Di Giacomo (S.PP.) – Le cene non portano bene al sottosegretario Delmastro
Di Giacomo (S.PP.) – Le cene non portano bene al sottosegretario Delmastro, “Decisamente le cene non portano bene al sottosegretario Delmastro che, da cittadino come gli altri, ha il diritto di scegliersi i commensali, ma da sottosegretario di Stato non può invitare solo i rappresentanti sindacali che non lo attaccano. Evidentemente, la cena elettorale a Biella tra lo stesso sottosegretario e il candidato sindaco locale, Marzio Olivero, candidato di FdI per il centrodestra, che, come hanno riferito i media, ha rasentato lo scontro fisico, anche se stavolta senza alcuno sparo, a differenza della cena di Capodanno, non è stata di lezione”. Così il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo condividendo la posizione delle sigle sindacali di polizia penitenziaria che hanno disertato l’incontro con il sottosegretario Del Mastro previsto nella casa di reclusione di Mamone (Nuoro) dopo aver appreso di una “cena privata” con i vertici dell’amministrazione regionale, il Direttore, il comandante ed i rappresentanti sindacali di una sola sigla sindacale. “Delmastro – aggiunge Di Giacomo – non si smentisce mai dimostrandosi “fortemente inadeguato” a ricoprire l’incarico istituzionale ricevuto, continuando a rimediare “figuracce” e discreditare l’intero Corpo. Se la prende con la sinistra scaricando responsabilità sue e di questo Governo, incolpa gli extracomunitari per il clima di forte tensione che si è creato e persino con le detenute-madri con piccoli in cella, scambia l’umanizzazione della pena con la concessione di due telefonate in più. Ma soprattutto, al di là degli effetti scenografici che caratterizzano i suoi incontri pubblici, non è in grado di garantire l’incolumità ai servitori dello Stato. L’esempio più clamoroso è l’istituzione del GIO, il Gruppo di Intervento Operativo incaricato specificamente di sedare le rivolte. Da quando è nato il GIO – aggiunge Di Giacomo – le rivolte sono aumentate del 120% e le aggressioni al personale del 160%. La verità è che in carcere non si può pensare di attrezzare la polizia penitenziaria a fare la “guerra” ai detenuti. Iniziative, misure, provvedimenti vanno indirizzati alla prevenzione di situazioni di conflittualità che sfociano in aggressioni e rivolte. Inoltre, Del Mastro, come ”un disco rotto”, ripete che ci saranno assunzioni di 2mila unità, evidentemente in difficoltà con le più semplici operazioni di matematica, perché non conteggia quanti vanno in pensione e quante migliaia sono gli agenti nei vuoti delle piante organiche di tutti i 190 istituti. Il suo comportamento è la prova più evidente del preoccupante stato confusionale di Governo ed Amministrazione Penitenziaria tra interventi per ristabilire il controllo del carcere e interventi per gestire la popolazione carceraria. Da tempo chiediamo alla Premier Meloni una svolta e il primo segnale può iniziare con la sostituzione del sottosegretario Delmastro. È ora, senza indugi, di allontanare Delmastro e di recuperare prima di tutto il senso di responsabilità rispetto all’attuale situazione che vede lo Stato soccombere perché nelle carceri comandano sempre loro”.