Politica e integrazione. Amsi-Uniti per Unire: su Ius Scholae e Ius Culturae diciamo basta, una volta per tutte, alle promesse a vuoto dal 2005 solo slogan
Foad e Nadir Aodi (Amsi-Uniti per Unire): 70mila figli di coppie di immigrati, nati qui, meritano una valorizzazione che non può attendere, una rivoluzione culturale e sociale che deve partire prima di ogni cosa dalla politica
Politica e integrazione. Amsi-Uniti per Unire su Ius Scholae e Ius Culturae
ROMA 16 AGO 2024 – «Questi giorni di agosto, in Italia, non sono solo caratterizzati dall’aumento delle temperature per quanto riguarda il clima, caratterizzato da un caldo torrido che mette a rischio la salute di cittadini e turisti.
Ad “accendere il fuoco della polemica” ci pensa ancora una volta la nostra politica, che probabilmente, se consideriamo le dichiarazioni di certi “soggetti” che non fanno altro che fomentare inutili polemiche, avrebbe fatto meglio a starsene in vacanza almeno per qualche giorno.
Ma, come sempre accade nel nostro Paese, e come abbiamo sempre avuto il coraggio di denunciare, gli esponenti dei Governi che si sono succeduti in questi anni, al di là del colore politico, hanno troppo spesso dato adito a scontri, discriminazioni e tensioni davvero inutili e controproducenti, che non hanno mai fatto bene alla crescita sociale e culturale della nostra nazione.
Si torna a parlare, in questi giorni, di Ius Soli, argomento che ci sta particolarmente a cuore e che, doverosamente, nessuno può negarlo, con le nostre associazioni, quali Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia) e Movimento Internazionale Uniti per Unire, sin dal lontano 2000, abbiamo sempre sostenuto con battaglie, dibattiti e campagne di comunicazione che, alla fine, hanno sempre trovato, dall’altra parte, l’ostacolo di un vero e proprio muro di cemento armato, rappresentato ahimè da una politica che non vuole saperne di svecchiarsi.
Dal lontano 2005 con le nostre associazioni abbiamo lavorato concretamente a proposte per l’integrazione dei professionisti sanitari di origine straniera, chiedendo la riduzione a 5 anni di tempo, per chi vive e lavora già da noi, per ottenere la cittadinanza e prendere parte ai concorsi regionali. E sono davvero tanti i politici, ben 150, di ogni partito e schieramento politico, che hanno utilizzato dal 2005 i figli dei migranti per strumentalizzazioni politiche senza nessun risultato politico concreto. Invece i politici hanno guadagnato titoli di giornali e tv per qualche giorno a nome nostro.
Siamo del resto stati i primi in assoluto a proporre, nelle nostre campagne a favore dell’integrazione dei cittadini di origine straniera, in particolar modo per quanto riguarda i professionisti sanitari, la possibilità di partecipare ai concorsi senza l’obbligo della cittadinanza, come invece la legge prevede, cancellando quindi sul nascere quegli ostacoli che avrebbero avvantaggiato non poco le nostre regioni, potendo contare sul supporto di medici e infermieri che già da tempo vivono in Italia, laureati all’estero nel proprio paese, già perfettamente integrati, e meritevoli di essere considerati una risorsa per un sistema sanitario da sempre in enorme affanno a causa delle croniche carenze di organico.
Nel contempo le nostre associazioni hanno portato avanti la battaglia per progetti come lo ius scholae e la ius culturae, di cui oggi si parla di nuovo con insistenza, percorsi certamente validi rispetto alle possibilità di riconoscere la cittadinanza per meriti scolastici, ma non certo innovativi, rispetto ai quali la nostra politica arriva notevolmente in ritardo.
Ormai abbiamo perso le speranze, non c’è dubbio, rispetto ad una rivoluzione culturale e sociale che in Italia, a causa di una politica incapace di uscire dal proprio guscio, tarda ad arrivare.
