Up “urla a gran voce” e dice basta a deficit eternamente irrisolti, che sfociano, in nuove iniziative di protesta che si traducono, come nel caso della Sardegna, in imminenti scioperi.
QUI SARDEGNA – Il caso dell’Azienda Sanitaria Arnas G. Brotzu di Cagliari è tra i più gravi, ad oggi, nella sanità italiana. La carenza di infermieri è acuita dalla pressoché totale mancanza di Operatori Socio Sanitari, che conduce, da tempo, a quei casi di demansionamento che sono all’ordine del giorno. Non è un caso che si torni a scioperare domani 25 luglio e il giorno 26. I nostri professionisti del Nursing Up sono allo stremo, oltre che infuriati, per una realtà dove abusi e iniquità sono all’ordine del giorno.
QUI TOSCANA – E’ esplosa in questi giorni come una bomba la difficile situazione dell’Asl Toscana Sud Est, con il recente vertice in prefettura, ad Arezzo, che ha visto coinvolte più sigle sindacali, tra cui la nostra. L’azione messa in atto, al momento, è quella dello stato di agitazione, che però è solo l’anticamera di legittime proteste ben più forti. Non solo carenza di professionisti, ma “i nostri” denunciano anche il pericoloso depotenziamento dei servizi, naturalmente a svantaggio della collettività e della qualità delle cure.
QUI VENETO – 4mila infermieri mancanti all’appello, che secondo le nostre denunce diventeranno 6mila entro il 2030, forse anche prima. Dopo Lombardia e Campania, quella del Veneto, al pari di altre realtà, rimane una delle situazioni più allarmanti. Le nubi nere che incombono sull’immediato futuro della regione e pendono sul capo dei professionisti sono enormi e non tenderanno a schiarirsi senza un coraggioso piano di assunzioni, senza un indispensabile percorso di rilancio della professione dalle basi.
QUI CALABRIA. Dalle corsie dell’ospedale Annunziata di Cosenza alle aule del tribunale, come spesso accade, il passo rischia di essere veramente breve. Oltre alle croniche carenze di organico dei pronto soccorsi e dei reparti “nevralgici”, è in atto un vero e proprio braccio di ferro tra i nostri infermieri del Nursing Up e la direzione sanitaria. Oggetto del contendere i buoni pasto (servizio notturno) a tutto il personale sanitario della struttura sanitaria cosentina. I nostri referenti ci riferiscono che i professionisti vengono mortificati e a loro non viene riconosciuto un diritto di carattere assistenziale che le aziende devono garantire. Il nostro sindacato ha già presentato 70 ricorsi collettivi.
«Quattro “terreni minati”, ma non certo gli unici, dove le situazioni sono allo stremo e dove i nostri infermieri invocano la svolta, chiedendo un cambio di rotta immediato, nella speranza che, per l’ennesima volta, le urla di dolore dei professionisti sanitari non finiscano inghiottite dal più assoluto e cupo silenzio.
Il Governo ci dia risposte immediate sulla nostra richiesta di 453 milioni di euro, da inserire come risorse aggiuntive nel contratto, o da aggiungere alle indennità di specificità infermieristica e delle altre professioni sanitarie. Si preannuncia un nuovo autunno caldo di proteste!», conclude De Palma.