ROMA 1 LUGLIO 2024 – Negli ultimi 40 anni, nella complessa e delicata realtà sanitaria italiana, sia pubblica che privata, in costante evoluzione ma naturalmente soggetta anche a cambiamenti che spesso ne hanno rallentato la crescita, le donne hanno fatto registrare un aumento del 60% della loro presenza.
Emerge un quadro inequivocabile, corroborato da una serie di indagini che ogni anno scattano una fotografia nitida al nostro Sistema Salute: la sanità italiana è sempre più donna.
Lo confermano, negli ultimi anni, autorevoli report, e in particolare sia quello del Ministero della Salute, che nello specifico riguarda il nostro SSN, sia quello dei sindacati delle professioni sanitarie, evidenziando apertamente come siamo di fronte ad un trend crescente.
Non solo camici bianchi “al femminile” in netto aumento, ma anche e soprattutto professioniste dell’assistenza, quindi dottoresse e infermiere su tutti, per poi passare ai tecnici e agli amministrativi. Le donne nella sanità rappresentano quella che si può giustamente definire, numericamente, “la maggioranza”.
Se ne è discusso, nel corso di una tavola rotonda, dal titolo “Il ruolo della donne nel settore della Salute”, a margine della VIII edizione del premio “Le Eccellenze dell’Informazione Scientifica e la Centralità del Paziente”.
Voi hanno preso parte illustri relatori, quali Filippo Anelli (Presidente FNOMCeO), l’On. Fabiola Bologna (Dirigente Medico e già Segretario Commissione Affari Sociali e Sanità; XVIII Legislatura), Maria Emilia Bonaccorso (Caposervizio Salute, Ambiente e Scienza dell’Ansa, Antonella Celano (Presidente APMARR), Karin Saccomanno (Presidente AISI Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti), Roberta Siliquini (Presidente Sitl). Moderatore era Salvatore Ruggiero (Ceo Merqurio).
«Per me è innanzitutto ragione di grande orgoglio far parte, quest’anno, del Board dell’evento “Le Eccellenze dell’Informazione Scientifica e la Centralità del Paziente”, occasione che mi ha permesso, come medico, di valutare e selezionare, i numerosi lungimiranti progetti segnalati dai medici stessi ed entrati nell’interessante candidatura di questa edizione del 2024.
Per quanto riguarda la tavola rotonda, ho portato, nel mio intervento, a disposizione dei colleghi, con cui ho avuto il piacere di interagire, e della platea dei presenti, la mia esperienza di professionista medico chirurgo, di Direttore di una Struttura Sanitaria e quindi di donna manager della sanità, e anche di presidente di una associazione, quali l’Aisi, che si occupa della quotidianità delle imprese sanitarie e le segue passo passo nel loro percorso di crescita e di evoluzione».
Così esordisce la Dott.ssa Karin Saccomanno, Presidente di Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti.
«I dati sull’aumento del personale femminile nel mondo sanitario, non c’è dubbio, rapportato agli ultimi 40 anni, è di certo confortante, siamo di fronte ad una percentuale che non lascia dubbi sull’evoluzione a cui siamo di fronte.
E’ chiaro, però, lo confermano le stesse indagini, non è tutto oro quello che luccica».
Il numero delle donne medico in Italia aumenta di anno in anno. Nel 2017 sono il 44% (ultimi dati della Ragioneria Generale dello Stato elaborati dall’Anaao Assomed) dei 105 mila camici bianchi dipendenti del SSN. Le Regioni con il maggior numero di “camici rosa” sono la Sardegna (56%), seguita da Emilia Romagna (51%) e Veneto (50%). Chiude la classifica la Campania con il 31%. Nella fascia d’età 40-44 anni le donne sono il 60% del totale dei medici, mentre dopo i 50 anni la prevalenza è maschile, con una rappresentanza di medici uomini tra i 55-59 anni del 64% e dopo i 60 anni del 72%. Ma il sorpasso, che sarà nei prossimi anni sempre più evidente, è ancora solo nei numeri.
«Alle donne è ancora preclusa la possibilità di fare carriera in modo netto, come meriterebbero, come il proprio percorso di studi, la propria esperienza costruita sul campo, le proprie competenze consentirebbero loro, aprendo la strada, ancora di più di quanto accade oggi, per loro, a ruoli di primo piano: solo 1 su 50 diventa Direttore di una Struttura Complessa e 1 su 13 responsabile di Struttura Semplice. E anche nelle discipline in cui è più elevata la quota di donne tra i medici, la loro presenza nelle posizioni apicali è molto bassa (Pediatria 10%, psichiatria 25%, Ginecologia e ostetricia 17%).
In sintesi, se le donne medico sono il 53,5% del totale, in prevalenza under 45, solo il 17% occupa posizioni apicali.
«Tutto questo deve farci riflettere, continua la Dott.ssa Karin Saccomanno. Si tratta di dati schiaccianti che non possiamo ignorare. Ancora molto si può e si deve quindi fare per creare un sano e indispensabile equilibrio tra uomo e donna nel mondo della sanità
Le istituzioni allora devono agire e tutelare in modo concreto l’universo delle donne della sanità, garantendo politiche lungimiranti a sostegno della conciliazione lavoro–famiglia, della flessibilità degli orari di lavoro, di nuovi modelli organizzativi in sanità», conclude Karin Saccomanno, Presidente di Aisi.