Dal punto di vista dell’integrazione delle nuove generazioni di italiani, ovvero i tanti figli di immigrati regolari, che sono nati qui, e tra qualche decennio avremo nipoti di immigrati, poco o nulla è stato fatto.
Sullo Ius Soli, ovvero la possibilità che la cittadinanza italiana sia riconosciuta in automatico al bambino, figlio di stranieri regolari, che nasce nel nostro Paese, è forse davvero tardi.
Eppure Stati Uniti, Canada e Francia lo attuano da tempo e sono avanti anni luce rispetto a noi.
Non smetteremo mai di sottolineare che per attuare una politica di integrazione efficace, i partiti dovrebbero smetterla di farsi la guerra senza esclusione di colpi, aprendo la strada ad una collaborazione che, per il bene della collettività, superi quelle divisioni che ci lasciano ristagnare nelle inutili polemiche, causando anche un notevole e pericoloso ritardo negli indispensabili processi di evoluzione sociale e culturale, aprendo la strada a leggi che devono essere pensate e approvate solo e soltanto con l’obiettivo di portare vantaggio ai cittadini.
Siamo stanchi e delusi, tutto questo non accade da tempo, e allora corriamo il rischio, di questo passo, Governo dopo Governo, che non accadrà davvero mai.
Non crediamo più alle promesse che rappresentano fumo negli occhi. Assistiamo da troppo tempo alla “pericolosa politica delle parole non seguite dai fatti”, con “gli uomini che stanno al potere” solo capaci di riempirsi la bocca per raccogliere il voto e il consenso della cittadinanza, per poi lasciare che tutto finisca nel dimenticatoio.
Siamo anche arrabbiati e non poco. Ed è per questo che non potremo più tollerare promesse a vuoto, strumentalizzazioni e bugie, le cui conseguenze si sono sempre riversate e si continueranno a riversare sulla pelle degli immigrati.
Proviamoci a metterci, tutti, per un momento, dalla parte dei figli degli immigrati, che ad oggi sono davvero tanti: secondo le nostre indagini, aggiornate a gennaio 2024, sono circa 70mila, in Italia, i figli di entrambi i genitori stranieri con permesso regolare che sono nati qui.
Nella Ue addirittura, i figli di immigrati nati nei nuovi paesi dove madre e padre hanno scelto di rifarsi una vita, sono addirittura poco meno di un milione.
Si sentono italiani, vivono da italiani, parlano italiano, eppure una legislazione assurda non consente loro di ottenere la cittadinanza fino addirittura al 18esimo anno di età, pur essendo, ripetiamo, nati qui da noi.
Siamo di fronte al fallimento della politica, che non solo danneggia e offende i diritti di queste persone, ma frena notevolmente la valorizzazione di giovani talenti, che eccellono nello sport, nella cultura, nell’economia, nella sanità, e che meriterebbero ben altro trattamento.
E pensare che in paesi come il Canada, i figli di immigrati possono guardare con orgoglio negli occhi i propri genitori, facendo capire loro che il sacrificio di aver lasciato la propria terra, per dare loro un futuro migliore, non è stato vano.
Nei paesi anglofoni, anni luce avanti rispetto all’Europa, a sua volta anni luce avanti rispetto all’Italia, i figli di immigrati entrano addirittura in politica, oltre ad ottenere il sacrosanto riconoscimento della cittadinanza alla nascita. E allora ci sono ministri ed esponenti di partiti di origine straniera, che rappresentano il simbolo della buona politica di integrazione e di quella multiculturalità e globalizzazione su cui gli esponenti dei nostri partiti spendono tante parole, si riempiono la bocca, per poi lasciare che tutto resti tristemente com’è.
Il ritardo dell’Italia sulle politiche di integrazione è segno di palese inefficienza e di fallimento e noi, consapevoli che nulla cambierà, con le nostre associazioni ci siamo già attivati da anni per portare avanti quello che ci spetta di diritto, non arrendendoci a lasciare che nulla cambi, rimanendo nel buio di una mancata evoluzione culturale di cui tutti noi abbiamo bisogno, a qualunque livello, in qualunque settore, compresa la politica.
