ROMA 8 AGO 2024 – “Non è assolutamente tollerabile, in nome di Dio, fomentare il disprezzo dell’altro, nonché l’odio e la violenza tra i popoli”.
Con queste parole, cariche di significato, Papa Francesco, ha accolto al Vaticano il Direttivo dell’Associazione Comunità Afghana in Italia. “In Afghanistan tanti popoli e ingiustificate discriminazioni”: questa differenziazione è fin troppe volte motivo di ingiustizie ed esclusioni, se non di vere persecuzioni, soprattutto nei confronti delle donne”, secondo il Santo Padre.
Anche la religione “subisce manipolazioni” e finisce “per servire a disegni non compatibili con il volere di Dio”. Auspicio del Pontefice è di costruire una società dove a tutti sia riconosciuta l’uguaglianza dei diritti e ognuno possa vivere secondo i propri costumi e la propria cultura, abbattendo qualsiasi discriminazione e non usando la religione come pretesto per prevalere sull’altro, combattendo tutti per un unico obiettivo, ovvero la pace e la tolleranza.
«Le parole di Papa Francesco, come sempre, ci hanno colpito al cuore, ci hanno commosso, e sono secondo noi capaci di smuovere tutti gli animi. Raccogliamo pertanto l’appello del Santo Padre, avvenuto durante l’incontro con i vertici della comunità afghana in Italia e lo facciamo nostro, dal momento che come Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia ed come Movimento Uniti per Unire, non abbiamo smesso un solo istante di combattere per la pace, per il dialogo tra i popoli, per la tolleranza, per l’integrazione, per la cooperazione internazionale, visto che siamo un’associazione apolitica e apartitica che, oltre tutto, al suo interno, vanta la presenza di personalità di differenti etnie e religione, nel nome di un obiettivo comune da raggiungere insieme.
A nome anche del Movimento Uniti per Unire, e quindi non solo della Co-mai, come leader di queste associazioni, sento di voler inviare il mio più sentito ringraziamento a Papa Francesco per la sua strenua battaglia a favore della pace nel mondo, e per mettere fine a tutte le guerre, sia quelle che i media ci raccontano ogni giorno, e che sono sotto gli occhi di tutti, come quella in Palestina , dove come lui perseguiamo il traguardo di “Due Stati, due Popoli”, sia quelli che nessuno racconta, i conflitti dimenticati, quelli che dilaniano la vita di donne e bambini ogni giorno.
La disponibilità e la sensibilità di Papa Francesco, verso tutte le comunità straniere in Italia, non hanno eguali, ed è per questo che noi sosteniamo da sempre la sua attività e il suo impegno.
Non possiamo che ribadire che il Santo Padre per noi è un idolo, rappresenta un esempio da seguire, nel trasmettere messaggi quotidiani di solidarietà e pace, mettendo fine alle guerre, alla vendita indiscriminata delle armi, contro la discriminazione e il razzismo in tutte le sue forme, soprattutto quelle più subdole e nascoste.
Papa Francesco, tutto ciò è sotto gli occhi di tutti, sin dal primo giorno del suo insediamento in Vaticano, non ha mai smesso di stare dalla parte di coloro che soffrono, dei più deboli, di offrire sostegno, contro la violenza e gli abusi di ogni genere, fisici e psicologici, in particolar modo ai bambini e alle donne.
Per questo motivo non possiamo che apprezzare molto l’incontro del Santo Padre con la comunità afghana in Italia, in particolar modo soffermandosi a colloquio con il Presidente Mashriqwal Kaihan e con Vicepresidente Idrees Jamali, che oltre tutto sono membri, insieme ad altri componenti del direttivo dell’associazione afghana in Italia, del nostro Movimento Uniti per Unire, e con cui siamo spesso a confronto durante le nostre riunioni, e che non mancano mai di partecipare ai nostri appuntamenti.
