Carcere Lanusei. Interrogazione PD su trasferimento giovane detenuti e possibile chiusura
Sul Carcere du Lanusei Lai, con Serracchiani e Gianassi, il ministro Nordio chiarisca
“Quali sono i progetti circa l’utilizzo del carcere San Daniele di Lanusei, la sua attuale situazione di accoglienza e gli spazi disponibili per altri detenuti e se corrisponda al vero l’ipotesi di trasferimento di detenuti minori nel carcere e, in questo caso, se le condizioni siano state verificate dal DAP con esito positivo.” Questa la domanda centrale della interrogazione urgente che i parlamentari del Pd, il sardo Silvio Lai, la responsabile nazionale giusta Debora Serracchiani e il capogruppo in commissione giustizia il fiorentino Federico Gianassi hanno rivolto al ministro Nordio relativamente al carcere di Lanusei.
In premessa la denuncia su un importante quotidiano sardo, “nella giornata di lunedì 29 luglio, notizie circa l’ipotesi di chiusura del carcere San Daniele di Lanusei”, con notizie che “si rincorrono ormai da diversi mesi attraverso le denunce di alcuni sindacati della polizia penitenziaria che riportano il prossimo arrivo di detenuti minorenni presso la struttura, nonostante essa non sia idonea ad accoglierli”, si legge nella interrogazione depositata nei giorni scorsi.
Il trasferimento “sarebbe prodromico alla chiusura dell’Istituto” perché viene ancora riportato dalla denuncia,
“una commissione inviata dallo stesso DAP avrebbe categoricamente affermato l’inidoneità dell’Istituto di Lanusei per l’accoglienza di minori tanto da rendere incomprensibile una tale scelta se non come percorso verso la successiva chiusura”.
“Il tema che poniamo al ministro” sottolinea il del Silvio Lai “è se sia la chiusura il progetto reale, e quali siano i motivi considerato che anche nella stessa maggioranza di Governo ormai si ammette l’inadeguatezza delle condizioni carcerarie per il sovraffollamento che mina la situazione dei detenuti, con 60 suicidi dal 1 gennaio in tutta Italia, come mina le condizioni di lavoro degli agenti penitenziari che rischiano costantemente di essere vittime e di subire violenze per questa condizione”.