Per questo motivo apprezziamo le recenti iniziative del Ministro degli Esteri Tajani e di Forza Italia sullo Ius scholae e sullo ius culturae, ma non vorremmo che fosse davvero tardi, e nutriamo il timore legittimo che si arrivi ad un ennesimo pericolo nulla di fatto.
Dove sono finiti tutti coloro che avevano promesso una rivoluzione nell’ambito del processo di integrazione degli immigrati e delle nuove generazioni di italiani? Cosa hanno fatto di concreto dopo aver ottenuto il voto, la gloria e il potere di una poltrona?
Il nostro vuole essere anche un appello costruttivo alla politica: diciamo basta a chi nutre le speranze dei nostri giovani di origine straniera, nati qui da noi, che si sentono italiani e vivono da italiani, per poi sistematicamente deluderli.
La colpa va divisa equamente tra tutti, destra e sinistra, nessuno si senta esente da responsabilità. Ed è triste constatare che anche nell’ambito della stessa coalizione, vedi Forza Italia e Lega, non si trova lo stralcio di un equilibrio, si litiga su ogni cosa. Ma come? Non si sono presentati a noi, per il voto, come gruppo solido e coeso, capace di fare la differenza nella crescita del Paese? Cosa succede adesso?
Le chiacchiere stanno a zero! Non è più tempo di credere alle favole!
Mentre con le nostre associazioni siamo attivi da tempo per portare avanti le nostre battaglie e per combattere per il cambiamento, vedi l’esempio dell’Amsi, quando abbiamo fatto nascere, nella Regione Lazio, ambulatori per immigrati privi di documenti, non staremo certo fermi ad ascoltare le ennesime promesse illusorie della politica, per poi non approdare ad un bel niente!
In Italia c’è un esercito di “nuovi italiani” che attende il riconoscimento dei propri diritti. Sono giovani, sono in gamba, studiano da italiani, pensano da italiani, rappresentano una risorsa per il presente e futuro del nostro paese, meritano una valorizzazione che non può attendere.
Non vogliamo fare la guerra alla politica, anzi noi siamo quelli che hanno sempre teso e tenderanno sempre una mano ai partiti, al di là del loro colore e del loro schieramento. Siamo sempre pronti al dialogo con le istituzioni, a offrire loro le nostre idee, la nostra professionalità, le nostre competenze, con l’obiettivo di arrivare, gradualmente, a stare al passo con altre nazioni, in un processo di integrazione dei cittadini di origine straniera che significa crescita sociale, culturale, economica e sanitaria, sempre nel rispetto delle leggi e delle regole, in un reciproco dare e ricevere che sta alla base dell’accoglienza di tanti Paesi da cui dovremmo prendere esempio. E’ in gioco il benessere dell’intera collettività!
Nel Movimento Uniti per Unire, nel Dipartimento Integrazione Nuove Generazioni, il nostro coordinatore Nadir Aodi, giovane medico podologo, già amministratore unico del Centro Polispecialistico Iris Italia, rappresenta l’esempio lampante di come il talento delle nuove generazioni di italiani, nati qui, meriti di essere valorizzato, sia nel caso dei figli di coppie straniere, sia nel caso dei figli di coppie miste. Investire sulle loro competenze, su giovani di valore come Nadir, è davvero indispensabile».
Così il Prof. Foad Aodi, Presidente dell’ UMEM, Unione Medica Euromediterranea, esperto di salute globale, corrispondente dall’Italia per prestigiose testate straniere, Presidente di Amsi, Associazione Medici di Origini Straniera in Italia, del Movimento Internazionale Uniti per Unire, di Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, direttore sanitario e portavoce della USEM e Nazionale del Regno delle due Sicilie, corrispondente dall’Italia per Agenzie di Stampa, giornali e Tv di Paesi Arabi e del Golfo, nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo e ancora direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia.
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