Dal momento che ci sta particolarmente a cuore la vita della comunità afghana in Italia, così come quella di tante altre associazioni di origine straniera, ci complimentiamo con entrambi, sia con il Papa, sia con il Presidente Mashriqwal Kaihan, che con il vice presidente Idrees Jamali, che hanno saputo confrontarsi su quanto di terribile sta accadendo da due anni a questa parte in Afghanistan.
E in tal senso vogliamo riportare anche le dichiarazioni di Idrees Jamali, che ribadisce l’allarme e la precarietà del clima che si respira a Kabul, con il ritorno dei talebani al potere, che hanno di nuovo relegato le donne ai margini della società, nonché, con le loro azioni, minano profondamente anche il lavoro dei professionisti sanitari, riducendo al minimo le possibilità di costruire una buona sanità, ed anche frenando, da tempo, sul nascere, lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Per questo motivo abbiamo ascoltato e vogliamo riportare, qui, anche l’appello di Idrees Jamali, accanto a quello del Santo Padre, per liberare l’Afghanistan da questa morsa di dolore, di discriminazioni, di intolleranza, nel nome di una religione che non contempla tutto questo. Dio non vuole le sofferenze, Dio non vuole le donne relegate a ultimo tassello della società, Dio non tollera qualsiasi forma di violenza e di abusi, tanto meno l’uso delle armi per imporre la propria volontà.
Con queste parole, a cui ci associamo a pieno, Papa Francesco e il leader della comunità afghana in Italia hanno concluso il loro faccia a faccia, sposando a pieno le battaglie che, come Uniti per Unire e Co-mai, noi portiamo avanti da tempo.
Io stesso a nome delle nostre associazioni, mi unisco a loro, invocando di mettere fine, in Afghanistan, a qualsiasi forma di violenza fisica e psicologica, chiedendo la libertà di istruzione per le donne, le pari opportunità tra donne e uomini, la possibilità di votare liberamente da parte delle donne, di lavorare, soprattutto di non subire più alcuna forma di sopruso, soprattutto nell’ambito della famiglia.
Diciamo basta a queste intollerabili offese nei confronti dei diritti umani e dei diritti delle donne, ed è per questo che siamo dalla parte della comunità afghana in Italia, e sosteniamo come Uniti per Unire e Co-mai la loro battaglia.
Nel mondo abbiamo bisogno di donne libere, di donne istruite, di donne salvaguardate e tutelate, di donne capaci di esprimere la propria personalità senza essere in alcun modo soffocate, dal momento che rappresentano una componente indispensabile per la crescita della società, del mondo del lavoro, dell’educazione, della sanità, con il loro ruolo nella famiglia e al di fuori di essa.
E’ questo il nostro appello come Uniti per Unire, non solo per le donne afghane, ma per tutte le donne che nel mondo subiscono soprusi e ingiustizie di ogni tipo, come ad esempio l’obbligo di indossare il burqa, soprattutto per le bambine, nel nome di una religione che divide, che separa, che fomenta intolleranze e discriminazioni. Riteniamo che la religione sia prima di tutto dialogo e tolleranza, e non giustificheremo mai la violenza e le armi in nome della religione.
Per tanto andiamo avanti con l’attività dei nostri dipartimenti a favore delle donne e a favore del dialogo internazionale e interreligioso, dove conduciamo una battaglia, da tempo, a favore del rispetto reciproco e della tolleranza.
Ricordiamo che il Presidente Mashriqwal Kaihan, e il Vicepresidente Idrees Jamali, della Comunità Afghana in Italia, fanno parte del Dipartimento Dialogo e Rispetto Reciproco Interreligioso di Uniti per Unire e di USEM Unione Sportiva Euromediterranea».
Così il Prof. Foad Aodi, esperto di salute globale, Presidente di Amsi, Associazione Medici di Origini Straniera in Italia, del Movimento Internazionale Uniti per Unire, di Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, direttore sanitario e portavoce della Nazionale del Regno delle due Sicilie, corrispondente dall’Italia per Agenzie di Stampa, giornali e Tv di Paesi Arabi e del Golfo, nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo e ancora direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia.