Secondo il direttore del giornale, “l’arcidiocesi di Oristano ha ignorato la sofferenza e l’indignazione dei cittadini” e la mancata celebrazione di una Messa domenicale o anche solo una semplice benedizione per i presenti ne sottolinea il distacco. “La Chiesa, che spesso dichiara di non voler fare politica, non ha esitato in altre circostanze a pronunciarsi su questioni sociali e morali. Eppure, di fronte a un evento che tocca da vicino la comunità e il futuro del territorio, ha scelto il silenzio”, ha aggiunto Serra.
Il quotidiano ha anche sottolineato la difficoltà di ottenere un incontro con l’arcivescovo Carboni, nonostante le ripetute richieste avanzate nei mesi scorsi, suggerendo che vi sia un segretario arcivescovile ostile nei confronti della stampa libera e più in particolare del Giornale di Oristano.
Il direttore ha concluso l’editoriale esortando l’arcidiocesi di Oristano a riflettere seriamente sul proprio ruolo e responsabilità, riscoprendo la propria missione di guida spirituale e di vicinanza al popolo. “La comunità sarda merita una Chiesa presente, attenta e pronta a lottare al fianco dei suoi fedeli, non un’istituzione distaccata e indifferente alle battaglie quotidiane di chi lotta per la propria terra”, incalza Serra.
“L’assenza della Chiesa al porto di Oristano non può essere giustificata con la scusa della neutralità politica – conclude il direttore -. Qui non si tratta di politica, ma di persone, di famiglie, di una comunità intera che si sente tradita e abbandonata. La Chiesa ha il dovere morale di essere un faro di speranza e di supporto, specialmente in situazioni di conflitto e di disagio sociale”.